I meravigliosi 60 anni della Maserati Eldorado

Festa di compleanno speciale per la 420/M/58 che gareggiò nel 1958 con Stirling Moss

di Leonardo Iannacci

02.08.2018 14:26

Il 1958 è stato un anno fondamentale per il mondo delle corse. Maserati strinse un rapporto commerciale, ovvero accettò la sponsorizzazione di Eldorado e per rendere ben visibile il marchio dell’azienda di gelati accettò di togliere il colore rosso che contraddistingueva le auto da corsa italiane (blu erano le francesi, bianche le americane, argento le tedesche e verdi le inglesi) dalla carrozzeria della 420/M/58, telaio 4203. La cui livrea, integralmente bianco panna, portava due scritte nere Eldorado ai lati dell’abitacolo con il disegno di un cowboy sorridente. Altre due scritte più piccole vennero ricavate sul musetto e sotto il deflettore che fungeva da parabrezza. 

La vettura venne commissionata alla Maserati dal Commendatore Gino Zanetti, proprietario dell’industria di gelati Eldorado, con l’itento di farla gareggiare nella 500 Miglia di Monza.

Maserati 420/M/58 Eldorado: foto

Maserati 420/M/58 Eldorado: foto

La 420/M/58 che gareggiò nel 1958 con Stirling Moss e aprendo ad una rivoluzione, ovvero la sponsorizzazione di Eldorado. Per rendere ben visibile il marchio dell’azienda di gelati, Maserati accettò di togliere il colore rosso che contraddistingueva le auto da corsa italiane dalla carrozzeria della 420/M/58, telaio 4203.

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Nel 1957, la Maserati aveva vinto il Campionato del Mondo di F.1 con Juan Manuel Fangio, poi si ritirò dalla competizioni per costruire vetture da gara solo a clienti privati. La situazione ideale che stava cercando l’imprenditore italiano: fu per questo che Zanetti si rivolse alla Maserati.

Così l’ingegner Giulio Alfieri diede vita alla “Eldorado”. Il motore, derivato dall'otto cilindri che equipaggiava le 450S bi-albero, aveva una cilindrata ridotta a 4.190 cc con potenza di 410 cv a 8.000 giri; questo propulsore era montato disassato di nove centimetri verso sinistra rispetto all'asse longitudinale, così come la trasmissione. Scelta tecnica che garantiva una distribuzione dei pesi adeguata, tenuto conto del senso di marcia antiorario nelle curve sopraelevate di Monza.

Il cambio aveva due soli rapporti mentre il ponte posteriore di tipo De Dion era privo del differenziale. Il telaio tubolare derivava da quello della pluri-vittoriosa 250F, sebbene risultasse sovradimensionato rispetto a quest'ultimo a causa delle modifiche apportate per  limitare le sollecitazioni della pavimentazione in cemento del tracciato monzese. Per ridurre i pesi, furono adottate ruote a disco in magnesio Halibrand e pneumatici Firestone da 18 pollici con battistrada a treccia, gonfiati a gas elio. Con questi accorgimenti, la vettura arrivava a 758 kg.

La carrozzeria in alluminio, battuta a mano da Fantuzzi, era caratterizzata da una pinna aerodinamica verticale dietro l'abitacolo oltre che da una presa d'aria frontale per i carburatori.

Il 29 giugno 1958, la gara di Monza si svolse su tre manches. Nella prima Moss arrivò quarto, nella seconda quinto. Nell’ultima invece, si ruppe lo sterzo e la Maserati terminò la corsa contro il guard-rail, vanificando ogni speranza del pilota inglese.

In virtù dei tre risultati di manches e del numero totale di giri percorsi, Moss venne classificato settimo. Uscì indenne dall’incidente e anche la “Eldorado” riportò pochi danni dimostrando un’ottima solidità strutturale.

La Maserati “Eldorado”, perfettamente ripristinata nella sua livrea originale bianca, si trova ora a Modena e appartiene alla Collezione Panini.

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