        Estrema, affascinante e soprattutto velocissima. La Lancia Stratos celebra i 50 anni dal suo primo Mondiale Rally con un evento organizzato da Rally Era ad Asti. La storica vettura voluta da Cesare Fiorio, disegnata da Marcello Gandini e assemblata dalla Carrozzeria Bertone, si impose infatti nella stagione 1974 vincendo tre rally (due con Sandro Munari, uno con Jean-Claude Andruet) e aggiudicandosi il Titolo iridato a fine stagione.  Ad Asti per celebrare la Stratos L'appuntamento con l'evento Stratosferica di Rally Era &egrave; fissato per il tardo pomeriggio e per la serata di venerd&igrave; 5 aprile ad Asti, presso il teatro comunale &ldquo;Vittorio Alfieri&rdquo;. L'evento, che ha registrato il tutto esaurito, vedr&agrave; la partecipazione di alcuni dei personaggi che hanno contribuito al successo della Stratos, tecnici e piloti, ed &egrave; previsto anche il collegamento dell'allora direttore sportivo di Lancia HF Cesare Fiorio. Ma non solo: all'evento Stratosferica saranno esposte anche alcune vetture sportive rally, tra cui la Fiat 124 Spider e la stessa Lancia Stratos prestate dalla Fondazione Gino Macaluso. Quella del 1974 fu solo una delle tante stagioni vittoriose della Lancia nei rally. La Casa torinese detiene infatti ben 11 Titoli Costruttori vinti tra il 1972 e il 1992: nessuno ha mai fatto meglio nella lunga storia del Mondiale. A rendere possibili tali successi modelli iconici come la Fulvia 1.6 Coup&eacute; HF, la Stratos, la 037 (protagonista del recente film &ldquo;Race for glory - Audi VS Lancia&rdquo;), per finire con la leggendaria Delta Integrale. Una storia che potrebbe presto riprendere: Lancia infatti starebbe lavorando per rientrare nel WRC con la nuova Ypsilon. Lancia, Napolitano "Lavoriamo al rally"       

Appuntamento ad Asti per celebrare il mezzo secolo dal primo Mondiale Rally conquistato dalla sportiva torinese

Lancia Stratos, l'evento per celebrare i 50 anni dal primo Mondiale Rally

        In occasione dei 50 anni della nascita della Lancia Stratos, ad Auto e Moto d&rsquo;epoca 2023, &egrave; esposto un raro esemplare della berlinetta che rivoluzion&ograve; il mondo dei rally all&rsquo;inizio degli Anni &lsquo;70 del secolo scorso. Trovare un esemplare che non ha mai corso &egrave; cosa assai difficile, perch&eacute; si tratta di un&rsquo;auto nata per le corse, i rally in particolare.  Lancia Stratos: 500 esemplari... forse La Stratos fu prodotta nei 500 esemplari che la Federazione Internazionale dell&rsquo;Automobile richiedeva per concedere l&rsquo;omologazione per correre nel Gruppo 4, vetture Gran Turismo Speciale. Abbiamo aggiunto nel titolo i (forse) 500 esemplari, perch&eacute; circola una &ldquo;leggenda&rdquo; che vuole che nella fase di omologazione un certo numero di vetture, si parla di una quarantina, non fossero ancora montate. L&rsquo;omologazione fu comunque concessa, ma pare che questo stock non sia poi mai stato assemblato e questo materiale fu trasformato in pezzi di ricambio, molto utili visto che un&rsquo;auto da corsa, specie se difficile da portare al limite come la Stratos, pu&ograve; essere soggetta a incidenti frequenti. Tra le altre leggende c he si raccontano della Stratos, c&rsquo;&egrave; quella relativa al motore Ferrari V6, quello della Dino, che monta la vettura torinese. Sandro Munari ha spesso raccontato che fu una concessione personale che ottenne da Enzo Ferrari che, all&rsquo;inizio, si era mostrato riluttante a concedere i suoi motori. Auto e Moto d'Epoca, scopri tutte le novit&agrave; del salone di Bologna       

Ad Auto e Moto d'Epoca vi raccontiamo la "leggenda" secondo cui le 500 Lancia Stratos omologate dalla FIA... non sono esattamente 500

