        Come da tradizione, l&rsquo;8 marzo si celebra la Festa della Donna, o Giornata Internazionale della Donna. E sebbene il mondo dei motori, come tanti altri ambiti, abbia una maggioranza di quote maschili, le donne sono riuscite comunque a farsi strada in questo settore, anche da clienti, dettando canoni di eleganza e indirizzando le scelte stilistiche delle Case, per realizzare modelli sempre pi&ugrave; vicini ai gusti delle conducenti. Ma quali sono le auto preferite dalle donne? Difficile fare una lista precisa, ma un buon punto di partenza pu&ograve; essere la classifica fatta dal sito di noleggio e auto usate brumbrum.it, basandosi sulle ricerche effettuate sul sito, e nell&rsquo;arco sei mesi, dalle donne. Auto e 8 marzo: le donne che hanno lasciato il segno La top 10 Qualche premessa. Tra gli aspetti presi in considerazione per analizzare i dati e stilare questa classifica ci sono prezzo, tipologie e alimentazioni, e ricordiamolo stiamo parlando di auto usate. Secondo quanto emerso, la vettura pi&ugrave; acquistata online &egrave; Toyota Yaris, che supera di misura Fiat 500X e Fiat Panda, a pari merito. La lista di preferenze delle donne continua con Renault Clio e Fiat 500. Nella seconda parte della top 10 troviamo smart fortwo, Citroen C3, Fiat 500L, Toyota C-HR e infine BMW Serie 3. Fuori dalla classifica, a sorpresa, Lancia Ypsilon, da sempre molto amata dal pubblico femminile (che per&ograve;, forse, la preferisce nuova di zecca). Analizzando altri fattori, come il prezzo, dai dati di brumbrum.it emerge che la maggioranza delle donne (46%) &egrave; disposta a spendere per un&rsquo;auto usata una cifra che va dai 10mila ai 15mila euro. Il 16% sotto i 10mila e ben il 38% pi&ugrave; di 15mila euro. Sguardo anche ai segmenti pi&ugrave; cercati: 25% per i crossover, 20,7% per le utilitarie, 19,7% per le city car. A distanza le station wagon (9,6%) e le monovolume (9%). Infine, per quanto riguarda le motorizzazioni c&rsquo;&egrave; una grande preferenza per il Diesel (59%), poi benzina (20%) e l&rsquo;ibrido (11%).         

Dall&rsquo;analisi dei dati di ricerca, in un arco di sei mesi, &egrave; emerso quali siano le vetture preferite dalle automobiliste. A sorpresa, non c&rsquo;&egrave; la Lancia Ypsilon

Festa dell'8 marzo: le auto usate più acquistate online dalle donne

&ldquo;Le donne sono spesso penalizzate solo per il fatto di essere donne&rdquo;. Con queste parole &egrave; iniziata la conferenza stampa della Ford e dei responsabili dell&rsquo;Autodromo di Monza, che infatti ospiter&agrave; l&rsquo;interessante iniziativa. La scarsa presenza delle donne nel mondo delle corse, intesa come protagoniste, lo sta a dimostrare. Nasce da questi presupposti&nbsp; &ldquo;The W Track&rdquo; (dove W sta per Woman), un programma sviluppato da Ford Italia e da Assetto Corsa, e per di pi&ugrave; su una pista che proprio quest&rsquo;anno celebra il centenario, essendo nata nel 1922. A disposizione dei corsi in pista, con il programma che partir&agrave; nel mese di aprile, e anche al simulatore, con dei videogame realizzati da Kunos Simulazioni.  Dalle parole ai fatti: Ford W University  Il tutto ha ricevuto il supporto del Consiglio per le Pari Opportunit&agrave; de Consiglio Regionale della Lombardia. Negli ultimi anni si &egrave; verificato un aumento significativo delle donne nel mondo del sim-racing, ma non abbastanza da essere rappresentativo, se si considerano le competizioni professionali, dove, invece, &egrave; preponderante la presenza maschile, di et&agrave; compresa tra i 21 e&nbsp; 34 anni. Basta pensare che attualmente, nel mondo degli eSports c&rsquo;&egrave; una sola rappresentante femminile, ovvero Sara Stefanizzi. Per sovvertire questo stato di cose, partir&agrave;, tra l&rsquo;altro, il programma &ldquo;Ford W University&rdquo;, appunto giornate di guida reale e virtuale riservata alle donne, con il supporto di Ford Driving University e dei migliori sim-racers professionisti. Non solo. La Ford tiene inoltre a sottolineare come punti, a livello mondiale, all&rsquo;aumento della retribuzione femminile e alla creazione di una cultura che tenga conto dei tanti ostacoli che le donne trovano nel corso della loro ascesa professionale.  Giuseppina Fusco, presidente Aci Roma e Vicepresidente dell&rsquo;Automobile Club d&rsquo;Italia, ha ricordato come nella storia delle F.1 si possono trovare in tutto solo 5 donne, tra le quali Maria Teresa De Filippis e Lella Lombardi. Non dimenticando, insieme a Fabrizio Faltoni, presidente e AD di Ford Italia, come il marchio americano abbia una lunga storia di successi nel mondo delle corse, dal mondiale Sport Prototipi (proprio a Monza vinse una 1000 km nel 1968 un autentico mito come la GT40), senza dimenticare le 4 vittorie consecutive alla 24 ore di Le Mans dal 1966 al 1969. E lo strapotere in F.1, con ben 155 vittorie ottenute dal motore Ford-Cosworth, un V8 di 3.0 litri, dal 1967 al 1983, con 12 campionati del mondo piloti e 10 campionati costruttori. Anche il primo successo in un mondiale di Michael Schumacher, nel 1994, arriv&ograve; con un motore Ford (ma di 3.5 litri e interamente riprogettato) che spingeva la sua Benetton.   

