Porsche 918 Spyder: il nostro test

Porsche 918 Spyder: il nostro test
Sorprende in pista, ma anche in città questa clamorosa hypercar

di Lorenzo Facchinetti

03.12.2013 ( Aggiornata il 03.12.2013 00:24 )

Da una hypercar più potente di una monoposto di F.1, che vada forte in maniera inenarrabile c’è da aspettarselo. È il minimo, con quasi novecento cavalli, e ci sarebbe da stupirsi del contrario. Perciò vorremmo raccontarvi brevemente quello che non ti aspetti dalla Porsche 918 Spyder. Ad esempio, quanto sia insolito guidarla in città sepolti nel traffico. Insolito non tanto per chi sta al volante, visto che a parte far l’occhio agli ingombri in larghezza da guidare richiede lo stesso impegno di una Smart elettrica, quanto per i volti increduli dei passanti. Che davanti agli occhi si ritrovano lo stridente e quantomai curioso contrasto fra l’aspetto da astronave aliena appena atterrata sulla terra, con il sibilo quasi impercettibile prodotto dai due motori elettrici. E poi, quando scatta il verde, gli attoniti spettatori possono ammirare la 918 schizzar via come un missile, ma sempre nel silenzio più totale. Perché il motore elettrico anteriore, assieme a quello posteriore, da soli fanno 285 cavalli, ti portano a spasso a emissioni zero per una trentina di chilometri, ma soprattutto stupiscono appunto per la incredibile spinta che riescono a offrire alla 918: lo 0-100 in elettrico viene coperto in 6,2 secondi e se viaggi a 120 all’ora in autostrada non appena affondi sul pedale dell’acceleratore la schiena viene spalmata sul sedile fino ai 150 orari. Velocità in cui, accompagnato da un boato che può anche cogliere alla sprovvista, entra finalmente in gioco il motore termico: quel V8 4.6 aspirato di derivazione da corsa (nasce da una costola del V8 della RS Spyder che correva nell’ALMS) la cui voce esce prepotente e rabbiosa, senza alcuna valvola bypass a strozzarlo, attraverso i “top pipe”, quei meravigliosi terminali di scarico sopraelevati ad altezza orecchie. A quel punto, se hai la possibilità di dar fondo a tutti gli 887 cavalli generati dal sistema plug-in ibrido della 918, inizia la festa vera e propria. Per prima cosa, e qui torniamo quello che non ti aspetti, è davvero sorprendente la ripresa: sei ti trovi in settima marcia, a 70/80 all’ora col V8 che ronza a 1500 giri, quando affondi completamente il gas i motori elettrici generano un boost che fa riprendere velocità in maniera davvero pazzesca, con un effetto fionda che lascia a bocca aperta. Quando poi varchi i cancelli di una pista, come abbiamo fatto noi di Auto sul veloce tracciato di Valencia, lì allora le cose iniziano a farsi serie per davvero. Per evitare che qualcuno distruggesse quasi un milione di euro di automobile (vabbé 791.496 euro, ma bastano i cerchi in magnesio da 30mila euro e la vernice liquid metal da 49mila per far salire presto il conto…), la procedura del test prevedeva una 911 Turbo S a fare da staffetta e la 918 Spyder dietro per “leggere” le traiettorie e soprattutto non esagerare. A noi però è andata bene, perché al volante della Turbo S c’era Timo Kluck, uno dei tre test driver Porsche chiamati a segnare il record al Nürburgring con la 918 (6’57”, per chi se lo fosse scordato) e con un piede terribilmente pesante. Uno degli aspetti che ci ha maggiormente colpito è stato proprio quanto fosse impegnato Timo con la Turbo S nei tratti più critici di Valencia, come le frenate scomposte o i lunghi curvoni in appoggio: la 911 che passava dal sottosterzo al sovrasterzo, in frenata beccheggiava a più non posso mentre noi, sulla 918, ce ne stavamo li tranquilli come nulla fosse. La Spyder ha un bilanciamento incredibile, è omogenea, precisa come un compasso e infonde grande sicurezza. Forse troppa, date le velocità in ballo, perché quando utilizzi la modalità Race o Hot Lap (poi ci sono Sport, Hybrid ed Electric), la 918 raggiunge velocità fuori dalla norma in spazi davvero molto ristretti (0-100 in 2”6, 0-300 in 19”9!) perciò c’è da prenderci bene le misure. L’aspetto più bello di tutta la faccenda, comunque, è che Porsche con questa vettura sta dimostrando che è possibile creare una supercar politicamente corretta. Capace appunto di muoversi in città senza dar fastidio a nessuno in termini di rumore ed emissioni, ma anche di continuare a regalare prestazioni ed emozioni fuori dal comune. Che al momento sono alla portata di pochissimi (918 persone, per l’esattezza), ma che prima o poi verranno trasferite via via verso vetture più accessibili. [gallery ids="17071,17073,17070,17069,17072"]

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