Lancia, la rara Stratos che non ha mai corso tra le 500 (forse) prodotte

        Restored and Modern (o Modified): questo il significato di Restomod, termine inglese sempre pi&ugrave; frequente in ambito automotive. Negli ultimi anni, infatti, alcune aziende hanno ridato vita a icone del passato con l'aggiunta di soluzioni tecniche e tecnologiche di ultima generazione: capolavori in tiratura limitatissima (a volte esemplari unici) dall'estetica quanto pi&ugrave; fedele ai modelli originali, ma al passo coi tempi in termini di prestazioni e dotazioni. Tra i numerosi restomod presentati, spiccano quelli basati su vetture sportive italiane passate alla storia (anche) per i successi nelle competizioni: &egrave; il caso, ad esempio, della Delta Futurista dell'azienda varesina Automobili Amos e della Ferrari Testarossa di Officine Fioravanti. Volete saperne di pi&ugrave;? Basta proseguire nella lettura di questa nuova TOP 5! Automobili Amos Delta Futurista  Apriamo la TOP 5 con un tributo a un mito italiano dei rally: la Lancia Delta Futurista di Automobili Amos, presentata nel 2018, fa rivivere la Delta Integrale &ndash; il cosiddetto &ldquo;Deltone&rdquo; &ndash; regina delle competizioni tra fine anni &rsquo;80 e inizio &rsquo;90. Innanzitutto, spicca l&rsquo;eliminazione delle portiere posteriori: la Delta Futurista &egrave; una tre porte, soluzione adottata per irrigidire la scocca e migliorare, di conseguenza, la dinamica di guida. Dettagli come elementi in fibra di carbonio e gruppi ottici circolari a LED, poi, uniscono sapientemente passato e presente. Il risultato &egrave; una vettura estremamente simile al modello a cui si ispira ma, da buon restomod esclusivo, in grado di surclassare l&rsquo;originale su qualsiasi tipo di terreno. Merito dei numerosi potenziamenti: il motore 2.0 quattro cilindri sovralimentato eroga 130 cv in pi&ugrave; (330 cv di picco) grazie a modifiche che includono mappatura centralina, rinforzi a componenti meccanici come il cambio e alleggerimenti. Il prezzo &egrave;, ovviamente, in linea con l&rsquo;esclusivit&agrave; del mezzo, prodotto in soli 20 esemplari: si parte da 300.000 euro, anche se alcuni esemplari, come quello della gallery, sono stati proposti a oltre 600mila euro. Da menzionare anche la Delta Safarista, presentata nel 2021, ultimo progetto dell'azienda ispirato ai rally africani: motore 16 valvole, impianto di raffreddamento maggiorato e assetto rialzato per affrontare i pi&ugrave; impervi tracciati offroad sono alcune delle caratteristiche del modello esclusivo, che sar&agrave; prodotto in soli 10 esemplari al costo di 570.000 euro. L'articolo continua nella prossima scheda &nbsp; MAT New Stratos  Incredibile anche l&rsquo;omaggio alla Lancia Stratos, capolavoro del grande Marcello Gandini divenuta icona di stile grazie alle linee futuribili, con caratteristica forma a cuneo, ma anche di prestazioni con i numerosi successi nei rally durante gli anni Settanta. Nata dalla collaborazione tra Lancia HF, Carrozzeria Bertone ed Enzo Ferrari, la Stratos &egrave; oggi un pezzo molto ambito dai collezionisti di tutto il mondo. Il restomod di MAT (Manifattura Automobili Torino) fa rivivere quel mito, mantenendo le peculiarit&agrave; estetiche dell&rsquo;originale, ma con caratteristiche tecniche moderne. La MAT New Stratos &egrave; basata, infatti, sulla Ferrari F430, iconica berlinetta V8. Derivata a sua volta da una one-off commissionata a Pininfarina nel 2010 (il responsabile del progetto era proprio Paolo Garella, CEO di MAT, che ha voluto creare altri esemplari &ndash; 25 totali - della vettura), la nuova Stratos &egrave; un capolavoro della meccanica: passo accorciato di 20 centimetri, meno di 1.300 kg e motore V8 aspirato da 4,3 litri in grado di sprigionare&nbsp;540 cv (erogati ovviamente sull&rsquo;asse posteriore). Motore &ldquo;made in Maranello&rdquo;, proprio come quello della &ldquo;vera&rdquo; Stratos: il V6 della Ferrari Dino. Il prezzo? Oltre a quello della F430, il lavoro di conversione si attesta intorno al mezzo milione di euro. L'articolo continua nella prossima scheda &nbsp; Kimera EVO37  Altro restomod dedicato a una gloriosa Lancia, nello specifico la Rally 037, gruppo B erede della Fiat 131 Abarth Rally esaltata anche dal grande Walter Rohrl. Il &ldquo;remake&rdquo; &egrave; dell&rsquo;azienda torinese Kimera Automobili di Luca Betti, manager di successo e pilota professionista.&nbsp; Solo 37 gli esemplari di Kimera EVO37&nbsp;previsti, a un prezzo superiore ai 500.000 euro. La linea fonde passato e futuro, con dotazioni moderne (gruppi ottici Led e materiali di ultima generazione) e importanti aggiornamenti tecnici: telaio rivisto, roll bar, rinforzi e motore originale (il 4 cilindri in linea da 2.111 cc della Gruppo B da competizione, caratterizzato dalla doppia sovralimentazione volumetrico-turbo della Delta S4) potenziato grazie a gestione elettronica di motore e sovralimentazioni (al posto di quella meccanica e pneumatica). Ne derivano ben 505 cv e 550 Nm di coppia (di cui 400 Nm a soli 2.000 giri al minuto). L'articolo continua nella prossima scheda &nbsp; Ferrari Testarossa Officine Fioravanti  Il restomod di Officine Fioravanti si basa sulla prima serie di Ferrari Testarossa (1984), immediatamente riconoscibile per i cerchi con monodado e singolo specchietto retrovisore posizionato sul montante A sinistro. Esteticamente fedele all&rsquo;originale, l&rsquo;iconica supercar italiana si aggiorna con tecnologie moderne (l&rsquo;abitacolo di stampo retr&ograve; cela un sistema di infotainment e prese USB) e meccanica da sportiva attuale: il 12 cilindri boxer (sarebbe meglio definirlo V12 di 90&deg;) passa da 390 a ben 510 cavalli, con 600 Nm di coppia massima e quasi 325 km/h di punta. A &ldquo;domare&rdquo; tali numeri ci pensano elettronica (due mappature differenti, controllo di trazione, ABS) ed elementi dedicati come sospensioni elettroniche &Ouml;hlins, barre antirollio regolabili e cerchi in lega dal diametro differenziato (17&rdquo; anteriori, 18&rdquo; posteriori): questi permettono il montaggio di pneumatici di ultima generazione, ma anche dell&rsquo;impianto frenante maggiorato griffato Brembo. Il prezzo? Non meno di 300mila euro oltre a quello necessario per la Testarossa originale da modificare. L'articolo continua nella prossima scheda &nbsp; Lamborghini Diablo Eccentrica  Eccentrica, una start-up emergente fondata dal sammarinese Emanuele Colombini, appassionato delle supercar di Sant&rsquo;Agata Bolognese, ha presentato la sua prima &ldquo;creatura&rdquo;: si tratta di un restomod basato sulla leggendaria Lamborghini Diablo degli anni '90, che sar&agrave; prodotto in 19 unit&agrave;. La vettura ha debuttato in Italia e ha fatto bella mostra di s&eacute; all&rsquo;ultima edizione del Goodwood Festival of Speed, appena conclusa. Il design &egrave; stato affidato studio milanese BorromeodeSilva, mentre un team internazionale di ingegneria ha curato gli aspetti tecnici. Sebbene a un primo sguardo possa sembrare molto simile alla &ldquo;base&rdquo;, praticamente tutto &egrave; stato rivisto per rendere l&rsquo;Eccentrica al passo coi tempi: spiccano carrozzeria aggiornata, fari interamente LED (con gli anteriori dotati di palpebra retrattile) e aggressivo scarico a due uscite centrali realizzato da Capristo. Questo consente al propulsore di esprimere tutto il suo potenziale: il V12 da 5,7 litri, rigorosamente aspirato, &egrave; in grado di erogare 550 cv e 600 Nm di coppia massima grazie a elementi rivisti. Il cambio manuale originale, poi, &egrave; rimpiazzato da un inedito sei rapporti. &ldquo;Monstre&rdquo; anche il prezzo: 1,2 milioni di euro, da sommare a quello della Lamborghini Diablo &ldquo;base&rdquo; da fornire all&rsquo;azienda.       