Nella giornata che celebra la donna, il marchio dell&#39;Ovale Blu scende in pista per promuovere la parit&agrave; di genere nel mondo dell&rsquo;eSports e del racing

8 marzo Ford per le donne, nasce &quot;The W Track&quot;

        Oggi &egrave; l&rsquo;8 marzo e come ogni anno si celebra la Giornata internazionale della donna; Alfa Romeo vuole omaggiare le donne pilota che hanno fatto la storia del Marchio nelle competizioni sportive, contribuendo al successo del nome Alfa Romeo dall&rsquo;inizio del Novecento. Storie di sport ma anche di lotte per il superamento dei pregiudizi sociali che hanno contraddistinto la societ&agrave; del XX secolo. Le donne di Alfa Romeo hanno condiviso lo stesso spirito pionieristico, unito alla passione per le corse, che le ha portate ad affermarsi in un mondo solitamente riservato agli uomini. La storia delle protagoniste inizia con una Baronessa, agli albori del &lsquo;900.  BARONESSA, AVIATRICE E GIORNALISTA Dopo la fine della Prima Guerra Mondiale, la Baronessa Maria Antonietta d&rsquo;Avanzo &ndash; aviatrice e giornalista -, debutt&ograve; sull&rsquo;Alfa Romeo G1 a Brescia nel 1921, piazzandosi terza. La d&rsquo;Avanzo gareggi&ograve; fino agli anni &rsquo;40 in tutto il mondo, sfidando i colleghi uomini su varie monoposto e competizioni. &nbsp; ANNA MARIA PEDUZZI Gli anni della Scuderia Ferrari scrissero un capitolo fondamentale nella storia di Alfa Romeo. Tra i piloti del Cavallino Rampante c&rsquo;era la comasca Anna Maria Peduzzi. Dopo il debutto a bordo della sua Alfa Romeo 6C 1500 Super Sport, acquistata da Ferrari, Peduzzi vinse nel 1934 la Classe 1500 alla Mille Miglia e, nel dopoguerra, gareggi&ograve; con l'Alfa Romeo 1900 Sprint e l'Alfa Romeo Giulietta. LE FRANCESI ODETTE SIKO E HELL&egrave; NICE Negli anni '30 Alfa Romeo si afferm&ograve; tra le principali protagoniste dell&rsquo;automobilismo, grazie a vetture straordinarie e a piloti che entrarono nella leggenda: Nuvolari, Varzi, Caracciola e Sommer, che vinse la 24 Ore di Le Mans nel 1932 al volante di un&rsquo;Alfa Romeo 8C 2300. In quella gara si piazzava quarta assoluta l&rsquo;Alfa Romeo 6C 1750 SS dell'affascinante Odette Siko, aggiudicandosi la categoria 2.0 litri. La giovane parigina Siko divenne presto una delle star del circuito, distinguendosi con la sua eleganza sia nel paddock che nelle prestazioni, spesso in compagnia di un&rsquo;altra pilota francese Hell&egrave; Nice. All&rsquo;anagrafe Mariette H&egrave;l&egrave;ne Delangle, era una modella, acrobata e ballerina. Nota per la sua personalit&agrave; estroversa, Nice gareggi&ograve; in Europa e in America e fu tra i primi piloti a esporre i marchi dei suoi sponsor sulla carrozzeria di una monoposto. Nel 1933 partecip&ograve; al Gran Premio d'Italia a Monza al volante della 8C 2300 Monza di sua propriet&agrave;. Nel 1936 vinse la Ladies Cup a Montecarlo e partecip&ograve; al Gran Premio di San Paolo in Brasile, dove fu vittima di un terribile incidente, da cui usc&igrave; miracolosamente viva dopo tre giorni di coma. ADA PACE, SAYONARA Negli anni '50 la torinese Ada Pace fece parlare di s&eacute;. Nei suoi dieci anni di carriera, Pace si aggiudic&ograve; ben undici gare nazionali di velocit&agrave;, sei nella categoria Turismo e cinque nella categoria Sport. Iscritta quasi sempre alle gare con lo pseudonimo di &ldquo;Sayonara&rdquo;, dovuto alla beffarda scritta che solitamente