Alfa Romeo ES 30/SZ: la sua storia

Alfa Romeo ES 30/SZ: la sua storia

Trent’anni fa, la Casa del Biscione convogliò il massimo delle tecnologie dell’epoca in una nuova coupé, che stupì per forme e prestazioni. Ancora oggi i collezionisti fanno a gara per accaparrarsi un esemplare di questa supercar

di Redazione

31.07.2019 15:57

Viene concepita come un monito alle Case europee e giapponesi. Realizzata come un avvertimento agli altri grandi marchi: ci siamo anche noi, non dimenticatevelo.

Ad Arese vogliono costruire un’auto in cui convogliare tutta la tecnologia Alfa degli anni ’80, dimostrando così come il made in Italy sappia alzare la voce. La nuova vettura sarà anche una sorta di laboratorio dove testare nuove soluzioni, come la computeristica CAD/CAM e l’aerodinamica attiva.

IL V6 DELL'INGEGNER BUSSO

Il progetto viene affidato a Stefano Iacoponi, nominato da pochissimo capo ingegnere Alfa Romeo. La base è la 75, da cui la nuova macchina sperimentale riprende il telaio, opportunamente accorciato, e soprattutto il motore, il V6 da 3 litri a 12 valvole a firma dell’ingegner Giuseppe Busso, uno dei migliori propulsori Alfa di sempre, performante anche nelle competizioni, ma in quel caso modificato in modo tale da erogare 210 CV e riuscire a toccare la velocità massima di 245 km/h. In posizione anteriore, permetteva alla macchina di fare lo 0-100 in 7 secondi. È il 1989, e dopo soli 18 mesi di lavoro è nata l’Experimental Sportscar 3.0 litres, per gli amici, semplicemente, ES 30.

La carrozzeria, fatta interamente di materiali compositi, era fornita dall’azienda Idc di Beppe Bizzarrini, figlio di quel Giotto noto come il “padre” della Ferrari 250 GTO. La meccanica è ripresa dalla 75 Turbo Evoluzione IMSA: fino al 2007 e all’avvento della 8C Competizione, la ES 30 rimarrà l’ultima Alfa a trazione posteriore.

LA COLLABORAZIONE CON ZAGATO

Già nel 1989, e fino al 1991, negli stabilimenti di Terrazzano, frazione del comune di Rho, viene costruita la serie SZ in collaborazione con la Zagato. È una gamma di 1036 esemplari, tutti rosso fiammante e interni neri, eccetto una con i colori invertiti e messa a disposizione del solo Andrea Zagato, CEO dell’azienda.

Zagato, creatività al potere

La Carplast e la francese Stratime lavorano sulla carrozzeria in termoplastica (Zagato la identifica come “Modar”), Robert Opron - la storica mente dietro il successo di molte Citroen - pensa ai bozzetti, mentre Antonio Castellana costruisce una plancia comandi piena di strumenti, ideata per soddisfare qualsiasi esigenza del pilota.

ASSETTO DA SUPERCAR

La SZ stupisce l’occhio dello spettatore per le sue linee aggressive, non rivoluzionarie ma quasi inedite per gli anni in cui viene realizzata. La motorizzazione le permette di dire la sua in strada, anche perché gli staff Alfa e Zagato vogliono sfruttare l’effetto suolo. Lo si intuisce dalla forma dell’auto, abbassata fino quasi a toccare terra, una scelta voluta per aumentare il carico deportante.

La macchina sa andare veloce, tiene la strada, piace ai guidatori perché maneggevole. Caratteristica non trascurabile, esce benissimo in velocità anche e soprattutto nelle curve: e qui si ringrazia Giorgio Pianta, all’epoca team manager della squadra rally della Lancia, e le sue modifiche alle sospensioni.

La ES 30/Sprint Zagato rimane una delle coupé più attraenti di sempre. Di certo non famosa come altre supercar, ma degna di questa classificazione. Ancora oggi, i collezionisti fanno a gara per trovare un esemplare e parcheggiarlo in garage. Avevano ragione, in casa Alfa Romeo, alla fine degli anni Ottanta: ricordatevi che noi italiani, le auto, sappiamo farle.

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