Dalla New Stratos di Manifattura Automobili Torino alla Eccentrica su base Lamborghini Diablo: ecco i cinque migliori restomod italiani

TOP 5 restomod made in Italy, tra passato e futuro

        Lo scorso 27 gennaio &egrave; partita la 24esima edizione del Rally di Monte Carlo, al quale - vi avevamo raccontato - ha partecipato anche il Ceo Stellantis Carlos Tavares, a bordo di una&nbsp;Lancia Stratos HF&nbsp;del 1975 con speciale livrea Alitalia. Il 7 febbraio, dopo quasi quasi 300 km, Tavares ha tagliato il traguardo della competizione, lui che ha iniziato a correre su strada nel 1980, partecipando a oltre 500 gare su strada e in pista.  Icona Stratos La scelta della vettura del 1975, &nbsp;la stessa su cui all&rsquo;epoca gareggi&ograve; Sandro Munari, non &egrave; affatto casuale. Lancia &egrave;, ancora oggi, il Marchio che ha vinto di pi&ugrave; nel mondo dei Rally, collezionando ben 15 titoli mondiali, tra piloti e costruttori e la Stratos &egrave; una vera e propria leggenda del Motorsport, progettata appositamente per i Rally e costruita in soli 500 esemplari, vinse tre titoli mondiali consecutivi (1974, 1975, 1976) e due titoli europei, ritirandosi imbattuta dalle competizioni. E poi c&rsquo;&egrave; il design, che ha fatto innamorare gli appassionati: un coup&eacute; basso e filante, con la tipica forma a cuneo, arricchito successivamente dalla grafica dello sponsor Alitalia. L&rsquo;esperienza di Tavares &ldquo;Guidare Lancia Stratos su queste strade ricche di storia non implica solo passione, ma anche senso di responsabilit&agrave;, perch&eacute; Lancia Stratos non &egrave; solo una vettura, ma un monumento del Motorsport e del marchio Lancia&rdquo;, ha dichiarato Carlos Tavares che ha percorso quasi 300 km attraverso 17 prove speciali, dalle spiagge del Principato ai valichi innevati del Massiccio del Vercors. &ldquo;Il pubblico ci applaude e chiede di accelerare, perch&eacute; l&rsquo;emozione &egrave; fatta anche dal sound del motore che ne deriva. Guidare una vettura del genere e mettere in mostra le sue qualit&agrave; &egrave; anche un modo di far felice la gente&rdquo;. Lancia celebra i suoi 115 anni (e i 60 della Flaminia presidenziale) al Quirinale       

Il Ceo Stellantis con l&rsquo;iconica vettura simbolo del Motosport concludono la 24&deg; edizione della manifestazione

Carlos Tavares e Lancia Stratos tagliano il traguardo del Rally di Monte Carlo

Lancia Stratos è una vera e propria leggenda del Motorsport, progettata appositamente per i Rally e costruita in soli 500 esemplari, vinse tre titoli mondiali consecutivi (1974, 1975, 1976) e due titoli europei, ritirandosi imbattuta dalle competizioni. E poi c’è il design, che ha fatto innamorare gli appassionati: un coupé basso e filante, con la tipica forma a cuneo, arricchito successivamente dalla grafica dello sponsor Alitalia

Lancia Stratos, la sua storia

        Ospite d&rsquo;onore al Rally di Montecarlo, la cui 24esima edizione &egrave; partita il 27 gennaio 2022. Anzi due. Si tratta di una Lancia Stratos HF del 1975 con speciale livrea Alitalia, con a bordo Carlos Tavares, Ceo di Stellantis, che si &egrave; presentato ai nastri di partenza della manifestazione dedicata alle vetture storiche, una delle pi&ugrave; importanti a livello mondiale. Per questa edizione, il Rally di Montecarlo attinge alla formula pi&ugrave; tradizionale. Si parte da tre diverse localit&agrave;: Bad Homburg in Germania, Reims in Francia (da dove &egrave; partito Tavares a bordo della Lancia Stratos) e Milano in Italia. I 263 equipaggi hanno come meta finale Monte Carlo, per dare prova delle loro vetture nella vera e propria competizione, ormai diventata leggenda, composta da 17 prove di regolarit&agrave; per quasi 300 chilometri di percorso e che terminer&agrave;, sempre nel Principato, il 2 febbraio.  Lancia Stratos HF: a Milano l&rsquo;artista Radcliffe ricrea il mito in... tubi d&rsquo;acciaio La Lancia Stratos HF del 1975 Ma com&rsquo;&egrave; la vettura su cui gareggia Tavares? Non &egrave; sbagliato definirla pietra miliare nella storia del Marchio, anzi. Fortemente voluta, viene realizzata dal carrozziere torinese Nuccio Bertone, per sostituire la Lancia Fulvia HF nelle competizioni mondiali e in sole 500 unit&agrave;. Si tratta di una coup&egrave; filante, con motore posteriore a sei cilindri a V della&nbsp;Dino 246 Ferrari, che eroga 320 CV nella versione a 24 valvole. Il suo debutto in gara &egrave; datato 1974, ed &egrave; anche la prima auto al mondo a essere progettata appositamente per i Rally. Con l&rsquo;inizio della stagione 1975 arriva la livrea Alitalia, bianca e verde, per celebrare lo sponsor. Ma la veste diventa famosa in tutto il mondo un paio di anni dopo, quando il logo tricolore della compagnia aerea italiana viene sdoppiato e armonizzato alla forma a cuneo della vettura. Vogliamo parlare delle sue vittorie? La Stratos diventa regina di quegli anni, facendo suoi ben tre edizioni consecutive del Rally di Monte Carlo, tre&nbsp;titoli nel&nbsp;Campionato Mondiale Costruttori&nbsp;(1974,&nbsp;1975&nbsp;e&nbsp;1976) e due nell&rsquo;Europeo Piloti, oltre alla vittoria di Sandro Munari&nbsp;nel 1977 della&nbsp;Coppa Mondiale FIA Piloti Rally. La celebrazione La sua partecipazione della Stratos alla 24esima, dunque, celebra le sue vittorie e il suo essere iconica, oltre ai 115 anni del Marchio che ha vinto di pi&ugrave; nelle competizioni Rally. E non a caso, la sua livrea Alitalia viene considerata tra le pi&ugrave; belle di tutta la storia del Motorsport. Lancia celebra i suoi 115 anni (e i 60 della Flaminia presidenziale) al Quirinale       

L&rsquo;iconica vettura regina delle competizioni, con livrea Alitalia, &egrave; in gara con un pilota di eccezione: il Ceo di Stellantis

