Ferrari Rex: ecco perché racconta il vero Drake

Ferrari Rex: ecco perché racconta il vero Drake

Biografia intima e definitiva, che racconta vittorie, sconfitte, gioie e debolezze del più famoso costruttore auto della storia

di Leonardo Iannacci

21.10.2016 20:32

Se vi sembra di conoscere e di aver letto tutto, ma proprio tutto di Enzo Ferrari, vi diamo un consiglio: affrontate, con pazienza, quel monumento cartaceo che è “Ferrari Rex” e scoprirete che eravate soltanto a metà del guado.

Del Drake di Maranello vi accorgerete di conoscere soltanto una parte, seppur densa, di storia. Ma non tutta. Addentrandosi nelle 1168 pagine di questo biopic letterario edito da Giorgio Nada, risultato di una ricerca capillare effettuata dall’autore Luca Dal Monte, ci si imbatte difatti in flash nuovi e mai letti prima relativi alla storia e alla gloria del grande costruttore modenese.

Dalla prima pagina, che narra la tardiva registrazione della sua data di nascita (20 febbraio 1898, in verità era nato due giorni prima), all’ultima che racconta la morte, avvenuta il 14 agosto del 1988 ma tenuta segreta per volere dello stesso Drake sino al funerale, celebrato alle 6,30 del mattino del giorno seguente, “panta rei” in questa biografia.

In mezzo alle due date che aprono e chiudono una vita, scivolano via 90 anni di sogni e di ferite tragiche (per la scomparsa del figlio Dino e di altri affetti intimi), di solitudine e di ruggenti battaglie con rivali in pista, collaboratori e piloti, di scontri con i giornalisti amicinemici e di ripicche con gli “assemblatori inglesi”, di gelosie per le vittorie dei suoi stessi driver. A vincere – pensava il Rex nel suo ufficio-bunker in fabbrica — dovevano essere la Ferrari e le sue automobili, non chi le guidava.

Suggestibe le “figurine” che scorrono in questa intensa “Ferrareide”: Nuvolari e Lauda, Chiti e Forghieri, Franco Gozzi e il barbiere Massimo, Gilles Villeneuve e Alboreto, la moglie Laura e l’altra compagna Lina, Dino il figlio e Dino l’autista, l’altro figlio Piero e l’Avvocato di Torino che, nel libro, Fangio e Luca di Montezemolo, diesse durante l’epica stagione mondiale 1975, che — si legge — fece inconsapevolmente un po’ d’ombra al mito del Drake.

Io in fondo non sono niente, sono soltanto uno che ha sognato di essere Ferrari” è l’epigrafe scelta per sé dal Grande Vecchio. Questo appassionante sogno che diventa via via un romanzo, ricco di retroscena inediti (quasi goffa la ‘cotta’ che il 60enne Ferrari si prese per la giovane compagna di un suo pilota, sino a chiederla in sposa ottenendo un netto diniego), ne arricchiscono il mito ma aprono il mistero sull’uomo: Enzo Ferrari, il duro, è stato mai rappresentato come persona fragile e ammaliata dalla solitudine? Sinora avevamo letto biografie sul costruttore despota, dipinto come uno dei personaggi più poliedrici, complessi, tormentati e monumentali nella storia d’Italia. Tutto vero.

Ma leggendo Ferrari Rex, che ne esorcizza un po’ l’icona, balza agli occhi un’altra storia. Quella di un italiano che Enzo Biagi definì “così sincero e umano nelle sue debolezze che gli si poteva anche voler bene”.

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