apponeva al posto della targa posteriore, raccolse i suoi successi pi&ugrave; prestigiosi con l'Alfa Romeo Giulietta Sprint Veloce e l'Alfa Romeo Giulietta SZ, con cui nel 1958 riusc&igrave; ad aggiudicarsi la Trieste-Opicina. RAGANELLI, PRIMA IN EDIZIONE LIMITATA Forse l'unica donna a conquistare un campionato mondiale su quattro ruote fu la romana Susanna &ldquo;Susy&rdquo; Raganelli,&nbsp;che nel 1966 si aggiudic&ograve; il Campionato del Mondo di karting classe 100 cm3 sconfiggendo Leif Engstrom e il grande Ronnie Peterson. Raganelli leg&ograve; per sempre il suo nome ad Alfa Romeo concludendo la sua carriera al volante di una GTA, ma fu anche la prima in Italia ad acquistare una leggendaria Alfa Romeo 33 Stradale del 1967, prodotta in appena 12 esemplari. CHRISTINE BECKERS E LIANE ENGEMAN Gli anni '60 furono l&rsquo;epoca dell'Alfa Romeo Giulia Sprint GTA, vettura memorabile per i risultati, le vittorie e l&rsquo;importanza che ebbe nella storia di Alfa Romeo. Meno note sono invece le vicende dell'Alfa Romeo GTA-SA (sovralimentata). Preparata in dieci esemplari per il Gruppo 5, era dotata di due compressori centrifughi ad azionamento idraulico che aumentavano la sua potenza a 220 Cv consentendole di toccare i 240 km/h. Pur raggiungendo prestazioni di punta, la GTA-SA presentava &ldquo;un imprevedibile picco di potenza che interveniva all'improvviso e in modo inaspettato, rendendola difficile da governare in curva o in manovra&rdquo; spiegava Teodoro Zeccoli, storico collaudatore di Autodelta.&nbsp;Proprio a bordo dell&rsquo;indomabile GTA, si fece notare la giovane pilota belga Christine Beckers, che conquist&ograve; la vittoria a Houyet nel 1968 e ottenne ottimi risultati anche l'anno successivo a Condroz, ai &ldquo;Tre Ponti&rdquo;, a Herbeumont e a Zandvoort. Beckers non fu l'unica, tuttavia, a distinguersi con la GTA. L'Alfa Romeo 1300 Junior del team di Toine Hezemans fu portata agli onori dalla velocissima pilota olandese Liane Engeman, successivamente scelta dall'Alfa Romeo come modella. LELLA LOMBARDI E ANNA CAMBIAGHI Dopo Maria Teresa de Filippis negli anni '50, la seconda donna italiana a scendere in pista in una gara di Formula 1 &ndash; in ben 13 GP &ndash; fu Maria Grazia &ldquo;Lella&rdquo; Lombardi. Tra il 1982 e il 1984 partecip&ograve; al Campionato Europeo Turismo con l'Alfa Romeo GTV6 2.5 insieme ad Anna Cambiaghi, Giancarlo Naddeo, Giorgio Francia e Rinaldo Drovandi, contribuendo alla conquista di molteplici titoli. Resta l&rsquo;unica donna pilota italiana a essere andata a punti durante una gara di Formula 1. TAMARA VIDALI IN GIALLO Tamara Vidali ha portato l&rsquo;Alfa Romeo 33 1.7 Quadrifoglio Verde di Reparto Corse al successo nel Campionato Italiano Turismo nel 1992. Gli appassionati non possono dimenticare la livrea tutta gialla dell&rsquo;Alfa Romeo 155 guidata sempre dalla Vidali nel Campionato Italiano Superturismo del 1994. TATIANA CALDERON La colombiana Tatiana Calderon, classe &lsquo;93, ha esordito nei campionati giovanili nel 2005, vincendo la serie Easy Kart Pre-Junior; nel 2008 &egrave; la prima donna a vincere la classe JICA del campionato Stars of Karting Divisione Est negli Stati Uniti. Nel 2017 &egrave; nominata pilota di sviluppo per il team di Formula Uno Sauber; nel 2018 viene promossa a collaudatrice F1 per Alfa Romeo Racing.  Alfa Romeo, ecco i nuovi manager. Imparato in visita agli stabilimenti       