Lancia Stratos del 1975 al 24° Rally di Montecarlo: a bordo c’è Tavares

        Minimale ma estremamente evocativa, tanto pi&ugrave; se l&rsquo;ultima scultura in tubi di Benedict Radcliffe &ndash; artista poliedrico gi&agrave; noto per alcune opere automobilistiche simili &ndash; rappresenta la mitica Lancia Stratos HF, una vettura che dal suo debutto nel &rsquo;72 divent&ograve; subito la dominatrice del Campionato Mondiale Rally. Lancia Gamma Coup&eacute;: 9 meraviglie restaurate per omaggiare Aldo Brovarone  Riproduzione in scala 1:1 E proprio il suo fascino da imbattibile e le sue inconfondibili linee hanno ispirato l&rsquo;estro creativo di Radcliffe che, come gi&agrave; fatto in precedenza per altre vetture sportive iconiche, si &egrave; cimentato nella riproduzione in scala 1:1 della Stratos HF in tubi d&rsquo;acciaio. La scultura, presentata lo scorso 21 giugno 2021, rester&agrave; in esposizione permanente a Milano e anticipa un progetto promosso dal marchio di streetwear IUTER: una capsule collection in collaborazione con Lancia ed Heritage. Se la guardate bene la sentirete ruggire&hellip; Pulita nelle linee e accattivante per quello che rappresenta, subito dopo il primo sguardo la Stratos di Radcliffe evoca immediatamente il ricordo di quella vettura tanto bella quanto potente, che dalla seconda met&agrave; degli anni &lsquo;70 riusc&igrave; ad ottenere una lunga serie di successi che la fecero entrare di diritto nella storia dei Rally. Certo, si parla solo di tubi d&rsquo;acciaio, non ci sono i sedili, il cofano e il bagagliaio in lega leggera che nel &rsquo;70 vennero creati appositamente per le competizioni. Tuttavia, se ascoltate bene, proprio l&igrave;, in fondo nella vostra mente, di sicuro tra i tubi in acciaio di Radcliffe sentirete sicuramente ruggire il suo motore sei cilindri a V, all&rsquo;epoca preso in prestito dalla Ferrari Dino. Lancia, i 5 (+1) modelli che hanno fatto la Storia del Marchio       

La scultura, presentata lo scorso 21 giugno 2021, anticipa un progetto promosso dal marchio di streetwear IUTER: una capsule collection in collaborazione con Lancia ed Heritage

Lancia Stratos HF: a Milano l’artista Radcliffe ricrea il mito in... tubi d’acciaio

Quel suo fascino da imbattibile e le sue inconfondibili forme hanno ispirato l’estro creativo dell'artista che, come già fatto in precedenza per altre vetture sportive iconiche, si è cimentato nella riproduzione in scala 1:1 della Stratos HF in tubi d’acciaio. Ecco le foto

Lancia Stratos HF: Benedict Radcliffe omaggia il mito dei Rally anni '70

        Lo affermiamo consapevoli dell'impossibilit&agrave; di essere smentiti:&nbsp;la Stratos &egrave; una delle Lancia pi&ugrave; importanti di sempre. Innanzitutto perch&eacute; presentava delle forme che finalmente rompevano con il passato e la tradizione del marchio torinese: stup&igrave; tutti, infatti, quando nel 1973 Marcello Gandini e la Bertone la presentarono al grande pubblico. Bertone a Ginevra: rinascita con due elettriche NATA PER VINCERE I RALLY Prima vettura Lancia ad essere lanciata subito dopo l'acquisizione del brand da parte di Fiat, la Stratos ha costruito la sua gloria nel motorsport, diventando protagonista nel Mondiale Rally, competizione per la quale venne effettivamente realizzata. Se Lancia, ad oggi, ha 10 titoli Costruttori WRC, ben 3 sono arrivati grazie ai successi della Stratos, che ha anticipato i trionfi della Delta Integrale di un decennio abbondante. LANCIA L CONCEPT HOMAGE C'&egrave; chi ha deciso di rinverdire i fasti della Stratos, immaginandola come una hypercar moderna. Lo ha fatto il designer Guilherme Araujo, che ha pubblicato il suo lavoro sulla nota piattaforma web Behance. La sua Stratos, chiamata Lancia L Concept Homage, si ispira largamente alla Stratos Zero Concept del 1970 e anche alla Stratos HF che segu&igrave; l'anno successivo.  Caratterizzata da una forma a cuneo, la Lancia L Concept Homage ha uno stile elegante e spigoloso allo stesso tempo. Gli enormi passaruota dominano il frontale, abbinati a un fanale triangolare formato da tre piccole brre di luce e uno spoiler in bella vista. Le minigonne conducono poi lo sguardo verso la parte posteriore, in cui l'elemento pi&ugrave; evidente &egrave; l'ampio diffusore. TRA SOGNO E REALT&Agrave; Ad oggi, rivedere la Stratos nei listini Lancia &egrave; impossibile. La Casa ormai si dedica alla realizzazione di un solo modello, Ypsilon, con cui vince puntualmente le classifiche di vendita per quanto riguarda le segmento B.  La macchina sportiva rimarr&agrave; invece simbolo di un tempo fatto di idee, coraggio e tanta fantasia. Per riviverlo, servono anche modelli immaginari come Lancia L Concept Homage.&nbsp;       

Linee dinamiche e spigolose, ispirate al passato: ecco Lancia L Concept Homage, tributo alla regina dei rally anni '70 realizzato dal designer Guilherme Araujo

Lancia Stratos come una hypercar moderna: ecco come potrebbe essere

Ecco come potrebbe apparire la regina dei rally anni '70 se fosse una hypercar dei giorni nostri: il designer Guilherme Araujo l'ha omaggiata  immaginandola in una versione odierna, con linee dinamiche e spigolose

Lancia L Concept Homage, omaggio moderno alla Stratos: FOTO

Il disegno della Lancia Stratos guidata da Munari con Minnucci navigatore

Quarantacinque anni fa il suo debutto al Rally di Montecarlo 1975, a cui seguì la vittoria. Guidata da Munari (con Mannucci navigatore), la Stratos sbaragliò la concorrenza 

