Andrea Dovizioso, nato su due ruote

Andrea Dovizioso, nato su due ruote

di Redazione

23.06.2009 ( Aggiornata il 23.06.2009 15:09 )

Il direttore di Motosprint, Stefano Saragoni, ci presenta Andrea Dovizioso, star delle due ruote. Ovvero la miglior occasione per un gemellaggio con il neonato motosprint.it

Spesso le passioni di bambino nel crescere si dimenticano, lasciano posto a nuovi amori. Altre volte con il passare degli anni si rafforzano, prendono sempre più corpo, al punto di diventare la cosa più importante che ci sia. Lo scopo della vita.
Ad Andrea Dovizioso è successo. La moto, prima piccola piccola, oggi la Honda del team ufficiale HRC, il massimo della tecnologia motociclistica, è stata sempre compagna di giochi e di vita. Così che se chiedi ad Andrea cosa sarebbe oggi, se non fosse uno dei pretendenti al trono della MotoGP, lo cogli un po’ di sorpresa…
"Ho cominciato ad andare in moto a 4 anni ed ho sempre pensato a quello. Ho giocato anche a calcio, in verità, e mi piaceva molto. Se non fossi diventato un pilota professionista forse avrei provato quella strada: diventare calciatore. Nella mia testa c’è sempre stato lo sport e fortunatamente i miei genitori sono stati sempre d’accordo con il fatto che lo praticassi a più non posso… Così sono andato avanti per quella strada, anche perché non ci sono mai stati momenti in cui mi sono dovuto fermare a pensare se era giusto farlo o meno. Insomma, non ho mai dovuto pensare a cos’altro potevo fare".

Possiamo dire che il giorno in cui ti hanno regalato la prima moto, ha segnato la tua vita.
"Assolutamente. Lo ricordo ancora molto bene. Mio papà correva nel cross (specialità che Dovizioso Senior pratica ancora oggi, a livello amatoriale n.d.r.) e io gli dissi: se tolgo le rotelline alla bici e non cado mi compri la moto! Così andò. Davanti alla porta di casa apparve una meravigliosa Malaguti 50 da cross. A dire la verità non me l’aspettavo. È stata una delle emozioni più grandi della mia vita".

La motina era da cross. Com’è avvenuto il passaggio alla pista?
"Non è così facile spiegarlo. In fondo non c’è un vero perché. Praticavo tutti e tre gli sport: velocità, cross e calcio, con la stessa passione, e non pensavo al futuro. Ero troppo piccolo per farlo… Ci pensava mio babbo a fare progetti per me, ma senza mai farmelo capire. E soprattutto senza farmelo pesare…".

È stato lui? A scegliere la pista?
"Sono stati gli eventi, è successo tutto automaticamente e molto in fretta. Così in fretta da non dovermi mai chiedere: ce la farò o no?".

Bello ritrovarsi professionista così. Senza quasi accorgersene…
"Non c’è stato un vero “salto”. Piano piano il divertimento è diventato sempre più importante, ma non è stato un passaggio radicale".


A 16 anni hai esordito nel Mondiale 125, a 18 eri campione del mondo. Oggi, a 23, sei già alla tua ottava stagione iridata. Non c’è il rischio di stufarsi?
"Il segreto sta nel divertirsi nel fare quel che si fa. Quando i risultati non vengono non ti diverti per niente. È lì che arrivano i problemi. È facile passare di là, non riuscire più a dare il massimo. Devi essere bravo a superarli, quei momenti. E a trovare le persone che ti aiutino a viverli meglio".

Ai piloti si associa spesso il “brivido” della velocità. Ma cosa dà davvero i brividi al pilota?
"Alla velocità sei abituato. L’emozione vera viene con i risultati. Se non riesci a fare il tempo, non ti diverti per niente… Chi dice che prova gusto a guidare dice una bugia. Il pilota è soddisfatto quando fa un gran tempo sul giro, quando vince la gara. Quella sì è libidine!".

C’è anche qualche seccatura?
"Oggi l’immagine ha un’importanza enorme. Il mio lavoro è salire in macchina e andare di qua e di là per impegni promozionali, servizi fotografici, roba del genere. Non seccature, ma una parte sempre più importante del gioco. Il lavoro è quello. Correre è il divertimento".

Ce ne sono altri, di divertimenti?
"Lo sport per me è divertimento. Tutto. Io lo faccio con questo spirito. Ok, c’è l’allenamento invernale. Quello ci vuole, sono due o tre mesi in cui devi lavorare in palestra, ma poi, raggiunta la condizione, per mantenerla metto dentro di tutto: sqash, tennis, bicicletta; se potessi farei anche snowboard, ma la montagna mi è vietata per contratto. Il cross invece me lo lasciano fare. È pericoloso, ma è il solo sport che ci permette di stare in moto. Perché altrimenti in moto non ci staremmo mai! Le prove, poche, e la gara. Punto e basta".


Su strada ci vai? In moto?
"Lo scorso anno avevo una Honda CBR 600, ma l’ho usata molto poco. Va troppo forte per le strade che ci sono e per come guida la gente oggi. Preferisco lo scooter. Con l’SH 300 mi trovo proprio bene. Ha un gran motore, è leggero, per andare avanti e indietro dal mare è perfetto".

Mare dove?
"Lido di Classe. Casa in affitto con gli amici per due mesi".

Viaggiare ti piace?
"Viaggiare è una delle cose che “devo” fare, ma avendo la fortuna di vivere in Romagna mi piace tornare a casa. È vero, potrei partire prima o tornare dopo dalle gare e approfittarne per visitare le località che incontro sulla strada, ma si finisce per star via quel che serve per la gara. Non un giorno di più".

Niente mete lontane?
"Se devo fare dieci ore d’aereo per andare in vacanza… Deve essere una signora vacanza. Altrimenti non mi muovo. Fermarsi fuori tra una gara e l’altra quando andiamo dall’altra parte del mondo va bene, ma partire apposta no. Ho già l’ansia “da borsa”: Mi è venuta presto…".

La giornata ideale?
"Una giornata con la moto da cross. Sono molto preciso, sono pignolo. Però lo sporco del cross per me è stupendo. Mi piace tutto, dal momento in cui scarico la moto dal camion al momento in cui la ributto su per tornare a casa. Sono molto più rilassato di quando vado in pista".

Una cosa che ancora non hai fatto e ti piacerebbe fare?
"Buttarmi con il paracadute. Cosa che non posso fare. Vorrei buttarmi da un monte con il paracadute e lo snowboard ai piedi. Adrenalina pura. Ma non credo lo farò mai…".

Di Stefano Saragoni_direttore Motosprint
Andrea Dovizioso
È nato a Forlimpopoli (FC)
Il 23 marzo 1986
Pesa 56 kg
È alto 164 cm
Ha vinto 9 GP (5 in 125, 4 in 250)
È stato campione del mondo 125 nel 2004

Corre in MotoGP dal 2008 (5°)
Quest’anno è pilota del Team Honda HRC


  • Link copiato

Commenti

Leggi auto.it su tutti i tuoi dispositivi

Auto, copertina del meseAuto, copertina del meseAuto, copertina del mese