Auto, 30 anni di emozioni

Auto, 30 anni di emozioni
I ricordi del fondatore della rivista, Tommaso Valentinetti

di Redazione

22.06.2015 ( Aggiornata il 22.06.2015 00:21 )

U n passo indietro, anzi tre per dieci come trent’anni. 15 marzo 1985, venerdì. Auto “settimanale motoristico di attualità, tecnica e cultura” si presenta ai lettori. Testata semplice, quasi banale, senza aggettivi, ma chiara. Cos’altro altrimenti? Ci avevo cominciato a pensare l’anno prima e mi sembrava naturale che una Casa editrice quale la Conti con tre settimanali cult: Autosprint, Motosprint, Guerin Sportivo, aggiungesse a questa terna un quarto. Dedicato alle auto di serie. Ne parlai con l’allora editore Luciano Conti che ci pensò un po’, ma non poi tanto: perché no? disse. Godevo della sua fiducia. Motosprint, che dirigevo, stava riscuotendo un buon successo. E quel primo numero di Auto con la debuttante Autobianchi Y10 in copertina, si aggiunse alle altre riviste automobilistiche in edicola, ma con la peculiarità della periodicità settimanale. Non prevedeva l’usato, solo i listini del nuovo. Ma Conti non ne volle sapere, pretese anche quelli. Avrebbe però tolto pagine all’attualità e, bontà sua, concesse alla foliazione normale (100 pagine per 2.000 lire) 16 pagine in più. E via andare. Primo scoop: il test della Uno Turbo effettuato da Niki Lauda, inseguito (non fu facile bloccarlo) dal nostro inviato Diego Eramo a Rio de Janeiro. Location scelta dalla Fiat per la presentazione alla stampa. Altri tempi. Dimenticavo: fotografo d’eccezione quell’Ercole Colombo che ultimamente ha fatto da testimonial per una campagna promozionale della Vodafone. Nei primi mesi le vendite andarono benino, ma non benissimo. Conti, che incontrai per caso un sabato nel parcheggio aziendale mentre era al volante della sua Mercedes blindatissima mi fece: Valentinetti chiudiamo Auto, troppa fatica per voi giornalisti e troppo oneroso per la Casa editrice.
Tommaso Valentinetti
Un colpo al cuore, gli rispondo: pensiamoci un po’. Fu così che il numero 20, del 26 luglio del 1985 praticamente fu l’ultimo con la periodicità settimanale. Seguì il 21/24 e passammo agosto per riproporci in edicola con auto quattordicinale come alcune importanti riviste di settore edite in Germania. Mi convinsi presto che l’approdo finale, per consuetudine alla lettura dei giornali in Italia, era destino fosse quello del mensile. Questo accadde a maggio del 1987. L’ultima rivoluzione portò un nuovo formato, stessa altezza ma una base più larga: una sorta di 16:9 a giornale aperto, come i nuovi schermi televisivi al plasma che apparivano sul mercato, carta di pregio, l’uscita in edicola il 15 del mese, in anticipo sulla data di copertina. Scelte risultate subito vincenti. Ma con un Dna di serietà, rigore tecnico, veste moderna, rubriche originali. Furono le fondamenta di una crescita esponenziale. Che fu gradevole gestire e appagante. Auto era ormai una realtà editoriale di cui bisognava tener conto. Avevamo messo in campo passione, entusiasmo, la professionalità di una redazione affiatata che ha sempre avuto un assoluto rispetto per il lettore. Ho la soddisfazione di aver proposto i listini del nuovo con le foto dei modelli. Un format innovativo in Europa poi copiato senza pudore da tutte le altre testate, nessuna esclusa. Ricordo anche la banca dati con foto, prestazioni e pagelle di tutte le nostre prove su strada e le schede di tutti i crash test ufficiali. Cose che nessun’altra testata aveva mai pensato di pubblicare. Il numero del decennale uscì (non ero d’accordo ma dovetti soccombere) con un anno di anticipo sull’esatta ricorrenza. Il nuovo editore che aveva rilevato l’azienda da Conti, per sue ragioni, volle così. E così facemmo, comunque con un numero ricco di pagine e servizi. Quello dei venti anni invece rispettò rigorosamente la data effettiva. E festeggiammo al Salone di Ginevra 2005 alla presenza di amministratori delegati e capi uffici stampa. Curiosità: c’era anche Lapo Elkann. Un passo indietro: litigammo (eufemismo) con l’allora importatore della Hyundai perché nel test cosiddetto dell’Alce (una sterzata decisa per evitare un ostacolo improvviso) risultò che l’Atos tendeva al ribaltamento. Fummo i primi in Italia a fare questo tipo di prova. La prima serie della classe A della Mercedes ci procurò altre discussioni per lo stesso motivo, ma la Casa tedesca fece buon viso a cattivo gioco e ci mise una pezza elettronica (ESP) per risolvere quel problema. E se la cavò egregiamente. Altre testate chiusero gli occhi e tapparono le orecchie. Un mese abbinammo (panino, in gergo) Auto con il mensile Max. Il maschile della Rizzoli, quello che inventò i famosi calendari con i nudi delle star. Non c’era il calendario, ovviamente, non era il mese giusto, ma vendemmo in edicola 240.000 copie. Un gran successo soprattutto per Max perché Auto diffondeva all’epoca circa 170.000 copie in media. I raduni delle vetture elaborate dai lettori furono anch’essi prerogativa di Auto. In pista ad Imola era una grande festa. Poi anche questo evento venne copiato. Venti anni di direzione, passati velocemente e tanta vita professionale vissuta. Ora, trascorsi altri dieci anni, con altri direttori, l’era digitale è padrona del nostro tempo ma nel grande magma di internet non è cambiata l’esigenza di chiarezza e autorevolezza e soprattutto il rispetto della verità senza condizionamenti. Se Auto è ancora giovane dopo trent’anni lo è per il rispetto di questi principi. E per la passione che mette in questo lavoro. Buon compleanno Direttore Alberto & Co  

Auto, 30 anni di emozioni - la prima copertina

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