L'esperienza fa bene alla guida

L'esperienza fa bene alla guida

di Redazione

25.10.2010 ( Aggiornata il 25.10.2010 17:27 )

Un recente studio dell’Insurance Institute for Highway Safety (un centro ricerche delle compagnie di assicurazione americane) ha messo in luce una sorprendente capacità di evitare gli incidenti da parte dei guidatori con oltre 30 anni di esperienza. Non solo, ma ha dimostrato che negli ultimi 10 anni gli automobilisti più anziani hanno dato luogo alla maggior riduzione di incidenti mortali. Al contrario delle attese. E anche delle statistiche sbagliate. Si riteneva, infatti, che la distrazione, la perdita dei riflessi, l’indebolimento fisico, la minor resistenza strutturale e la ridotta acuità visiva e acustica portassero ad aumentare le situazioni di pericolo e a peggiorare le conseguenze di ciascun incidente, provocato o subito. Niente di tutto questo: l’esperienza di guida conta più di tutto il resto.
Qualche anno fa era stata la Francia ad additare gli “over 50” come la categoria di guidatori più pericolosi in quanto – rivelava l’indagine - provocavano più incidenti dei giovani. La notizia rimbalzò immediatamente in Italia, ove venne ripresa dall’Aci e fatta propria da alcuni politici con la proposta di legge di far rifare l’esame di guida ai cinquantenni. Ma non era vero nulla. O meglio, le statistiche citate (quelle francesi) contenevano un grossolano errore: le categorie di automobilisti confrontate non erano omogenee, cioè non si riferivano allo stesso numero di individui. Si confrontavano gli incidenti con feriti provocati dai giovani con età 18-24 anni con gli over 50. E ovviamente gli incidenti di questi ultimi erano numericamente superiori (del 20%). Ma in Europa gli over 50 sono il 25% della popolazione e almeno tre volte di più di quelli compresi nella fascia d’età 18- 24. Denunciammo quella ingenuità statistica proprio dalle pagine di auto e la proposta di legge finì nel cestino. 




Ora le assicurazioni americane chiariscono ancora meglio il ruolo essenziale che riveste l’esperienza di guida nell’interpretare le condizioni del traffico, nel prevedere il comportamento sbagliato degli altri utenti, nell’eseguire correttamente le manovre più opportune e - in poche parole – nell’evitare gli incidenti. Il dato più sorprendente è che mentre, in media, gli automobilisti Usa, hanno ridotto del 25% gli incidenti provocati nel periodo 1997- 2008, la percentuale di riduzione sale al 30% per la fascia 70-74 e tocca addirittura il 50% per gli over 80.
Le compagnie americane conoscono e diffondono questi numeri e si apprestano a rivedere i costi delle polizze in funzione dell’età, applicando tariffe sempre più convenienti man mano che aumenta l’esperienza di guida. Anche perché c’è un altro studio che indica che nel 2030 la popolazione con più di 70 anni sarà esattamente il doppio di quella attuale.
E in Italia? I dati in nostro possesso (vedi tabelle) si riferiscono al 2008 e singolarmente portano alle stesse conclusioni con quelli Usa, anche se – per essere interpretati – hanno bisogno di qualche spiegazione. Da noi questi dati non sono diffusi dalle assicurazioni, ma dall’Istat in base a moduli compilati dalle forze dell’ordine che intervengono sul luogo dell’incidente, quindi non attribuiscono responsabilità ma solo “il coinvolgimento” nel sinistro. Fra chi tampona e chi è tamponato non c’è, pertanto, differenza. Al più, si fa distinzione fra conducenti e passeggeri. Nello studio dell’IIHS, invece, vengono considerati perfino i costi (in lesioni e danni materiali) degli incidenti provocati dalle varie classi d’età. E poiché si tratta di dati delle compagnie di assicurazione, prevedono già le attribuzioni di responsabilità.


Tornando ai dati nazionali, rileviamo che sono divisi per classi d’età non omogenee, con l’errore dei francesi. Tuttavia si può calcolare con buona approssimazione quanti individui appartengono a ogni classe contando gli anni che essa comprende. Infatti, per ciascun anno di età da 16 a 70 anni, si registra all’incirca la stessa popolazione. In Italia, grossomodo, contiamo 800 mila individui per ogni anno, con un picco leggermente più elevato attorno ai 35-40 anni. Come risulta chiaro dalla tabella, la classe d’età fra 55 e 64 anni registra costantemente un terzo delle vittime rispetto alla classe fra 18 e 29 (che conta un analogo numero di individui). E ciò prescindendo dalle responsabilità e da chi era alla guida. Se poi consideriamo semplicemente i feriti, il rapporto scende a un quarto. Entrando nella tabella e analizzando le differenze fra conducenti e passeggeri (è ovvio che i passeggeri sono sempre innocenti, vale a dire che non si possono attribuire ad essi responsabilità nell’incidente), si vede molto bene che il rapporto aumenta ulteriormente, a vantaggio dei meno giovani.
Per le assicurazioni italiane, studi sui costi e sulle responsabilità come quelli dell’IIHS dovrebbero essere tenuti in massimo conto: purtroppo sappiamo che la targa della provincia che ciascuno di noi si porta appresso è per loro molto più importante della esperienza e dell’abilità di guida.

Enrico De Vita

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