Fondata nel 1900 a Milano, Isotta Fraschini è stata per anni un Costruttore all'avanguardia di vetture di lusso e sportive: ecco i modelli più importanti della sua lunga storia

Isotta Fraschini, la storia dell'icona italiana che si prepara a rinascere

<p>Nella lunga storia dell'industria automobilistica italiana ci sono nomi prestigiosi e dimenticati, come <strong>Isotta Fraschini. Fondata a Milano nel 1900</strong> da Cesare Isotta e da Vincenzo, Oreste e Antonio Fraschini, nei primi anni del secolo scorso era stata<strong> una delle Case italiane di lusso e sportive più prestigiose.</strong> Poi, dopo la Seconda Guerra Mondiale, il declino a cui seguì la cessazione delle attività, alcuni passaggi di proprietà e un tentativo di rilancio – fallito – negli anni '90.</p>
<p>Oggi, <strong>a oltre 120 anni di distanza dalla sua fondazione, Isotta Fraschini si prepara a rinascere con una nuova anima</strong>. Il primo assaggio della nuova vita dello storico Marchio si avrà già nel 2023, con <strong>il ritorno di una vettura da competizione</strong>, che gareggerà nel Mondiale Endurance. Poi sarà la volta di una nuova serie di vetture stradali, hypercar elettriche a elevatissime prestazioni. Per non dimenticare una Casa automobilistica che ha contribuito a rendere l'Italia dei motori quella che è adesso.</p>
<p>Ma<strong> quali sono i modelli che hanno costituito le principali tappe della storia di Isotta Fraschini</strong>, dai primi passi all'inizio del '900 fino ai recenti tentativi di rilancio?  Scopriamolo nelle prossime schede.</p>
<p><a href="https://www.auto.it/news/saloni/2022/10/21-5821309/auto_e_moto_d_epoca_al_via_il_salone_di_padova_dedicato_alle_storiche">Auto e Moto d'Epoca, al via il salone di Padova dedicato alle storiche</a></p>
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<h2>Tipo Runabout, 1901</h2>
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<p>Dopo aver avviato le proprie attività come<strong> fornitore di servizi per altre Case</strong> (rimessaggio, manutenzione, riparazione e vendita, soprattutto di modelli Renault) Isotta Fraschini in breve di produrre i propri veicoli. Nacque così, <strong>nel 1901, la Tipo Runabout</strong>, sviluppata come vettura leggera con un motore di ridottissima cilindrata (circa 0,6 litri). <span style="font-family: -apple-system, BlinkMacSystemFont, 'Segoe UI', Roboto, Oxygen, Ubuntu, Cantarell, 'Open Sans', 'Helvetica Neue', sans-serif;">Si trattava di un veicolo estremamente semplice, a metà strada tra le automobili e le carrozze, come era di consueto all'epoca. La strada era segnata: </span><strong style="font-family: -apple-system, BlinkMacSystemFont, 'Segoe UI', Roboto, Oxygen, Ubuntu, Cantarell, 'Open Sans', 'Helvetica Neue', sans-serif;">negli anni successivi, Isotta Fraschini avrebbe dato il via a una produzione automobilistica apprezzata in tutta Italia</strong><span style="font-family: -apple-system, BlinkMacSystemFont, 'Segoe UI', Roboto, Oxygen, Ubuntu, Cantarell, 'Open Sans', 'Helvetica Neue', sans-serif;">, ma anche all'estero.</span></p>
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<h2>Tipo FE/FENC, 1908</h2>
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<p>Dopo aver presentato, nel 1905, la Tipo D, modello dallo scarso successo, un punto di svolta nella storia di Isotta Fraschini ci fu nel 1908 con la Tipo FE. Modello da corsa, sviluppato da Giuseppe Stefanini e Giustino Cattaneo, era dotato di un moderno <strong>motore a 4 cilindri da 1,2 litri da 18 cavalli</strong>: partecipante a diversi gran premi, era in grado di raggiungere la velocità, elevatissima per l'epoca, di 100 km/h.</p>