Lancia Stratos nei rally: nata per vincere FOTO

        Anniversari ricchi di ricordi, avventure e successi. Quarantacinque anni fa, infatti, la Lancia Stratos faceva il suo debutto al Rally di Montecarlo, quello del 1975 (non corso nei due anni precedenti). Di Lancia Stratos ce n&rsquo;erano addirittura tre con al volante Munari, Pinto e Andruet. Per il team Lancia, inoltre, c&rsquo;era anche la Beta Coup&eacute; di Ballestrieri.  MAUTO celebra il 70&deg; di Lancia Aurelia la madre di tutte le GT Nata per vincere I pronostici erano favorevoli. Tutti nell&rsquo;ambiente temevano la Lancia Stratos, un&rsquo;auto costruita per essere vincente. Gi&agrave; nella stagione precedente aveva sbaragliato la concorrenza, recuperando uno svantaggio iniziale su Fiat e vincendo il campionato. Queste erano le premesse con cui il team guidato da Cesare Fiorio arriva alla 43esima del Rally di Montecarlo, a cui si aggiunge una preparazione alla gara perfetta. Ma l&rsquo;imprevisto era dietro l&rsquo;angolo: durante i 4000 chilometri da percorrere a circa 50 km/h per giungere il principato, Ballestrieri e la sua Beta Coup&eacute; sono costretti a dare forfait.  La gara Durante la gara primeggia Munari (con Mannucci). I distacchi si fanno da subito importanti anche nei confronti delle altre due Stratos, quelle di Pinto e Andruet, che non riescono a raggiungere il traguardo. La stessa curva li mette fuorigioco, seppur in momenti diversi. La Lancia Stratos di Andruet finisce contro una roccia; Pinto non riesce a controllare la sua e si ritira. Chi non sembra avere problemi &egrave; la Stratos di Munari, perfetta e costante. Era diventato impossibile portare le tre al traguardo, ma c&rsquo;erano ottime probabilit&agrave; che una ottenesse la vittoria. E cos&igrave; &egrave; stato, con un vantaggio di ben tre minuti sui secondi. Tre come le vittorie consecutive che la Lancia Stratos otterr&agrave; a Montecarlo gli anni seguenti, fino alla conquista del Campionato del Mondo. Quando si dice nata per vincere. Lancia Delta: la sua storia       

Fu anche la prima apparizione nella competizione. Di Stratos in gara ce n&rsquo;erano tre, ma quella guidata da Munari (con Mannucci navigatore) trionf&ograve; al traguardo. Fu l&rsquo;inizio della leggenda

Lancia Stratos, 45 anni fa la prima vittoria al Rally di Montecarlo

Ispirata alla Lancia anni &#39;70 &egrave; una one-off realizzata nel 2010 da Pininfarina e Paolo Garella su impulso del collezionista tedesco Michael Stoschek. Telaio e motore, entrambi adattati, sono della Ferrari 430 Scuderia, per una potenza di 540 cv e uno scatto 0-100 km/h in soli 3,3 secondi. Al Salone di Ginevra 2018 la presentazione della prima edizione limitata della New Stratos, prodotta in 25 esemplari da Manifattura Automobili Torino.

New Stratos, la one off da sogno

Il perfetto regalo di Natale? Per chi pu&ograve; permetterselo, ovvero con 360.000 dollari, senza dubbio la Lancia Stratos HF Stradale.&nbsp;Stiamo parlando di una delle automobili, a nostro avviso, pi&ugrave; belle di sempre.  Il modello in questione, all&#39;asta su bringatrailer.com ha 71.000 km percorsi ed &egrave; del 1974. Oltre a essere stata una mitica dominatrice del Mondiale Rally, &egrave; un esempio magistrale di design. Realizzato da Marcello Gandini (Lamborghini Miura, Countach, Alfa Romeo Montreal, De Tomaso Pantera, Fiat X1/9) per Bertone. Il motore &egrave; il V6 Dino, concesso all&#39;epica da Enzo Ferrari: un 2.4 litri da 192 cavalli montato in posizione centrale. Capace di fare accelerare la Stratos stradale (980 kg di peso, telaio monoscocca centrale in acciaio) da 0 a 100 km/h in meno di 5 secondi. Un tempo eccezionale, oltre 40 anni fa.  Si tratta del 44&deg; esemplare di 492 costruiti. Dotato di documentazione completa, ed &egrave; rimasto in Italia per 40 anni prima di passare negli Stati Uniti. Le condizioni sono veramente eccezionali, verificate dall&#39;esperto Thomas Popper del Lancia Stratos Owners Club. I pezzi sono tutti originali, come riportano anche tutti i documenti delle manutenzioni ufficiali. Il numero di telaio &egrave; 214, assemblato presso lo stabilimento di Grugliasco di Bertone.  Il colore della carrozzeria Rosso Arancio Rally, i sedili tipo Havana. Tutto documentato, come i cambi di numero di targa: il primo proprietario TO R05675, il secondo RM&nbsp;Y70304. Un pezzo davvero speciale, e bellissimo, ma ci sono ancora solo due giorni per aggiudicarselo. Buone feste davvero, per il futuro proprietario. 

All&#39;asta un esemplare in condizioni eccellenti: il prezzo &egrave; di 360.000 euro