Da inizio '900 ad oggi tante protagoniste hanno contribuito ai successi del costruttore nelle varie competizioni; inizia tutto da una baronessa e arriva fino alla Formula Uno odierna

8 marzo, Alfa Romeo celebra le donne che hanno fatto la sua storia

Dalla Baronessa d'Avanzo alla colombiana Calderon, i successi del Marchio italiano passano per le pilote che hanno affrontato i rivali e i pregiudizi negli ultimi cento anni

8 Marzo, Alfa Romeo omaggia le sue donne in pista

L'8 marzo è la festa della donna e Alfa Romeo ha deciso di celebrare la ricorrenza rendendo omaggio alle donne pilota della sua storia

8 Marzo, Alfa Romeo celebra le sue donne

Donne al vertice, da diverso tempo anche nel mondo dell&rsquo;automotive. La figura femminile, negli anni, ha iniziato a ricoprire ruoli sempre pi&ugrave; importanti all&rsquo;interno delle industrie automobilistiche. Forza, determinazione e buona dose di creativit&agrave;: le quote rosa sanno bene come utilizzare le proprie armi, specialmente in un settore che necessariamente deve stare al passo con i tempi e deve rispondere alle esigenze del pi&ugrave; alto numero di persone. In realt&agrave;, &egrave; cos&igrave; da sempre. Ma i pi&ugrave; non lo sanno. Ecco la nostra speciale lista, per la Festa della Donne, sulle donne che hanno lasciato il segno: guidando auto, costruendo, inventando.  &nbsp;  &nbsp;  Bertha Benz    Il cognome altisonante potrebbe bastare a presentarla. Ma lei &egrave; fondamentale e merita, quindi, di essere raccontata. Nonostante l&rsquo;epoca non fortunata (&egrave; nata a met&agrave; dell&rsquo;800, quando alle donne era negato l&rsquo;accesso all&rsquo;istruzione superiore), Bertha ha sempre manifestato un interesse per le questioni tecniche e meccaniche. Vista la sua propensione per la materia, il matrimonio con Karl Benz va interpretato come un segno del destino: l&rsquo;ingegnere tedesco, considerato a tutti gli effetti l&rsquo;inventore dell&rsquo;autovettura, non avrebbe potuto operare senza l&rsquo;aiuto, sia economico che emotivo, della moglie. Il 29 gennaio 1886 viene finalmente registrato il brevetto ma, con grande stupore, nessuno era interessato all&rsquo;acquisto. Bertha allora pensa a un piano B: avrebbe intrapreso un lungo viaggio a bordo della Patent-Motorwagen da Mannheim a Pforzheim per mostrato al mondo ci&ograve; che l&#39;automobile poteva fare. &Egrave; stata la prima, quindi, a percorrere un viaggio a lunga distanza, ma soprattutto &egrave; stata colei che ha creduto con tutte le sue forze in questo progetto senza il quale oggi non potremmo vivere.  &nbsp;  &nbsp;  Sophie Opel    Altra donna con nome importante. E che donna. Sophie Opel (moglie di Adam) &egrave; la capostipite delle donne al comando di industrie automobilistiche. &Egrave; grazie a lei se la Casa di R&uuml;sselsheim pu&ograve; vantare oltre un secolo di storia. L&rsquo;azienda nasce ufficialmente nel 1862 come fabbrica che produceva macchine da cucire prima e biciclette poi. Ma solo nel 1899, dopo quattro anni dalla morte di Adam, Sophie e i figli producono la prima vettura Opel lanciandosi definitivamente nella produzione di automobili.  &nbsp;  &nbsp;  Mary Anderson    E chi l&rsquo;avrebbe mai pensato che un&rsquo;allevatrice di bestiame e viticoltrice avrebbe inventato il tergicristallo? Questa, invece, &egrave; la storia di Mary Anderson. Una vita non facile, durante la quale Mary si &egrave; sempre rialzata e ha saputo reinventarsi: ha gestito appartamenti, per molto tempo si &egrave; dedicata alle attivit&agrave; di campagna e, poi, a inizio &lsquo;900 ha preso spunto da una scena quotidiana per progettare quello che adesso chiamiamo tergicristallo. Si trattava di un attrezzo manuale per pulire il parabrezza che per&ograve; non &egrave; stato affatto facile da vendere.  &nbsp;  &nbsp;  Campbell von Laurentz    Anche nella letteratura c&rsquo;&egrave; chi ha lasciato il segno. E lo ha fatto sia teoria che in pratica. La baronessa Campbell von Laurentz all&rsquo;inizio del secolo scorso ha percorso centinaia di chilometri al giorno in auto, tra Francia e Inghilterra, e proprio da queste avventure ha preso spunto per il suo libro My Motor Milestones. La baronessa &egrave; considerata, infatti, la prima scrittrice a trattare tematiche automobilistiche.  &nbsp;  &nbsp;  Clarenore Stinnes    Il &lsquo;900 ha avuto come grande protagonista al volante anche Clarenore Stinnes. La pilota tedesca, infatti, &egrave; stata la prima a fare il giro del mondo a bordo di una Adler Standard 6 in compagnia del futuro marito Carl Axel Soderstrom. Ma prima di questa impresa mondiale, Clarenore era una pilota di successo: a 26 anni aveva gi&agrave; vinto numerose gare.  &nbsp;  &nbsp;  Dorothy Levitt    E chi al volante ci ha passato molto tempo &egrave; anche la britannica Dorothy Levitt, conosciuta per i suoi record di velocit&agrave; terrestre e sull&rsquo;acqua conquistati nei primi anni del 1880. La sua fama era tale che ha insegnato a guidare a regine e principesse. &Egrave; un autentico simbolo del femminismo e ha sempre combattuto per stroncare i pregiudizi dell&rsquo;epoca che volevano le donne non abbastanza forti per guidare. Ha combattuto le sue battaglie macinando primati e svolgendo l&rsquo;attivit&agrave; di&nbsp;scrittrice&nbsp;e&nbsp;giornalista. Il suo&nbsp;libro&nbsp;The Woman and the Car&nbsp;(1909) contiene&nbsp;suggerimenti utili sulla guida e sulla manutenzione del veicolo.  &nbsp;  &nbsp;  &nbsp;  Lella Lombardi    Conclude la nostra lista, Lella Lombardi. Orgoglio rosa dell&rsquo;automobilismo italiano, &egrave; la stata a seconda donna a guidare una monoposto in Formula 1 (fa il suo esordio nel 1974), ma l&rsquo;unica a classificarsi in zona punti. Detiene anche il primato femminile di Gran Premi corsi, 12 gare. Signora in mezzo agli uomini, ha mantenuto intatta la sua femminilit&agrave; pur entrando in un mondo maschilista. Ha fatto di un hobby di giovent&ugrave; la sua passione, e questa caparbiet&agrave; le ha permesso di entrare nella storia.  Citroen e le donne: Josephine Baker, la star di Andr&eacute;  &nbsp; 