<p>La Tipo FE venne estremamente apprezzata, tanto da spingere il Costruttore milanese a <strong>dare vita a una versione pensata per la strada: era così nata la Tipo FENC</strong>, considerata una tra le prime vetture sport mai realizzate.</p>
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<h2>Tipo KM, 1910</h2>
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<p>Due anni dopo venne fatto un ulteriore passo avanti, con una vettura di dimensioni maggiori e soprattutto dotata di un motore di dimensioni molto maggiori: un<strong> quattro cilindri da 10,6 litri e una potenza che andava da 100 a 140 cavalli a seconda della versione</strong>, con una velocità massima che raggiungeva i 160 orari. Abbastanza da renderla una delle auto più potenti e più veloci dell'epoca. Basti dire che, nel 1913, un esemplare della Tipo KM <strong>girò sul circuito di Indianapolis in 1 minuto e 52 secondi</strong>, 6 secondi meglio della media del vincitore di quell'anno.</p>
<p>Realizzata in circa 50 esemplari tra il 19010 e il '14 e dotata di trasmissione a catena, la Tipo KM <strong>proponeva alcune soluzioni molto avanzate, come la presenza dei freni su tutte e quattro le ruote.</strong></p>
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<h2>Tipo IM, 1913</h2>
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<p>Dopo la KM fu poi la volta della IM, uscita tre anni dopo e anch'essa dotata di un motore a 4 cilindri in linea di grandissima cilindrata: un <strong>7,6 litri capace di sviluppare una potenza massima di 135 cavalli a 2.350 giri/min</strong>. Si trattava, come nel caso della Tipo D e della Tipo FE, di una vettura sviluppata per le corse e che ha partecipato a diverse competizioni dell'epoca.</p>
<p>Nel 2019, un esemplare della Isotta Fraschini Tipo IM è stato <strong>venduto all'asta per oltre 2,6 milioni di dollari.</strong></p>
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<h2>Tipo 8, 1919</h2>
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<p><strong>Un ulteriore importante passo in avanti venne fatto nel 1919, con l'introduzione della Tipo 8</strong>. una vettura di lusso che avrebbe poi dato vita a numerose evoluzioni, e apprezzatissima sia in Italia che fuori dai confini nazionali. Si trattava di una vettura innovativa, la prima di serie a montare un motore a 8 cilindri. Si trattava di un<strong> 5,9 litri con potenza fino a 90 cv e velocità fino a 125 km/h</strong>. Il prezzo? Molto elevato, ben 150.000 lire.</p>
<p>Tanti i nomi famosi che figurano nell'elenco dei proprietari di questo modello: <strong>da Gabriele d'Annunzio a Rodolfo Valentino, passando per Al Capone e Benito Mussolini</strong>, che ne ordinò tre esemplari. In tutto, della Tipo 8 furono prodotte quasi 1.400 unità. Il modello venne poi sostituito nel '24 dalla Tipo 8A e nel '31 dalla Tipo 8B, che ne miglioravano le caratteristiche anche se <strong>i risultati commerciali non furono altrettanto positivi</strong>, soprattutto a causa della crisi del '29.</p>
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<h2>Autocarri, filobus e motori aeronautici</h2>
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<p>Nella prima metà del secolo scorso non era raro che i Costruttori automobilistici, inclusi quelli specializzati nella produzioni di veicoli sportivi e di lusso, si dedicassero anche al settore dei mezzi pesanti. Isotta Fraschini non faceva eccezione, e dagli anni '30 <strong>si dedicò anche alla realizzazione di autocarri, come il D65, il D70M e il D80, ma anche filobus, come l'F1 e TS 40 F1. </strong></p>
<p>La produzione di mezzi pesanti si concentrò soprattutto nel corso del secondo conflitto mondiale. In quel periodo <strong>ebbe una fondamentale importanza anche un altro settore, quello dei motori aeronautici.</strong></p>