Il regalo di Natale perfetto: Lancia Stratos HF Stradale

&quot;C&rsquo;&egrave; una realt&agrave; commerciale che dice che il marchio Lancia al di fuori della rete italiana ha pochissimo valore. Abbiamo provato per dieci anni a cercare di piazzare la Lancia specialmente nei mercati mediterranei. Ma la Lancia &egrave; stata per dieci anni in perdita come &egrave; stata in perdita l&rsquo;Alfa Romeo. Cos&igrave; abbiamo dovuto fare una dura scelta. Come nel film &lsquo;La scelta di Sophie&rsquo; in cui solo una delle due bambine sopravvive. La Lancia non ha storia in America, non ha storia internazionale e sfortunatamente verr&agrave; ridotta a distribuzione solamente italiana&rdquo;.  Con questa orazione funebre, il numero uno di FCA, Sergio Marchionne ha definitivamente sepolto uno dei marchi pi&ugrave; prestigiosi della storia automobilistica, assieme ai sogni di rinascita di milioni di lancisti sparsi nel mondo che, nonostante tutto, continuano a esistere.  Mentre il gruppo PSA spende milioni di euro per lanciare e dare lustro al marchio DS, e lo stesso hanno fatto Toyota con Lexus, Renault con Alpine, Nissan con Infiniti, Honda con Acura e, perch&eacute; no, Volkswagen con Bugatti e BMW con Mini, in Italia si seppellisce un marchio con 110 anni di storia e una forte tradizione anche nello sport motoristico con titoli mondiali rally conquistati a raffica, semplicemente perch&eacute; &ldquo;non ha storia in America e non ha storia internazionale&rdquo;.  Ma sar&agrave; poi vero che la Lancia soffre di una mancanza di storia? Certo, se si decide di produrre un solo modello del segmento inferiore e non lo si commercializza o quasi sui mercati esteri, in pochi anni si pu&ograve; cancellare il ricordo di qualsiasi marchio. Nonostante tutto per&ograve; proprio una Lancia, l&rsquo;unica sopravvissuta, la Ypsilon, &egrave; tuttora al terzo posto assoluto fra le auto pi&ugrave; vendute in Italia e la prima del segmento B. Un risultato del genere qualcosa vorr&agrave; pur dire sul prestigio di cui pu&ograve; ancora contare il marchio. O no? Dieci anni di &ldquo;sforzi&rdquo;, come dice Marchionne, per rilanciare il marchio non sono pochi.  Ma cosa &egrave; stato fatto realmente dal gruppo FCA nei primi anni Duemila ad oggi per tornare ai successi degli anni Ottanta, quando Thema, Delta e Y erano ai vertici nei rispettivi segmenti premium, mentre la Lancia era protagonista nelle gare iridate nei rally e in pista? In realt&agrave; il listino della Casa torinese ha visto comparire in questi dieci anni ben poche novit&agrave;: pi&ugrave; o meno l&rsquo;equivalente di quelle che Audi o BMW presentano in dieci mesi.  E in molti casi si tratta di novit&agrave; per modo di dire: inutile ricordare l&rsquo;insuccesso della Thema by Chrysler del 2011. Un&rsquo;ammiraglia certo comoda e anche piacevole, ma per la quale non si possono chiedere 40 o 50 mila euro a chi si intende un minimo di automobili e sa benissimo che la nuova Thema altro non era se non la riedizione a tutti gli effetti, soltanto con lo scudetto Lancia sulla calandra, della Chrysler 300 presentata negli stessi mesi. Un&rsquo;auto dal design indiscutibilmente americano, con le sue forme squadrate, che ben poco aveva a che spartire con la tradizione delle linee classiche e morbide di Lancia. Se poi consideriamo che la Lancia-Chrysler non era un&rsquo;ammiraglia completamente nuova, ma soltanto il restyling della vecchia Chrysler 300 C del 2004 a sua volta prodotta utilizzando parte della meccanica di derivazione Mercedes di fine Anni 90, allora proprietaria della Chrysler, inutile chiedersi perch&eacute; gli automobilisti italiani e i lancisti l&rsquo;abbiano rifiutata.   E che dire della Flavia Cabriolet del 2012, uno dei maggiori flop della storia automobilistica del decennio? Una meteora in un mondo in cui le auto restano in listino sette/otto anni. La Flavia &egrave; uscita dal listino dopo appena un anno e mezzo dal debutto. Anche questa &egrave; colpa dello scarso appeal del marchio? Della mancanza di storia della Lancia sui mercati internazionali? O &egrave; invece responsabilit&agrave; del design tutt&rsquo;altro che accattivante di questa cabriolet, derivata dalla Chrysler 200 Convertible, con dimensioni (lunghezza 495 cm) e impostazione stilistica di taglio prettamente americano. Che differenza dalle sportive Lancia del passato disegnate da Pininfarina e dagli altri carrozzieri italiani!  Maggiore fortuna, ma non troppa, ha avuto l&rsquo;ultima monovolume Lancia, la Voyager del 2011, che anche nel nome ha ripreso pari pari le caratteristiche della gemella Chrysler, a cominciare dalle dimensioni chiaramente esagerate per il mercato europeo (522 cm di lunghezza e 200 di larghezza) e derivata, non va dimenticato, dalla Voyager presentata nel 2008, semplicemente migliorata con un restyling. Che tristezza il suo epilogo nel pensare che la deludente Voyager era l&rsquo;ultima erede di quell&rsquo;auto che negli Anni &lsquo;80, ai tempi della presidenza del mitico manager italo-americano Lee Iacocca, era stato un successo senza precedenti facendo nascere assieme alla Renault Espace il segmento dei monovolume. E aveva risollevato allora le sorti di una Chrysler che era prossima al fallimento.  Ma da queste esperienze deludenti si trae una lezione: &egrave; evidente che non si possono presentare modelli premium che sanno di &ldquo;gi&agrave; visto&rdquo;, con caratteristiche inadeguate per i mercati europei, e poi dare la responsabilit&agrave; dell&rsquo;insuccesso invece che alle scelte strategiche sbagliate, al fatto che &ldquo;il marchio Lancia ha pochissimo valore&rdquo;.  Non si pu&ograve; nemmeno dimenticare in questa lista negativa anche la Delta. &Egrave; stata presentata, nel 2008, la terza generazione di una compatta di successo nata a fine anni &lsquo;70. Che per&ograve; della prestigiosa protagonista dei mercati e dei rally iridati anni &lsquo;80 ha ripreso solo il nome. Mentre la prima Delta, firmata da Giugiaro, era compatta, squadrata, essenziale e sportiveggiante, l&rsquo;ultima Delta si present&ograve; con l&rsquo;ambizione di essere &ldquo;pi&ugrave;&rdquo; in tutto rispetto all&rsquo;antenata. Ma in realt&agrave; si &egrave; rivelata soltanto pi&ugrave; lunga (anche troppo), pi&ugrave; spaziosa e pi&ugrave; ambiziosa, senza invece possedere quell&rsquo;appeal e quel fascino della progenitrice.  Proprio la Delta poteva essere l&rsquo;artefice del successo Lancia, ma &egrave; stata sbagliata proprio dagli uomini del marketing, che hanno voluto puntare su un&rsquo;auto pretenziosa invece di cercare di capire i motivi del successo della prima Delta. E cos&igrave;, dopo soltanto sei anni, la due volumi del segmento medio &egrave; stata tolta dal mercato senza nemmeno cercare di rivedere il progetto: tanto la colpa dell&rsquo;insuccesso andava tutta allo scarso appeal del marchio!  Ma &egrave; veramente cos&igrave;? Crediamo di no e come noi la pensano molti esperti del mercato automobilistico, tanto che in questi mesi si &egrave; parlato a volte di uno spin off del marchio Lancia, che potrebbe avere molti possibili acquirenti, specie fra i gruppi automobilistici asiatici in cerca di un nome blasonato. Ma si pu&ograve; scommettere che un manager abilissimo come Marchionne non vender&agrave; mai la Lancia perch&eacute; &egrave; ben conscio delle potenzialit&agrave; del marchio, che si potranno concretizzare se verr&agrave; varata una gamma inedita, basata su meccaniche moderne, studiate per le esigenze dei mercati europei. Tutto questo potrebbe avvenire nel prossimo decennio, una volta celebrato l&rsquo;atteso matrimonio fra FCA e un altro grande Gruppo, pi&ugrave; dotato finanziariamente e tecnologicamente.  In attesa di tutto questo la Lancia davvero merita davvero di essere soppressa? Le possibilit&agrave; di investimento di FCA, si sa, sono potenzialmente limitate rispetto alla molteplicit&agrave; di impegni, gamme, stabilimenti e marchi che fanno capo a Fiat Chrysler, ma quanto potrebbe valere realmente la Lancia una volta rilanciata? E sfruttando le meccaniche pi&ugrave; recenti del Gruppo si potrebbe dare vita a una nuova gamma, casomai puntando su modelli di nicchia capaci di rilanciare l&rsquo;immagine del marchio? &Egrave; quello che abbiamo provato a ipotizzare, improvvisandoci noi per un giorno manager dell&rsquo;industria automotive. E spiegando ai vertici del gruppo FCA come con investimenti industriali contenuti, partendo da piattaforme del gruppo FCA gi&agrave; esistenti (quindi soltanto con l&rsquo;onore di realizzare un design originale legato allo stile Lancia) si potrebbe progettare una piccola gamma di vettura Lancia perfettamente in linea con la tradizione e l&rsquo;heritage del marchio torinese. Abbiamo ipotizzato cinque nuovi modelli che riprendono i concetti Lancia del recente passato, quelle che tutti, non solo in Italia, hanno ammirato quando le hanno viste sfrecciare in gara o sulle strade.  