&ldquo;Gentile Signor Sindaco, l&rsquo;attuale dibattito sull&rsquo;accessibilit&agrave; al centro di Roma delle vetture storiche, offre all&rsquo;Automobile Club d&rsquo;Italia e ad ACI Storico l&rsquo;occasione di esprimere alcune considerazioni&rdquo;.  Comincia cos&igrave;, la lettera aperta inviata, oggi, dal Presidente dell&rsquo;Automobile Club d&rsquo;Italia &ndash; Angelo Sticchi Damiani - al Sindaco di Roma, Roberto Gualtieri.  &ldquo;In 118 anni di vita &ndash; si legge nella lettera, che riproduciamo qui integralmente - l&rsquo;ACI &egrave; sempre stato il principale punto di riferimento degli automobilisti italiani, per la mobilit&agrave;, la sicurezza stradale, lo sport dei motori e la difesa delle auto storiche.A partire dal 1933, anno di fondazione del Museo dell&rsquo;Automobile di Torino, l&rsquo;ACI tutela il motorismo storico in tutte le sue forme. E svolge questo compito investendo, con continuit&agrave;, ingenti risorse per la conservazione, valorizzazione e restauro del patrimonio motoristico italiano e, in perfetta coerenza con tale missione, dieci anni fa ha creato il Registro di ACI Storico.  Ed &egrave; sempre per tale missione che, anche nella vicenda in oggetto, l&rsquo;ACI ritiene che il vero valore da salvaguardare sia la &ldquo;qualit&agrave;&rsquo;&rsquo;, laddove altre associazioni e club puntano invece sulla &ldquo;quantit&agrave;&rsquo;&rsquo;.  Valori opposti, dunque, traducibili in una semplice regola di azione: distinguere tra auto storiche e auto vecchie.  Ecco perch&eacute; noi non riteniamo importante &ldquo;la percentuale delle auto dotate di Certificato di Rilevanza Storica e Collezionistica rispetto al parco circolante di Roma&rsquo;&rsquo;, ma che ad accedere nel centro di Roma siano quei modelli che rappresentano un&rsquo;indiscutibile testimonianza dell&rsquo;industria dell&rsquo;automobile nel tempo&rdquo;.  Qui si manifesta il vero punto di principio: l&rsquo;unica vera ragione del valore che deve essere attribuito a una vettura storica. Perch&eacute;, se esiste una distinzione tra auto storiche e auto vecchie diventa, ipso facto, impossibile affermare che tutte le auto, compiuti i vent&rsquo;anni, possano diventare di interesse storico e collezionistico, se ben conservate&rdquo;.  Proprio per perseguire tale principio, circa cinque anni fa, ACI Storico in collaborazione con alcuni Club di marca, esperti e giornalisti specializzati del settore, ha redatto una &lsquo;&rsquo;Lista di Salvaguardia&rsquo;&rsquo; per definire quei modelli di auto che per rarit&agrave; (individuata con certezza dal numero di veicoli ancora iscritti al Pra), caratteristiche tecnologiche, design ed innovazione possiedono le qualit&agrave; per essere considerate di interesse storico e collezionistico.  Tale Lista viene aggiornata ogni anno.  Da una puntuale verifica dei dati in nostro possesso, si &egrave; potuto constatare che per gli anni 2019/2020/2021 solo il 20% circa delle auto che hanno ottenuto il cosiddetto CRS sono inserite nella Lista di Salvaguardia e ci&ograve; significa che il restante 80% sono da considerarsi auto semplicemente vecchie, magari da rottamare per contribuire al ringiovanimento del parco circolante italiano, notoriamente il pi&ugrave; vecchio d&rsquo;Europa, con i conseguenti e ben noti problemi di inquinamento e sicurezza stradale&rdquo;.  C&rsquo;&egrave; inoltre da considerare che, considerato il loro valore, le vere auto storiche sono utilizzate non certo quotidianamente, bens&igrave; raramente e con molta cautela.  &Egrave; importante, infine, sottolineare anche un altro aspetto, che investe talune rilevanti incongruenze normative. C&rsquo;&egrave; infatti da chiedersi come sia possibile che a regolare questo settore insista ancora una norma (l&rsquo;art. 60 del Codice della Strada) redatta addirittura 31 anni fa, quando la dimensione del fenomeno e il numero degli appassionati era di gran lunga inferiore rispetto a oggi. E proprio una simile legge - palesemente superata - continua a non riconoscere il ruolo dell&rsquo;ACI e di importanti case automobilistiche - come la Ferrari - nella tutela del motorismo storico.  Ulteriore anomalia giuridica &egrave; costituita dall&rsquo;obbligo di registrazione sulla carta di circolazione di un certificato, il gi&agrave; citato CRS, che viene rilasciato da Club di soggetti privati, ma incredibilmente in assenza di alcuna disciplina pubblicistica, sia tecnica che tariffaria.  Per tutti questi motivi &ndash; conclude il Presidente dell&rsquo;ACI - riteniamo che non sia oggi corretto rischiare di penalizzare le vere auto storiche adottando dei provvedimenti che prescindano da questa importante differenza.  Al contrario, auspichiamo che tutti i provvedimenti destinati a incidere in questo settore, siano sempre riconducibili ad una ratio ben chiara: quella di tutelare e preservare il valore del vero patrimonio storico motoristico italiano&rdquo;. 