In occasione della Festa della Donna, ecco uno speciale viaggio nella storia tra invenzioni, libri e corse delle eroine che hanno avuto un ruolo fondamentale nel mondo dell&rsquo;automotive

Auto e 8 marzo: le donne che hanno lasciato il segno

La presenza femminile nelle aziende &egrave; in aumento, ma - parafrasando una canzone - si pu&ograve; fare di pi&ugrave;. &Egrave; questo l&rsquo;obiettivo di Toyota che nella giornata dell&rsquo;8 marzo, la festa della donna, non si &egrave; limitata a celebrare ma ha preso e sottoscritto un impegno sulla strada dell&rsquo;abbattimento delle diversit&agrave;. Toyota infatti ha firmato, come prima Casa automobilistica, il Manifesto di Valore D, la prima associazione italiana di imprese (190 in totale, per un totale di oltre 2 milioni di dipendenti, con l&rsquo;appoggio di associazioni territoriali di Confindustria e altre rappresentanze di lavoratori) impegnata da dieci anni per l&rsquo;equilibrio di genere e per una&nbsp;cultura inclusiva nelle organizzazioni e nel nostro Paese.&nbsp;  Questo progetto si inserisce all&rsquo;interno di una strategia portata avanti da Toyota a livello globale e a livello europeo, una Vision che mette al centro l&rsquo;uomo, il valore delle persone: &ldquo;Raggiungeremo obiettivi importanti grazie al talento e alla passione delle persone che credono davvero che ci sia sempre la possibilit&agrave; di migliorare&rdquo; &egrave; scritto nella Vision Global di Toyota.  &quot;Esattamente 1 anno fa abbiamo deciso di unirci a Valore D per valorizzare la diversit&agrave; all&rsquo;interno della nostra Organizzazione - spiega Mauro Caruccio, ad di Toyota Italia &ndash; La diversit&agrave; &egrave; un valore e, in quanto tale, vogliamo esaltarla, in linea con i valori fondanti della nostra Azienda: Kaizen, ossia Miglioramento continuo, che applichiamo anche alle politiche di sviluppo del personale. Ma soprattutto il rispetto, la fiducia in ogni collega, nella sua cultura personale e professionale, per favorirne la piena realizzazione&quot;.&nbsp;  L&rsquo;approccio integrato di Valore D &egrave; vincente, per la capacit&agrave; di fornire alle imprese strumenti efficaci, confronto interaziendale e con le Istituzioni. Il Manifesto &egrave; composto da 9 capitoli tra i quali emergono le politiche di assunzione, il monitoraggio della presenza femminile in organico, il supporto alla maternit&agrave; e la presenza di donne in posizione a rilevanza strategica. Per ognuno di questi punti l&rsquo;azienda che sottoscrive il Manifesto ne riconosce l&rsquo;efficacia e s&rsquo;impegna, con gradualit&agrave; e compatibilmente con le proprie specificit&agrave; di settore e dimensionali, a dotarsi di obiettivi chiari e misurabili, con indicatori di performance e monitoraggio periodico, da condividere al proprio interno.&nbsp;  Il mercato, in particolare quello Automotive, dovr&agrave; continuare ad evolvere in termini di Diversity, visto che soltanto il 18% degli organici &egrave; composto da donne. Toyota si differenzia con oltre il 30% del proprio organico. &quot;Ma non vogliamo accontentarci &ndash; continua Mauro Caruccio &ndash; Vogliamo, non solo aumentare la dimensione della componente femminile, ma lavorare, soprattutto, sul talento di queste risorse per sfruttare il potenziale offerto dalla Diversity, ferma restando, naturalmente, le capacit&agrave; individuali dei singoli&quot;.  Il piano di sviluppo italiano di Toyota prevede l&rsquo;analisi interna della situazione, dei focus group di approfondimento dei risultati e l&rsquo;individuazione di azioni di miglioramento, e delle azioni specifiche di sviluppo. Il tutto si inserisce comunque in un percorso pi&ugrave; generale di miglioramento del clima e dell&rsquo;ambiente lavorativo, avviato da pi&ugrave; di un decennio, a conferma della grande sensibilit&agrave; di Toyota sui temi dell&rsquo;integrazione e dello sviluppo.  &nbsp; 

Il brand giapponese ha il 30% di quota femminile nel proprio organico, e ha sottoscritto il Manifesto di Valore D su politiche di assunzione, monitoraggio di organico e ruoli strategici, supporto alla maternit&agrave;&nbsp;

Toyota: la festa delle donne &egrave; tutto l&#39;anno

Dalle strisce di margine della carreggiata alle frecce indicatori di direzione, fino agli specchietti retrovisori: tutti questi dettagli sono stati ideati dalle donne. E nella giornata della Festa della Donna, la SEAT celebra June McCarroll,Florence Lawrence, Mary Anderson, Dorothy Levitt.

