Auto, le tasse sono tornate a crescere

Auto, le tasse sono tornate a crescere
Versati allo Stato nel 2014 71,6 miliardi di euro. L'analisi di Anfia

di Redazione

21.07.2015 ( Aggiornata il 21.07.2015 07:41 )

Il carico fiscale complessivo gravante sulla motorizzazione italiana torna a crescere nel 2014, raggiungendo i 71,6 miliardi di Euro, pari ad un incremento dell’1,7% rispetto all’anno precedente. Anche a fronte di un leggero calo (-0,3%) del totale delle entrate tributarie nazionali rispetto al 2013 – derivante da un andamento negativo delle imposte dirette (-3,5%) e positivo delle imposte indirette (+3,6%), basate sui consumi, – la quota percentuale del gettito proveniente dal settore automotive sul gettito complessivo calcolato secondo il criterio di cassa, è ulteriormente salita, portandosi dal 16,5% del 2013 al 16,8% nel 2014. “Facendo un confronto con il 2009, anno in cui il gettito fiscale complessivo proveniente dal settore automotive ha toccato il punto di minima dall’inizio della crisi (66,32 miliardi di Euro, pari al 16% delle entrate tributarie nazionali), complice la crisi del mercato auto, è significativo rilevare che la tassazione derivante dall’utilizzo dell’autoveicolo ha continuato a crescere, portandosi da 51,18 miliardi di Euro a 58,67 nel 2014 (+14,6%) – commenta Roberto Vavassori, Presidente di ANFIA. Nello stesso periodo, anche il gettito derivante dal possesso dell’autoveicolo (bollo auto) è cresciuto del 7,7%, passando da 5,67 miliardi a 6,10 miliardi. Questo a fronte di introiti derivanti dall’acquisto degli autoveicoli (IVA e IPT) scesi da 9,48 miliardi a 6,83 miliardi nel 2014 (-27,9%), con un mercato auto in flessione del 37% tra 2009 e 2014. Nel 2014, la percentuale del gettito fiscale derivante dal comparto sul PIL è pari al 4,5%, mantenendo il primato tra i maggiori Paesi europei, visto che la media si aggira tra attorno al 3,4%". "Alla perdita di capacità di spesa da parte degli italiani – ha proseguito il Presidente ANFIA - si è reagito, in questi anni, con l’inasprimento delle imposizioni fiscali sull’auto. Dal 2014, si intravedono i primi segnali di ripresa del mercato e il gettito ha continuato a crescere. Se questo trend prosegue, gli introiti provenienti dal settore continueranno a lievitare in concomitanza con la ripartenza della domanda di auto, quando, invece, occorrerebbe riequilibrare alcune voci di spesa, ad esempio le accise sui carburanti e, più in generale, la tassazione sull’utilizzo dei veicoli, coerentemente con il criterio ‘chi più inquina paga’. Nel 2014, pur essendo diminuiti i prezzi medi dei carburanti alla pompa, è aumentata l’incidenza fiscale (accise e IVA) che grava sul prezzo finale: per la benzina è passata dal 59,2% del 2013 al 60,7%, per il gasolio dal 54,8% al 56,5%, per il GPL dal 35,8% al 37,2%, per il metano dal 18% al 18,5%. Nuovi incrementi delle accise e dell’IVA potrebbero verificarsi a gennaio 2016, in caso di mancato raggiungimento degli obiettivi di riduzione della spesa pubblica (clausola di salvaguardia della Legge di Stabilità 2015). Per rilanciare davvero la domanda di mobilità nel nostro Paese, occorre invertire questa tendenza, con particolare attenzione alla spesa delle famiglie, ma anche alla competitività delle imprese, in direzione di una fiscalità automotive più equa. Ricordiamo, infatti, che l’incidenza delle auto aziendali sul mercato italiano (19,8% a fine 2014) resta molto più bassa che in Francia, Germania, Regno Unito e Spagna, a causa della pesante fiscalità che penalizza il comparto. In Italia, la deducibilità è stata ridotta in pochi mesi (prima dalla “Legge Fornero” e poi dalla “Legge di Stabilità 2013”) dal 40% al 20%, mentre in ambito UE arriva fino al 100%. Inoltre, le soglie di deducibilità per le auto utilizzate da imprese e professionisti sono ferme al 1997, non essendo mai state rivalutate secondo gli indici ISTAT come, invece, sarebbe previsto. Anche l’IVA è detraibile solo al 40%, mentre nei principali Paesi UE la detraibilità arriva al 100%. ANFIA chiede almeno un ripristino della normativa precedente alla Legge Fornero. La Spagna, ad esempio, ha appena approvato una riduzione dell’imposta sul reddito delle persone fisiche (IRPF) relativamente agli autoveicoli ‘efficienti’ che le imprese danno in uso ai propri dipendenti. La riduzione varia dal 15% al 30% in funzione delle caratteristiche ambientali del veicolo e toccherà oltre 100.000 unità nell’anno in corso, con un impatto positivo su questo canale di vendita, sul rinnovo delle flotte delle imprese e sulla riduzione dei consumi e dell’incidentalità stradale. Sarebbe utile, inoltre, attuare nuove forme di fiscalità che siano finalizzate ad orientare il settore auto verso modelli di consumo e produzione sostenibili, ad esempio: tassazione sulla base delle emissioni di CO2, assicurazioni pay per use o pay as you drive, reimpiego accise sui carburanti per il sostegno alla mobilità sostenibile. Sul fronte delle assicurazioni, infine – conclude Vavassori - ricordiamo che la telematica assicurativa rappresenta una delle soluzioni per la riduzione del carico fiscale. ANFIA, in quanto rappresentante anche della filiera italiana di provider di insurance telematics e di produttori di box telematiche, ha molto apprezzato il recepimento, nel testo del DDL Concorrenza (C.3012), attualmente all’esame delle Commissioni VI Finanze e X Attività produttive della Camera dei Deputati, di quanto da tempo sostenuto dall’Associazione in merito non solo al ruolo determinante della telematica assicurativa, ma anche all’interoperabilità garantita dai service provider di telematica assicurativa (al fine di consentire all’assicurato di cambiare compagnia senza dover rimuovere il device). In chiusura, non dimentichiamo che il Codice della Strada stabilisce che almeno il 50% dei proventi delle multe incassate dagli enti locali venga utilizzato per migliorare la sicurezza, investendo il 25% nella manutenzione stradale, il 12,5% nella segnaletica e il 12,5% nei controlli sulle strade. Non esistendo, tuttavia, un sistema di verifica di questi investimenti, che gli enti locali dovrebbero mettere annualmente a bilancio, lo sforzo dei produttori per accrescere gli standard di sicurezza dei veicoli, e ridurre l’incidentalità e la mortalità sulle strade, viene spesso vanificato dalle condizioni delle infrastrutture stradali italiane, ancora al di sotto degli standard europei di sicurezza”.

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