<p>Nessuna deroga per le auto storiche a Roma che, dal 28 febbraio, non possono pi&ugrave; circolare nel centro storico. Il presidente dell&#39;ACI, Sticchi Damiani, ha scritto al sindaco Gualtieri</p> 

Roma, blocco auto, Sticchi Damiani scrive a Gualtieri: &quot;Distinguere tra vecchie e storiche&quot;

        Il clamoroso ritiro dell&rsquo;Audi dal mondiale Endurance e dalla 24 Ore di Le Mans per dedicarsi alla Formula E elettrica, &egrave; il colpo finale all&rsquo;immagine del motore a gasolio. &Egrave; dal 2006 che Audi correva con i Prototipi a motore diesel nelle gare di durata. Ha vinto 8 volte la 24 Ore di Le Mans in 11 partecipazioni con il diesel (ibrido dal 2012) e tre volte il mondiale. Ma se anche Audi, da sempre paladina del diesel non investe pi&ugrave; per propagandarne l&rsquo;immagine vuol dire che il destino del diesel, a medio termine, &egrave; segnato. Prima ancora dell&rsquo;annuncio del ritiro Audi, c&rsquo;era stato in Francia un altro fatto sensazionale. Per la prima volta a settembre le vendite di vetture a benzina hanno superato quelle di auto diesel. Non accadeva da 15 anni in Francia. &Egrave; il risultato dell&rsquo;allarmistica campagna lanciata dal sindaco di Parigi che vuole imporre il bando alla circolazione nel capoluogo francese di tutte le auto diesel dopo il 2020. Sono tutte conseguenze dirette o indirette del dieselgate, lo scandalo che ha fatto cambiare a tante gente (anche erroneamente) le convinzioni sul motore a gasolio. In Italia non siamo ancora al punto di fare la guerra aperta al diesel come i francesi: da noi nel 2016 si continuano a vendere pi&ugrave; auto a gasolio che benzina (il 56,9%). Ma se Parigi porter&agrave; avanti il bando al diesel, e verr&agrave; magari imitata da Londra come si dice, c&rsquo;&egrave; il reale pericolo che alcuni comuni italiani possano prendere ispirazione e penalizzare soltanto le auto a gasolio. Anche le pi&ugrave; recenti. D&rsquo;altronde non si voleva fare cos&igrave; gi&agrave; con i Suv anni fa? In realt&agrave; il diesel resta tuttora il propulsore pi&ugrave; efficiente in termini di spesa/rendimento fra quelli a combustione termica, in attesa che l&rsquo;elettrico arrivi a costi pi&ugrave; abbordabili. Il suo punto debole &egrave; che emette pi&ugrave; ossidi di azoto (NOx) del benzina. Che sono quelli che hanno innescato il dieselgate. Oggi il diesel, grazie a tecnologie costose (come il SCR) riesce a rispettare i limiti Euro 6 sulle emissioni, entrati in vigore a fine 2014. Ma il pericolo che incombe sul diesel si chiama &ldquo;Euro 6c&rdquo;, dove la piccola letterina indica una terza revisione delle emissioni a partire da settembre 2017. L&rsquo;Euro 6c &egrave; pi&ugrave; severa riguardo alle emissioni di particolato e ossidi di azoto. Negli anni, con le varie normative Euro, i limiti delle emissioni di ossidi di azoto sono calati dai 500 milligrammi del 2000 (Euro 3) fino agli attuali 80 mg dell&rsquo;Euro 6. Ma finora venivano calcolate simulando l&rsquo;uso dell&rsquo;auto al banco prova. La Euro 6c invece prevede anche l&rsquo;introduzione del concetto di RDE (Real Driving Emissions), ovvero la misurazione &ldquo;vera&rdquo; delle emissioni nell&rsquo;uso su strada. Questo render&agrave; molto pi&ugrave; difficile rispettare i gi&agrave; stretti parametri Euro 6, se non dotando i diesel di tecnologie costosissime per intrappolare gli NOx che ora sfuggono. Anche se ci sar&agrave; tolleranza fino al 2019, i Costruttori di auto cominciano a pensare sia inutile sobbarcarsi questi costi extra per aggiornare il diesel che tra l&rsquo;altro &egrave; diffuso solo in Europa. Meglio abbandonarlo a una lenta fine e investire quei soldi nella tecnologia elettrica.       

<p>Il clamoroso ritiro dell&rsquo;Audi dalla 24 Ore di Le Mans per dedicarsi alla Formula E elettrica, &egrave; il colpo finale all&rsquo;immagine del motore a gasolio</p>

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Roma, blocco auto, Sticchi Damiani scrive a Gualtieri: "Distinguere tra vecchie e storiche"

2020, fuga dal diesel?