Con una gamma cos&igrave; articolata, ottenuta senza investimenti faraonici rispettando il principio delle economie di scala cui FCA &egrave; abituata, si otterrebbero quei risultati che in questi dieci anni sono stati soltanto sognati. Impossibile? Forse, ma dal migliore manager, soprattutto sotto il profilo finanziario, che la Fiat ha avuto negli ultimi cinquant&rsquo;anni ci si potrebbe augurare una mossa a sorpresa &ndash; anzi cinque mosse - per valorizzare questo marchio &ldquo;dimenticato&rdquo; del gruppo FCA.   La Deltona su base Giulia Veloce    La prima, e non poteva essere altrimenti, &egrave; la Delta Integrale, un modello di cui abbiamo anticipato alcune immagini e notizie nei mesi scorsi, quando si era affacciata l&rsquo;ipotesi di produrre un nuovo modello del Gruppo negli stabilimenti Maserati di Modena, altrimenti a rischio di chiusura. L&rsquo;idea di far rinascere in piccola serie la Delta pi&ugrave; amata dagli sportivi e dai lancisti &egrave; tutt&rsquo;altro che irrealizzabile. Si potrebbe costruirla sulla base della Giulia Veloce a trazione integrale, con forme pi&ugrave; compatte entro i 4,5 metri invece dei 4,64 della Giulia.  La &ldquo;Deltona&rdquo; nuova generazione potrebbe essere motorizzata con un 4 cilindri sovralimentato di minore cilindrata e meno potente del V6 da 510 cv della Quadrifoglio. Il propulsore ideale potrebbe essere il 2 litri benzina da 280 cv portato sopra i 300 cv montato trasversalmente. Su questa base potrebbe nascere una due volumi a trazione integrale compatta e potente, che avrebbe non soltanto il nome Delta ma anche e soprattutto lo &ldquo;spirito&rdquo; e l&rsquo;impostazione stilistica ripresi dalla celebre berlina campione del mondo rally e leggenda vivente fra tutti gli appassionati di auto sportive. Se non si vuole industralizzarla subito, si potrebbe tastare la risposta del pubblico presentandola come concept car, come fu fatto con la Fulvia e la Trepi&ugrave;uno, antesignana della 500. Poi potrebbe essere messa in produzione in base alla risposta del mercato, a un prezzo vicino a quello della Giulia Quadrifoglio, commercializzandola attraverso la stessa rete dei concessionari Alfa Romeo. Un investimento che in pratica si ripagherebbe da solo.   Fulvia: una 124 Spider con il tetto    La seconda auto della nostra ipotetica gamma &egrave; un&rsquo;altra piccola sportiva Lancia che riprende un nome glorioso: Fulvia. In questo caso potrebbe avere un prezzo pi&ugrave; abbordabile e caratteristiche alla portata di un pubblico pi&ugrave; vasto. La vedete in queste pagine con l&rsquo;inconfondibile fisionomia che riprende le linee della Fulvia Coup&eacute;. Il nostro designer Lorenzo Preti l&rsquo;ha realizzata partendo dalla meccanica e dalle dimensioni della Fiat 124 Spider, che &egrave; lunga 4,05 metri. Il risultato, come vedete, &egrave; di tutto rispetto. Del resto l&rsquo;idea &egrave; stata a un passo dall&rsquo;essere approvata dallo stesso Marchionne 14 anni fa, quando sulla base della splendida concept car Fulvia Coup&eacute; disegnata nel 2003 da Flavio Manzoni (attualmente capo del Centro Stile Ferrari) arriv&ograve; quasi il via al progetto del modello di serie.  In quel caso il progetto doveva adottare la meccanica della Fiat Barchetta: ma proprio quando si stava valutando la fattibilit&agrave; del programma l&rsquo;uscita di produzione della spider Fiat e la chiusura della carrozzeria Maggiora che la produceva, portarono all&rsquo;annullamento di un progetto che forse avrebbe cambiato molte cose nella storia della Lancia. In questa nuova ipotesi, riprendendo la meccanica a trazione posteriore della 124 Spider, si potrebbe adottare il 4 cilindri 1.4 litri da 170 cv per la pi&ugrave; sportiva versione HF e quello da 140 cv per la pi&ugrave; &ldquo;tranquilla&rdquo; GT. Bisognerebbe semplicemente rinegoziare l&rsquo;accordo industriale con Mazda che produce la meccanica delle spider italiane che com&rsquo;&egrave; noto derivano dalla MX-5. Poi, con un investimento tutto sommato sostanzialmente limitato, si potrebbe ridare vita a una coup&eacute; dal fascino ineguagliabile a un prezzo inferiore ai 50.000 euro.   Stratos-Ferrari per emozionarsi ancora    C&#39;&egrave; un altro modello sportivo che ha segnato la storia sportiva della Lancia e che potrebbe rivolgersi a un pubblico certamente pi&ugrave; ristretto e selezionato, disposto a spendere cifre superiori ai 100.000 euro per la riedizione moderna di una coup&eacute; supersportiva dall&rsquo;immagine vincente: la Lancia Stratos. Ecco la proposta del nostro designer Lorenzo Preti, che ripropone in chiave moderna gli stessi elementi stilistici che hanno reso famosa la coup&eacute; degli anni Settanta a motore posteriore trasversale realizzata da Bertone. Qui non pu&ograve; nascere il dubbio che non si trovino gli acquirenti perch&eacute; la Lancia non ha una storia internazionale. Molto pi&ugrave; probabilmente gli ordini per una vettura bellissima, dal fascino unico arriverebbero da ogni da ogni parte del mondo!  Naturalmente la meccanica della nuova Stratos dovrebbe essere all&rsquo;altezza dell&rsquo;immagine di questo modello. A questo proposito si possono valutare tre possibili alternative: la prima, certo quella ideale, &egrave; legata al progetto di una piccola Ferrari, di cui auto ha parlato nei mesi scorsi come della nuova Dino, anticipando quelle che potrebbero essere le linee e le caratteristiche tecniche della vettura. La Ferrari ha smentito l&rsquo;esistenza di qualsiasi progetto in proposito, ma nel frattempo sono stati visti sulle strade modenesi prototipi derivati dalla 488 con passo accorciato e motore a sei cilindri. Prova ne sia che qualcosa bolle in pentola.  Se questo progetto si concretizzer&agrave;, &egrave; evidente che derivare sulla base della futura possibile Dino anche una ipotetica Lancia Stratos sarebbe la soluzione ideale per ammortizzare i costi di sviluppo di un simile programma. Adottando sulle due sportive lo stesso telaio e il motore 6 cilindri a V da oltre 400 cv prodotto a Maranello per la Maserati. Questo permetterebbe anche di rispettare la tradizione: anche la Stratos quando fu presentata nei primi Anni Settanta, aveva una parentela con la Ferrari Dino 246 dell&rsquo;epoca di cui utilizzava lo stesso motore.  In alternativa, se si preferisce mantenere esclusiva la meccanica della Dino, per la Stratos potrebbero essere adottato il 4 cilindri 1750 cm3 da 240 cavalli (opportunamente potenziato fino al limite dei 300 cv) che spinge l&rsquo;Alfa Romeo 4C. Un propulsore comunque meno prestigioso e potente rispetto a un V6 Ferrari. Oppure si potrebbe utilizzare un telaio di derivazione Ferrari berlinetta accoppiato al motore 6 cilindri.   Signora Flaminia    La futura&nbsp;ammiraglia Lancia dovrebbe avere dimensioni leggermente superiori a quelle della Giulia, che &egrave; lunga 464 cm, per porsi a met&agrave; strada fra questa e la prossima berlina di punta Alfa Romeo, che si avviciner&agrave; ai 5 metri.   Meccanica derivata dalla Giulia, motorizzazioni ibride, assetto meno sportivo, maggiore confort e un design accattivante dovrebbero essere le sue armi vincenti. E il nome? Dopo avere &ldquo;bruciato&rdquo; i nomi Thema e Flavia con i modelli di scarso successo degli scorsi anni, la denominazione pi&ugrave; prestigiosa da rispolverare dall&rsquo;archivio Lancia &egrave; senza dubbio Flaminia.   Una nuova Delta su base Giulietta    Per completare &nbsp;l&rsquo;ipotetica gamma Lancia mancano due modelli meno sportivi ma pi&ugrave; trasversali. Quali? Per trovare la risposta, basta guardare ai successi degli anni Ottanta e ai due modelli che li hanno decretati, la Delta e la Thema. La meccanica della due volumi basata sulle stesse soluzioni adottate per la prossima generazione della Giulietta e quella dell&rsquo;ammiraglia ripresa dal telaio dalle caratteristiche eccezionali della Giulia, basato sul pianale di nuova concezione &ldquo;Giorgio&rdquo;, permetterebbero di realizzare facilmente le due nuove berline Lancia.  Baster&agrave; ammorbidirne lo spirito sportivo rispetto ai modelli Alfa, dotarle di un confort pi&ugrave; accentuato, aggiungere una o pi&ugrave; motorizzazioni ibride e una carrozzeria che nel design, specie per la Delta, riprenda gli stilemi del passato. 

