Range Rover Autobiography 4.4 TdV8, tradizione e innovazione

tradizione e innovazione

di Redazione

21.03.2011 ( Aggiornata il 21.03.2011 10:18 )

Di SUV ce n’è per tutti i gusti: minuscoli, enormi, a forma di coupé, a mo’ di station wagon, costosissimi o a prezzi da saldo. Ma quando sali sulla Range, l’inossidabile Range, c’è sempre quel non so che capace di renderla unica nel suo genere. A dispetto delle mode, dell’attuale proprietà indiana e degli oltre quarant’anni che si porta sulle spalle, la più classica della gamma Land Rover è stata capace di evolversi mantenendo vivo il suo originario spirito british. È dunque un piacere, a bordo del model year 2011, respirare quella solita atmosfera di opulenza che da sempre caratterizza la più altolocata (e costosa) fra le Range, specie in questo lussuosissmo allestimento Autobiography ( 114.750 euro!). Materiali e rivestimenti davvero pregiati, accoppiamenti e cura del dettaglio certosina, design della plancia e dei comandi di stampo classico.
Ma tutto questo viene sapientemente miscelato con con nuovi elementi al passo coi tempi, che vanno così a creare un ambiente “retrò-tech”. Preso in mano il volante, ti si para davanti agli occhi un pannello TFT da ben 12 pollici tutto nero; all’accensione compare l’immagine digitale di un suggestivo tramonto, all’avvio motore si materializzano i classici strumenti ma in forma virtuale. Ancora, il selettore del cambio è un pomello annegato sul tunnel centrale, che fuoriesce all’accensione del propulsore pronto ad esser ruotato per selezionare la marcia. Sono tutte innovazioni che arrivano dalla cugina Jaguar, ma che in realtà celano delle caratteristiche tecniche esclusive per la Range. Il pomello cromato, ad esempio, comanda un nuovissimo cambio automatico ZF a 8 rapporti, che contribuisce a ridurre i consumi ma al tempo stesso sfodera un funzionamento molto appagante: in modalità normale è talmente fluido da non fare quasi avvertire i cambi marcia, ma se lo si usa in modo un po’ più sportivo sa anche essere rapido (200 ms il tempo di cambiata) e soprattutto risulta molto “diretto”, poiché il convertitore di coppia è tarato per slittare soltanto lo stretto necessario.
In abbinamento al cambio automatico c’è poi un turbodiesel da favola, il nuovo 8 cilindri a V di 4.4 litri che rimpiazza il precendente 3.6. I suoi 313 cavalli non sono un record (BMW ci si avvicina con un 6 cilindri 3 litri), ma la coppia è il pezzo forte: 71,4 kgm a 1500 giri. Cuore del propulsore è il sistema di sovralimentazione con due turbocompressori sequenziali paralleli, simile appunto a quello impiegato da Jaguar sul V6 3 litri: normalmente lavora soltanto una turbina di medie dimensioni a geometria variabile, ma al di sopra dei 2400 giri entra in funzione anche una seconda turbina più piccola a dar man forte all’erogazione. Che difatti, lungo tutto l’arco di utilizzo, è appagante come poche altre. Vellutato, silenzioso ma poderoso al tempo stesso, il TdV8 è in grado di spingere l’imbarazzante massa della Range (oltre 28 quintali...) a 210 km/h, di farle coprire lo 0-100 in soli 7”8 e miracolosamente di farle consumare meno di prima, con un ciclo combinato dichiarato di 10,6 km/litro sebbene nella realtà sia difficile poi coprirne più di 8 fra città e autostrada.
Fra le altre novità sono da segnalare miglioramenti del Terrain Response, il sistema che governa la dinamica di marcia sui più disparati terreni: sono stati introdotti l’assistente alle partenze in salita e un sistema che governa la velocità in discesa. Continuano a convincere poi le sospensioni pneumatiche in termini di confort, con un assorbimento davvero egregio. Ma non chiedetele di curvare: fra la massa elevatissima, lo sterzo eccessivamente demoltiplicato e la taratura morbida dell’assetto, la Range si trova decisamente meglio in rettilineo oppure su qualsiasi altro accidentatissimo terreno.
 



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