SEAT omaggia le donne: ecco cosa hanno inventato FOTO

SEAT, nel giorno della&nbsp;Festa della Donna, ha voluto omaggiare alcune delle pioniere che hanno plasmato il settore automobilistico aprendo la strada alle generazioni successive:&nbsp;June McCarroll,&nbsp;Flowrence Lawrence,&nbsp;Mary Anderson&nbsp;e&nbsp;Dorothy Levitt.    Perch&eacute; chi dice che&nbsp;settore automotive sia solo maschile, sbaglia. Molte innovazioni che tutt&#39;oggi sono oggetto di quotidianit&agrave;, sono opera di donne. Alcune di queste neanche vengono dalle menti di ignegneri, ma di semplici appassionate. Se c&#39;&egrave; sull&#39;asfalto una linea bianca che divide la strada in due corsie, &egrave; merito di una donna. Chi ha inventato il segnale di frenata sul retro della vettura? Una donna. Chi ha avuto l&#39;idea dello specchietto retrovisore? Una donna. E chi &egrave; che ha avuto l&#39;illuminazione di brevettare i tergicristalli? Chiaramente una donna.  June McCarroll, un medico che svolgeva la professione in California, un giorno del 1917 viene buttata fuori strada da un camion e ha un&#39;idea: l&#39;incidente si sarebbe evitato se ci fosse stata una linea di divisione in mezzo alla strada. Le autorit&agrave; locali, tuttavia, non le danno ascolto. La determinazione, porta June a non mollare la propria causa. Disegna con le proprie mani la striscia di divisione in un tratto di strada e, insieme a un&rsquo;associazione di altre donne, d&agrave; il via a una campagna per estendere questa misura. Ci&ograve; che succede dopo &egrave; storia: nel 1924 le autorit&agrave; californiane convertirono l&rsquo;idea in legge, mettendola in pratica su 5.600 km di strada. &ldquo;Oggi possiamo contare su sistemi che aiutano il conducente a rimanere all&rsquo;interno della carreggiata - spiega&nbsp;Llu&iuml;sa Tom&aacute;s, ingegnere del dipartimento di Chassis di SEAT -, come il lane assist, e che avvisano in caso di uscite involontarie. Il sistema funziona, a partire dai 65 km/h, grazie a una telecamera posta in corrispondenza degli specchietti retrovisori che &egrave; in grado di riconoscere le strisce sulla strada e la posizione della vettura. In caso di uscita, il sistema interviene mandando un avviso&rdquo;.&nbsp;&nbsp;  Il mondo delle auto e quello delle star di Hollywood vanno a braccetto, ma c&#39;&egrave; una stella che ha brillato pi&ugrave; delle altre per iniziativa e dedizione nel mondo delle quattro ruote. Si tratta di Florence Lawrence, sulla cui tomba si pu&ograve; leggere l&#39;epigrafe &quot;The First Movie Star&quot;: Florence ha un debole per le macchine e oltre ad essere una grande collezionista, le ripara e le migliora. La sua creativit&agrave;&nbsp;la porta a disegnare un congegno a forma di palo che si muove indicando l&rsquo;imminente svolta della vettura, oltre a un segnale di STOP che compare nel posteriore della vettura in caso di frenata. Nascono cos&igrave; gli indicatori di direzione e le luci di frenata. Maite Paris, Responsabile Sviluppo illuminazione anteriore di SEAT, spiega:&nbsp;&nbsp;&ldquo;Questi sistemi sono essenziali ai fini della sicurezza alla guida. Permettono di sventare un numero enorme di incidenti, specialmente tamponamenti. Oggi abbiamo a disposizione illuminazione e indicatori a LED, che hanno consentito di apportare una miglioria enorme a questi sistemi, da un lato per i minori tempi di azionamento e dall&rsquo;altro, nel caso degli indicatori di direzione, hanno permesso di incrementarne il dinamismo, aumentandone la visibilit&agrave;. Oltre a essere una parte fondamentale del design di una vettura, i dispositivi a LED offrono altri due vantaggi: maggiore durata e minore consumo delle lampadine&rdquo;.  