Marchionne ha calato il sipario, ma FCA avrebbe pianali e motori per le prossime Delta Integrale, Stratos, Fulvia e Flaminia ...

Ri-Lancia in 5 mosse, l&#39;ipotetico ritorno al futuro

A Villa d'Este, all'asta di Sotheby in concomitanza con il Concorso d'Eleganza 2015, la scena sar&agrave; tutta per il lotto di Ferrari storiche che verr&agrave; battuto il prossimo 23 maggio, tuttavia, una parte di Cavallino rampante sar&agrave; anche sotto al cofano della Lancia Stratos HF Stradale, esemplare destinato a passare sotto il martello del battitore, con quotazioni che oscillano tra i 350 e 450 mila euro. E' un esemplare conservatosi perfettamente, del 1974, originale Lancia e a lungo appartenuto alla casa madre, prima di essere ceduto alla concessionaria Beretta.    La storia dell'auto che riporto Lancia a dominare nei rally &egrave; affascinante e affonda le radici nel 1970, anno in cui al Salone di Torino Bertone present&ograve; il concept Stratos Zero. Allora, i due Fiorio, Sandro - capo pubbliche relazioni della casa italiana - e il figlio Cesare, intuirono che quella poteva essere il modello del rilancio in campo sportivo. Serv&igrave; un anno appena perch&eacute; arrivasse la HF, progetto con lo stile firmato Marcello Gandini e il via libera di Gobbato, direttore generale al tempo, che "subordin&ograve;" l'ok all'ottenimento del motore V6 Dino da Enzo Ferrari.   L'operazione and&ograve; a buon fine e collocato in posizione centrale si trova un 2.4 litri da 192 cavalli, pi&ugrave; che sufficienti per staccare uno 0-100 da supercar, dichiarato inferiore ai 5" - possibile grazie alla massa contenuta in 980 kg - a fronte di una velocit&agrave; massima di 220 km/h. Alimentato da 3 carburatori Weber, il propulsore era abbinato a un cambio manuale 5 marce. Nel 1972 debutta con Sandro Munari al Tour de Corse, mentre i successi iridati giunsero poco dopo: dal 1974 al 1976, tre mondiali in sequenza.  Fabiano Polimeni

Al Concorso d'Eleganza verr&agrave; battuto un esemplare del 1974. Quotazione a sei zeri per la regina dei rally

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