Per derapare alla perfezione non serve la velocità. C’è invece bisogno di mani, piedi, vista e tanta sensibilità. Nessuno in Italia sa insegnarlo meglio della scuola GuidarePilotare di Siegfried Stohr
18.08.2019 ( Aggiornata il 18.08.2019 10:35 )
Stare in pista sul circuito di Misano, inevitabilmente, porta a pensare alle gare di MotoGP e dunque alla velocità. Il circuito, però, non ospita solo una delle tappe del Motomondiale, ma dà anche vita al “Drifting Flat Track”, l’arena del divertimento della scuola GuidarePilotare di Siegfried Stohr. È per questo che siamo saliti su una BMW M2 Competition, un 3 litri biturbo da 410 cavalli agile e leggero: per andare di traverso. Cosa occorre, però, per un drifting perfetto? Serve buona sensibilità sull’acceleratore, un ottimo controllo dello sterzo e un elenco di termini e azioni da mettere in sequenza, con ordine e pazienza.
“To drift”, alla lettera, significherebbe “andare alla deriva”, ma nel linguaggio delle quattro ruote vuol dire percorrere una o più curve in successione mantenendo l’auto di traverso senza mai perdere il controllo della sbandata attraverso l’acceleratore e l’angolo di sterzo. Bisogna sfruttare la potenza del motore o i trasferimenti di carico in fase di frenata per far perdere aderenza alle ruote posteriori: servono prontezza di reazione e tanta sensibilità. Il drifting è una tecnica di guida che esalta queste due caratteristiche: il pilota deve essere in grado di prolungare il sovrasterzo.
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Guarda il videoSiegrfried Stohr, il fondatore della prima scuola di guida sicura in Italia ed ex pilota di Formula 1, spiega che per un drifting perfetto serve posizionare le mani sul volante alle 9:15. In questo modo si può essere fluidi al massimo durante la manovra di controsterzo: “Le mani corrono sempre veloci lungo la corona del volante, in ogni momento con la tecnica dell’incrocio”. Un piccolo trucco? Mettere lo scotch al centro del volante per non perdersi. “In realtà - prosegue Siegfried - dobbiamo sapere in ogni istante qual è la posizione dello sterzo vicino al dritto”. Gestire l’acceleratore è un altro aspetto fondamentale: “Sul gas è un continuo tiro-rilascio, ma non dimentichiamo che in alcune curve servono anche i freni”. In ingresso curva, il trasferimento di carico e il peso della vettura facilitano nel portarla di traverso. Ad influire molto sulla gestione dell’innesco del sovrasterzo è la massa, che diventa un elemento importantissimo nei cambi di direzione, nei quali lo spostamento del peso da un lato all’altro dell’auto rende più violenta la seconda derapata.
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Non si tratta di marche di automobili, ma di caratteristiche. Per quanto riguarda il cambio manuale o automatico, Siegfried Stohr spiega: “La perdita del cambio manuale con il pedale della frizione impedisce la tecnica del blocco di ponte. Con l’automatico si lavora in modalità sequenziale per non avere improvvise crescite di marcia in un drift”. E a seconda se si dispone di una vettura a trazione anteriore, posteriore o con le quattro ruote motrici, la tecnica del drifting cambia: “Le posteriori sono l’ideale: rendono facile il sovrasterzo di potenza, anche a basse velocità, senza i controlli. Prolungarlo giocando su acceleratore e sterzo è un gioco da ragazzi. Anteriore e integrale invece, con ripartizione della coppia differente fra diverse auto, richiedono pendoli e freno a mano presentando un effetto riallineante che mortifica i tentativi di sovrasterzo continuato”. L’articolo completo sarà in edicola con il numero di settembre.
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