Pink Motor Day, la terza edizione è contro la disparità salariale di genere

Pink Motor Day, la terza edizione è contro la disparità salariale di genere

L'evento, focalizzato sulle donne nel mondo dell'automotive, ha sollevato diverse riflessioni sul dislivello - soprattutto di potere - che ancora c'è fra i due sessi

di Monica Secondino

08.03.2024 ( Aggiornata il 08.03.2024 12:40 )

Mind the gap è stato il titolo della terza edizione del Pink Motor Day, evento da sempre dedicato alle donne nel mondo dell’automotive e della mobilità, che si è svolto a Milano. La frase iconica che richiama la metropolitana londinese è stata trasformata in un monito: attenzione al pay-gap. Il tema dell’evento, realizzato da Fleet Magazine in collaborazione con l’Osservatorio Top Thousand e il patrocinio del Comune di Milano e delle Associazioni Aniasa, Unrae e Valore D, è stato sviscerato in quattro panel che hanno visto alternarsi sul palco professioniste del settore e giornaliste.

Manuela Palmieri, Arval Italia, Massimiliano Maini, Sixt Italia, Rita Querzè del Corriere della Sera hanno parlato del denaro, nel tavolo dal titolo: “Parliamo di soldi”. Alessandra Agostini, Athlon Italia, Biancamaria Caroli, Terna S.p.A., Laura Spatola, Noleggiare e Rachele Mancinelli, Guala Closurer Group si sono occupate della mobilità aziendale nel panel “Chi decide come ci spostiamo?”. Enza di Paola, Comoli, Ferra e C. S.p.A, Ilaria Bono, Toyota Motor Italia e Marco Olcelli, Fratelli Giacomel al tavolo della filiera della mobilità si sono chiesti se sia una “Roba da maschi?”. Infine Elisabetta Cozzi, Museo Fratelli Cozzi, Maria Leitner, giornalista del TG2 e Monica Secondino, giornalista e giurata WWCOTY, hanno affrontato il tema relativo alla comunicazione interrogandosi su “Come parliamo di mobilità?”.

Un gap di genere ancora irrisolto

Nel 2022 lo stipendio medio di una lavoratrice donna è stato 20.378 euro, quello di un uomo 27.254 (dati INPS 2022). Sempre l’Istituto pensionistico certifica che il differenziale di genere del reddito medio da lavoro supera gli 8-9 mila € nelle classi di età adulte oltre i 45 anni, toccando il massimo tra 50 e 54 anni con un differenziale di circa 9.500 € tra uomini e donne. Si tratta di cifre che danno una prima, semplice, lettura di un problema più ampio fatto di opportunità mancate e diseguaglianze, ma parlano anche di una perdita sociale ed economica le cui conseguenze ricadono su tutta la società. I dati presentati da Naila Pratelli, Program Manager learning and development di Valore D, descrivono una realtà che vede l’Italia scivolata al 79° posto (dal 66° dell’anno precedente), dietro Uganda e Zambia, su 146 Paesi del Global Gender Gap Index 2023, preparato dal World Economic Forum e al 104° posto nella partecipazione economica.

Nel 2022 il pay gap nel settore privato era pari al 15,4%, secondo i dati di Eurostat. Una fotografia preoccupante che, tradotta, significa che ci vorranno 131 per raggiungere la parità di genere (a livello globale). Secondo l’Inclusion impact index, preparato da Valore D raccogliendo i dati delle 350 aziende associate, le donne rappresentano il 40% della popolazione aziendale, che però scende all’aumentare del ruolo: le donne dirigenti sono meno del 23%. Le ragioni di questi gap vanno ricercate in temi culturali e di welfare pubblico, uno su tutti: in Italia le donne si fanno carico del 70% del lavoro non retribuito di assistenza e cura (dati OECD 2022). Per colmare l’innegabile divario di genere è necessario che le donne siano più consapevoli delle loro competenze e del loro valore sul mercato del lavoro. Ma non basta.

