Il Certificato di Proprietà Auto digitale, ma il futuro ...

Il Certificato di Proprietà Auto digitale, ma il futuro ...
.... è un documento unico, programmato dal Governo nel 2016 che comprenderà libretto di circolazione cartaceo CDP digitale

di Redazione

21.12.2015 ( Aggiornata il 21.12.2015 09:54 )

I tempi cambiano. Ricordate quelle cose ormai sparite come il rullino fotografico, la macchina da scrivere, le musicassette o la Polaroid? Ora tocca al Certificato di Proprietà cartaceo, il documento del Pubblico Registro Automobilistico che accompagna la vita di ogni automobile, soppresso in nome della certezza e della praticità e sostituito da una versione esclusivamente digitale. Il sasso nello stagno l’ha gettato l’Automobile Club d’Italia, gestore del PRA, che ha realizzato dal 5 ottobre scorso il CdP “digitale”: tutte le informazioni in esso contenute vengono progressivamente trasferite negli immensi archivi informatici del PRA, consultabili dai legittimi titolari e da chiunque altro ne abbia diritto, mediante un codice-password rilasciato dal PRA stesso. Un iter che segue quello degli attestati di rischio e del tagliando dell’assicurazione, che vivono ormai solo in forma digitale. Una volta il CdP si chiamava “foglio complementare”, cioè quello che manca dalla Carta di circolazione, altro documento storico dell’auto. E l’interpretazione di questa anomalia tutta italiana sta proprio lì: un documento che dovrebbe essere unico, che contenga i dati di omologazione di una vettura e il legittimo proprietario, è invece diviso in due parti. Una è gestita ed emessa dalla Motorizzazione Civile (un Dipartimento del Ministero) e l’altra dal PRA, una struttura peraltro che funziona benissimo, che non ha arretrati, che rilascia documenti in tempo reale, ed è gestito e coccolato dall’ACI sin dal 1927. Ora l’Automobile Club ha dematerializzato il CdP, rendendolo sicuro, non falsificabile e che non si può più smarrire: una sacrosanta operazione che tende anche a “demotivare” il futuro documento unico, evocato a più riprese dal Governo, poiché per far nascere il quale il PRA dovrebbe confluire con armi, bagagli, e…. dipendenti, nella Motorizzazione. Nell’attesa i documenti, uno cartaceo e l’altro digitalizzato, continuano ad essere e a rimanere due, dannatamente due, con tutti i loro costi: i risparmi di cui si parla riguardano infatti solo l’ormai superflua richiesta di duplicati o il costo della carta su cui venivano stampati (parliamo di 50 mila trascrizioni giornaliere!), ma non la gestione ordinaria degli stessi, pagati entrambi dai cittadini. Il vice-ministro Nencini afferma che con il nuovo “documento unico”, fortemente voluto dal Governo e che vedrà la luce a luglio 2016, il risparmio per ogni singola pratica sarà di 39 euro (costo € 61 invece di 100) e verrà abolita una delle due attuali imposte di bollo da 32 euro ciascuna: resterebbe un solo bollo, ora pagabile in modo virtuale grazie al recente via libera dell’Agenzia delle Entrate. Quei calcoli sono stati contestati dall’Ingegner Sticchi Damiani, presidente dell’ACI, che difende con orgoglio il PRA dalla paventata riforma della legge Madia (n. 124/2015), che ne prevede, dal 1° gennaio 2016, anche l’epocale accorpamento con la Motorizzazione, per poi convogliare il tutto, dopo 6 mesi, ad una nascente Agenzia per il Trasporto Stradale. Ma nonostante l’attivismo del nostro Governo, è facile prevedere quantomeno uno slittamento delle date, a causa della complessità della materia. di Roberto Argenti    

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