Mary Anderson, invece, in una giornata uggiosa di New York in cui gira nel classico taxi giallo, si rende conto che l&#39;autista &egrave; costretto a fermarsi di continuo per la sporcizia e l&#39;acqua che si accumulano sul parabrezza. Nasce l&#39;idea dei tergicristalli: con&nbsp;l&rsquo;aiuto di un disegnatore crea un dispositivo da utilizzare manualmente dall&rsquo;interno dell&rsquo;auto e brevetta l&#39;innovazione, ma nessun acquirente si fa avanti. Quando poi i diritti del suo brevetto decadono, i tergicristalli vengono integrati di serie nella maggior parte dei modelli di automobile. &quot;I sistemi di sicurezza dell&rsquo;auto in caso di clima avverso hanno evitato un numero interminabile di incidenti - spiega Leyre Olavarr&iacute;a, Responsabile Infotainment e Auto Connessa di SEAT -&nbsp;e ora possiamo dire di aver compiuto un ulteriore grande passo in avanti. Grazie ad applicazioni e nuovi servizi di mobilit&agrave;, i veicoli connessi ci consentiranno di pianificare i tragitti, adattandoli in tempo reale in funzione di fattori come il meteo e raccomandando al conducente la migliore opzione di trasporto per arrivare a destinazione&quot;.  Dorothy Levitt non ha bisogno di presentazioni.&nbsp;Giornalista, scrittrice, attivista per i diritti delle donne, e, soprattutto, donna pi&ugrave; veloce della Terra: se c&#39;&egrave; qualcosa che corre, sia su strada che sull&#39;acqua, deve passare per Dorothy. Una pilota che stabilisce un record dopo l&#39;altro, come quello del 1906, in cui tocca i 146 km/h. Talmente adatta a stare con le mani sul volante che impartisce lezioni di guida alla Regina Alessandra di Danimarca e scrive il libro &ldquo;La donna e l&rsquo;auto&rdquo;.&nbsp;&nbsp;Inoltre, la Levitt raccomanda alle donne di portare sempre con s&eacute; uno specchietto, non da utilizzare con fini estetici, ma per controllare il traffico dietro la propria vettura.&nbsp;Teresa Salinas, Responsabile dello Sviluppo di sistemi tetto e retrovisori interni di SEAT, dichiara: &quot;Presente e futuro passano per assistenti in grado di aiutare chi &egrave; alla guida, dandogli una visione integrale dell&rsquo;intorno. Ad esempio, la telecamera posteriore per facilitare il parcheggio o il sistema per il rilevamento dell&rsquo;angolo cieco ubicato negli specchietti retrovisori. Lo specchio interno di Dorothy Levitt, pensato inizialmente per vedere il traffico dietro di s&eacute;, ha visto ampliate le sue funzioni fino a includere sensori in grado di adattare la visuale in base alla luce esterna, informazioni per il conducente e integrando telecamere. Inoltre, continuiamo ad ampliarne le funzionalit&agrave; grazie a soluzioni tecnologiche che presenteremo a breve sul mercato sui nostri prossimi modelli. L&rsquo;innovazione non si ferma mai&quot;.&nbsp;  Elvira Beloso, invece, &egrave; la donna che ha salvato l&#39;eredit&agrave; del marchio SEAT. Per molti anni ha in gestione il parco auto della Casa e conserva, uno a uno, gli esemplari e i modelli che ritiene importanti per raccontare la storia del marchio. Le&nbsp;prime e le ultime unit&agrave;, le edizioni speciali o le vetture create appositamente per le autorit&agrave; o eventi particolari. Tutte conservate nello stabilimento SEAT di Zona Franca a Barcellona: se oggi la casa di produzione spagnola&nbsp;vanta una collezione storica di 317 modelli, &egrave; solo merito di Elvira Beloso. 

Le strisce di margine della carreggiata, gli indicatori di direzione e gli specchietti retrovisori&nbsp;hanno tutti un comune denominatore: sono stati inventati da donne.

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