Obiettivo promozione politiche inclusive

Tra gli ospiti anche Alessia Cappello, Assessora allo Sviluppo economico e alle Politiche del Lavoro del Comune di Milano, che ha ribadito come “promuovere politiche inclusive per garantire l’uguaglianza sul posto di lavoro è uno degli obiettivi principali che mi sono posta sin dall’inizio del mio mandato. La strada per superare le discriminazioni di genere è ancora lunga, anche perché in Italia il tasso di disoccupazione femminile è tra i più bassi d’Europa. Ci vorrebbero riforme strutturali, molti più servizi e un maggior supporto economico, specialmente a Milano, dove il costo della vita è particolarmente alto. Ma alla base serve un cambiamento culturale che si realizza facendo rete tra famiglia, scuola, istituzioni, mondo dell’impesa. Perché certo le leggi e le politiche sono importanti, ma ognuno di noi deve fare la sua parte per combattere gli stereotipi di genere.”

Con riferimento all’industria automotive, una survey di GiGroup Holding ha verificato come solo il 50% degli intervistati affermi che la propria azienda garantisce parità di retribuzione e opportunità alle donne e il 40,8% offre alle lavoratrici orari flessibili, congedi parentali e facilitazioni. L’Italia è però risultata, secondo lo studio, il Paese più attento tra gli 11 presi in esame nell’impegno a garantire la parità di retribuzione e opportunità di avanzamento di carriera (66%) e si è posizionata bene anche nella promozione di modelli e leadership femminile (56% delle aziende) e nell’organizzare iniziative di inclusione e sensibilizzazione.

Qualche numero positivo

Intervenuta all’evento anche Cristiana Petrucci, Responsabile del Centro Studi e Statistiche UNRAE che ha esaminato gli ultimi dati sulle abitudini di acquisto delle donne in tema di automobili. Nel 2023 la componente femminile di acquirenti privati di autovetture ha ceduto un punto, fermandosi al 40,6% del totale immatricolazioni di nuove auto. Si conferma in progressiva crescita il prezzo medio ponderato delle auto nuove scelte dalle donne che, in linea con il trend di incremento generale e con il tasso di crescita di quello maschile, nel 2023 è arrivato a oltre 24.500 euro (+9,5%); quello delle auto scelte dagli uomini è salito a 31.100 euro (+9,3%).

In progressiva crescita anche il prezzo medio ponderato delle auto usate scelte dalle donne che nel 2023 è arrivato a oltre 7.900 euro (+10,8%) mentre quello degli uomini è salito a circa 9.450 euro (+10%). Complessivamente gli acquisti di auto nuove delle donne si concentrano nei segmenti di ingresso del mercato, A e B, che rappresentano l’82,1% del totale, di cui oltre il 62% nel segmento B. Forte l’orientamento verso i SUV, come nel mercato in generale. Al primo posto viene scelto il motore a benzina (38,3%) seguito a ruota dalle auto ibride che recuperano un paio di punti e, nel 2023 tocca il 35,6% delle preferenze (un punto in meno rispetto a quelle degli uomini). In calo il diesel al 7,2% (che è pari all’11,2% per gli uomini) e cresce il Gpl al 14,6%. Le elettriche pure nel 2023 recuperano qualche decimale e toccano il 2,8%, al di sotto del 4,2% delle scelte maschili. Stabili le plug-in all’1,4%.

Da tutti gli interventi registrati in occasione dell’evento è emersa la necessità per le aziende automotive e del settore della mobilità di puntare sulla parità di genere, non solo per una questione etica, ma per migliorare la propria competitività: alla luce della crescente platea di donne che oggi acquistano un’auto, avere una o più donne nel top management, che sappiano intercettare le esigenze e le preferenze di questo importante segmento di mercato, può risultare un fattore determinante.

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