ANFIA: perdita di 73.000 posti di lavoro nel comparto, non compensati dalla transizione

ANFIA: perdita di 73.000 posti di lavoro nel comparto, non compensati dalla transizione

Secondo l'Associazione Nazionale Filiera Industria Automobilistica solo 6.000 posizioni lavorative saranno create dalla mobilità elettrica.

di Francesco Forni

07.06.2022 ( Aggiornata il 07.06.2022 08:59 )

Durante l’Assemblea Pubblica ANFIA, intitolata “Muoversi nel XXI secolo: whatever it takes – L’automotive tra sviluppo sostenibile, transizione energetica e nuovi equilibri internazionali” sono emersi temi di grande attualità.

In vista della votazione in sessione plenaria al Parlamento europeo del pacchetto di riforme climatiche Fit for 55, che tocca il settore automotive su vari fronti, in primis quello della revisione del Regolamento per la riduzione delle emissioni di CO2 delle auto e dei veicoli commerciali leggeri al 2025 e al 2030, il Presidente ANFIA Paolo Scudieri ha ribadito la necessità di un approccio realistico e non ideologico, ambientalmente ambizioso, ma anche socialmente compatibile e industrialmente competitivo: “lo sviluppo della mobilità elettrica è un pilastro fondamentale, è una delle tecnologie del futuro, è un percorso abbracciato da tutti i costruttori di veicoli e siamo chiamati a sollecitare le aziende della filiera a cogliere le opportunità di sviluppo offerte dall’elettrificazione”.
Diverso è, tuttavia, ostinarsi ad abbracciare una sola tecnologia, ad oggi di totale dominio asiatico, creando pericolosi squilibri nel mercato e in ambito sociale, per il forte impatto che implica sul sistema industriale: in Italia abbiamo stimato la perdita di circa 73.000 posti di lavoro nei prossimi anni, non compensati dalle circa 6.000 nuove posizioni che creerà la mobilità elettrica. Apriamoci, quindi, al contributo che alla decarbonizzazione della mobilità di persone e merci, individuale e collettiva, possono dare, insieme all’elettrico, i biocombustibili (Biometano, BioLNG), i carburanti sintetici, l’idrogeno (sia come vettore per il motore endotermico sia le fuel cells), tecnologie su cui la filiera crede tantissimo e su cui sta già facendo grandi investimenti”.Una esortazione quella di Scudieri al legislatore europeo, affinché questo eviti di distruggere il proprio comparto produttivo della mobilità per abbracciare un unico sistema di mobilità e consegnare una intera filiera e una intera economia agli asiatici.

"Diverso è, tuttavia, ostinarsi ad abbracciare una sola tecnologia, ad oggi di totale dominio asiatico, creando pericolosi squilibri nel mercato e in ambito sociale, per il forte impatto che implica sul sistema industriale: in Italia abbiamo stimato la perdita di circa 73.000 posti di lavoro nei prossimi anni, non compensati dalle circa 6.000 nuove posizioni che creerà la mobilità elettrica. Apriamoci, quindi, al contributo che alla decarbonizzazione della mobilità di persone e merci, individuale e collettiva, possono dare, insieme all’elettrico, i biocombustibili (Biometano, BioLNG), i carburanti sintetici, l’idrogeno (sia come vettore per il motore endotermico sia le fuel cells), tecnologie su cui la filiera crede tantissimo e su cui sta già facendo grandi investimenti”.

Una esortazione quella di Scudieri al legislatore europeo, affinché questo eviti di distruggere il proprio comparto produttivo della mobilità per abbracciare un unico sistema di mobilità e consegnare una intera filiera e una intera economia agli asiatici.

Cosa ha detto il Ministro

Giancarlo Giorgetti – Ministro dello Sviluppo Economico – ha ribadito come puntare tutto su un’unica tecnologia non sia la soluzione migliore per affrontare il cambiamento climatico. Il Ministro ha sottolineato come il Governo italiano abbia tenuto una posizione diversa rispetto agli altri Stati dell’UE sui regolamenti in discussione, difendendo la neutralità tecnologica e guardando all’idrogeno: “io confido in modo particolare nei biofuel, ambito in cui noi italiani possiamo insegnare. Non possiamo affidare un settore a una tecnologia detenuta, di fatto, in larga parte dalla Cina”.
È necessario maggiore realismo e pragmatismo, ha rimarcato Giorgetti. Gli ultimi eventi hanno mostrato che quelli che sembravano indiscutibili dogmi devono essere rivalutati, ne è un esempio il gas: messo al bando finchè la realtà ha dimostrato che non è possibile farne a meno. “Abbiamo bisogno di uno Stato che offra agli imprenditori gli strumenti per affrontare questo processo di riconversione, non ci può essere sviluppo economico senza l’industria e la manifattura

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