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<h2>Tipo 8C Monterosa, 1947</h2>
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<p>Dopo la Seconda Guerra Mondiale, Isotta Fraschini era determinata a <strong>far ripartire la produzione di vetture di lusso, con un nuovo modello, denominato Tipo 8C Monterosa</strong>. Si trattava di una vettura di alta gamma, dotata di un motore V8 da 3,4 litri e 125 cavalli.</p>
<p>L'auto non raggiunse però mai la produzione in serie: a causa di fortissime difficoltà economiche, <strong>mancavano i fondi per realizzare il nuovo modello, ma anche per la sopravvivenza stessa della Casa</strong>. Tanto che Isotta Fraschini fu costretta alla liquidazione, interrompendo qualsiasi attività di produzione di auto.</p>
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<h2>T8 e T12, il tentativo di rilancio con Audi</h2>
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<p>Negli anni '90 il nome Isotta Fraschini sembrava pronto a tornare finalmente sul mercato, più di 50 anni dopo dall'ultima vettura prodotta.<strong> Il progetto di rilancio, finanziato da contributi statali, vedeva in collaborazione la Carrozzeria Fissore</strong>, che aveva recentemente rilevato i diritti sul nome del brand, <strong>insieme ad Audi. </strong></p>
<p>La collaborazione si realizzò nella produzione di due modelli di lusso a elevate prestazioni:<strong> la T8 e la T12</strong>. La prima venne presentata al Salone di Parigi del 1988, ed era una lussuosa cabriolet derivata dall'Audi A8, ed equipaggiata con <strong>un'unità V8 da 4,2 litri e 300 cavalli di potenza</strong>. La T12 invece era una berlinetta a quattro posti, presentata nella stessa edizione della kermesse francese: era<strong> dotata di un V12, sempre di derivazione Audi</strong>, che sviluppava 400 cavalli.</p>
<p><strong>Di questi due modelli vennero realizzati però solo alcuni esemplari dimostrativi</strong>: nel '98 Audi acquisì il controllo di un altro prestigioso brand italiano, Lamborghini, facendo interrompere la collaborazione con Fissore. In breve il progetto naufragò, <strong>facendo sfumare ogni speranza di rivedere una vettura a marchio Isotta Fraschini sulle strade.</strong></p>
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<h2>Il progetto LMH e il nuovo rilancio</h2>
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<p>Più di vent'anni dopo il tentativo fallito di Fissore e Audi,<strong> Isotta Fraschini si prepara a un nuovo rilancio, che stavolta sembra avere tutte le carte in regola per andare in porto</strong>. A segnare il grande ritorno dello storico brand sarà la Tipo 6, una vettura da competizione realizzata secondo le regole della categoria Hypercar del Mondiale Endurance, e che debutterà nel corso della stagione 2023. Sviluppata nella galleria del vento della Williams, <strong>la Tipo 6 sarà equipaggiata con un motore V6 sovralimentato da 3 litri, con 700 cavalli</strong>, dotato di un sistema ibrido che porterà la potenza complessiva a 1.000 cv, a fronte di un peso di 1.030 kg.</p>
<p><strong>L'obiettivo? Scendere in pista nella prossima 6 Ore di Spa-Francorchamps</strong>, per poi arrivare alla mitica 24 Ore di Le Mans per lottare con gli altri agguerriti team della classe Hypercar, Ferrari inclusa. Ma non solo: la nuova società che gestisce Isotta Fraschini, <strong>con base a Padova e le strutture tecniche di Michelotto</strong>, punta a realizzare anche vetture stradali. Supersportive, velocissime e probabilmente elettriche, per portare l'iconica Casa milanese nel futuro dell'automobile.</p>

<p>Fondata nel 1900 a Milano, Isotta Fraschini è stata per anni un Costruttore all'avanguardia di vetture di lusso e sportive: ecco i modelli più importanti della sua lunga storia</p>