Mazda, una tradizione da antologia

Un esemplare unico di RX-3 del 1974 esposta al The Petersen Automotive Museum di Los Angeles racconta la scienza del motore rotativo, il coraggio di una invenzione destinata a rinascere.

di Redazione

31.05.2018 ( Aggiornata il 28.09.2018 05:45 )

L'esemplare unico è esposto al The Petersen Automotive Museum di Los Angeles, nel percorso The Roots of Monozukuzi (termine giapponese per dire in una parola “l'arte, la scienza e il mestiere di fare le cose”), esposizione dedicata alla storia e artigianalità delle auto giapponesi e vi resterà fino ad aprile del 2019.

Non era fiacco, il Wankel 20B con doppio turbocompressore che debuttò sulla Mazda Eunos Cosmo nel 1990. Trecento cavalli, validissimo biglietto da visita per una GT. DNA Garage, californiani di Santa Ana, mettono le mani su quella che è ritenuta una rarità tra i motori rotativi - venne impiegato solo sulla Cosmo, poi si sviluppò l'unità per RX-7 - ed elaborano il motore fino a ottenere 405 cavalli.

Secondo passaggio che disegna l'unicità della Mazda RX-3 del 1974 restaurata, accoppiarla al suddetto Wankel 20B. Le differenze nella carta d'identità, essendo stata prodotta tra il 1971 e il 1978 la RX-3, sviluppato da fine anni Ottanta il rotativo 20B, generano l'esclusività assoluta.

Mazda RX-3, rotativo da Museo: foto

Mazda RX-3, rotativo da Museo: foto

L'operazione rinascita di DNA Garage, specialista nel trattamento di motori rotativi Wankel, si concentra su una RX-3 del 1974 motorizzata dall'unità a triplo rotore 20B di fine anni Ottanta. Oltre 100 cavalli l'incremento di potenza, l'elaborazione (con restauro) entra al Petersen Automotive Museum per celebrare la storia dell'auto made in Japan

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Sembra uscita da un garage di Ken Block, la giallo-verde RX-3, colori che richiamano quelli di Yoshimi Katayama, pilota a tutto tondo, due e quattro ruote, quattro gare vinte, una nella Classe 125 del motomondiale a metà anni Sessanta, ma anche pilota ufficiale Mazda con due successi di Classe alla Daytona del '79 e dell'82, e tre a Le Mans.

Carreggiate allargate, fanaleria supplementare, abitacolo svestito di tutto il superfluo: restano appena i due sedili, avvolti dalla gabbia di protezione, la strumentazione digitale da corsa e un volante con il piantone che ti guarda dritto negli occhi, a tu per tu, altro che airbag.

L'esemplare unico è esposto al The Petersen Automotive Museum di Los Angeles, nel percorso The Roots of Monozukuzi (termine giapponese per dire in una parola “l'arte, la scienza e il mestiere di fare le cose”), esposizione dedicata alla storia e artigianalità delle auto giapponesi e vi resterà fino ad aprile del 2019.

Nostalgia canaglia, di un Wankel uscito di scena che, si vocifera, forse potrà avere un futuro in abbinamento all'elettrico. Nostalgia di un'unicità tecnica portata avanti da Mazda fino al canto del cigno di RX-8: il motore rotativo. Restano, sparse per il globo, oasi felici di appassionati e specialisti che dedicano tempo e competenze alla rinascita di modelli dimenticati. Ovviamente, con la giusta spinta sull'acceleratore: del look e delle prestazioni. Non era certo fiacco, il Wankel 20B che debuttò sulla Mazda Eunos Cosmo nel 1990. Trecento cavalli, validissimo biglietto da visita. DNA Garage, californianti di Santa Ana, mettono le mani su quella che è ritenuta una rarità tra i motori rotativi ed elaborano il motore fino a ottenere 405 cavalli.

Secondo passaggio che disegna l'unicità della Mazda RX-3 del 1974 restaurata, accoppiarla al suddetto Wankel 20B. Le differenze nella carta d'identità, essendo stata prodotta tra il 1971 e il 1978 la RX-3, sviluppato da fine anni Ottanta il rotativo 20B, generano l'esclusività assoluta.

Sembra uscita da un garage di Ken Block, la giallo-verde RX-3, colori che richiamano quelli di Yoshimi Katayama, pilota a tutto tondo, due e quattro ruote, quattro gare vinte, una nella 125 a metà anni Sessanta, ma anche pilota ufficiale Mazda con due successi di Classe alla Daytona del '79 e dell'82, e tre a Le Mans.

Carreggiate allargate, fanaleria supplementare, abitacolo svestito di tutto il superfluo: restano appena i due sedili, avvolti dalla gabbia di protezione, la strumentazione digitale da corsa e un volante con il piantone che ti guarda dritto negli occhi, a tu per tu, altro che airbag.

L'esemplare unico è esposto al The Petersen Automotive Museum di Los Angeles, nel percorso The Roots of Monozukuzi (termine giapponese per dire in una parola “l'arte, la scienza e il mestiere di fare le cose”, esposizione dedicata alla storia e artigianalità delle auto giapponesi e vi resterà fino ad aprile del 2019.

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