Il tramonto dei designer italiani

Il tramonto dei designer italiani
VW manda in pensione De Silva e Giugiaro, ridimensionati Tencone e Giolito a Torino: Ramacciotti solo consulente

di Redazione

07.01.2016 ( Aggiornata il 07.01.2016 00:13 )

Il 2015 è andato in archivio come cronaca recente, ma quando cominceranno ad occuparsene gli storici dell’automobile verrà sicuramente ricordato come l’anno del dieselgate e dello scandalo dei diesel truccati di Volkswagen. A guardar bene, però, potrebbe essere classificato anche come l’anno nero dei designer italiani. Al centro, anche in questo caso, c’è il Gruppo VW, il gigante oggi ferito che, ancora in forma e guidato da Martin Winterkorn, aveva assunto in maggio il controllo totale di Italdesign rilevando l’ultima quota (9,9%) della società detenuta da Giugiaro. UN FATTO naturale, si dirà, dopo cinque anni dall’acquisizione del 90,1%, ma evidentemente non gradito al fondatore che si è dimesso da presidente onorario, non senza polemiche (fra queste anche una pagina su alcuni quotidiani italiani per ringraziare della lunga amicizia Ferdinand Piëch, da poco dimessosi da Presidente del Consiglio di Sorveglianza di VW). L’età di Giugiaro - 77 anni - non è rilevante, perché creatività e talento non dovrebbero mai andare in pensione. Eppure è quanto è toccato a Walter de Silva, grande capo dal 2007 di tutto lo stile del Gruppo di Wolfsburg, nominato Presidente di Italdesign-Giugiaro e dopo poche settimane dimessosi, pensionato in anticipo, da tutte le cariche prima di raggiungere i 65 anni, soglia oltre la quale, in Germania, raramente si resta in servizio. Aveva un sogno, creare a Torino l’Accademia del Design per sfornare i migliori a livello mondiale, che probabilmente è tramontato subito visti i pesanti tagli agli investimenti che il gruppo tedesco sta operando dopo il Dieselgate. Del formidabile terzetto - Piëch, Winterkorn e de Silva - che ha deciso negli ultimi anni ogni nuovo modello del Gruppo VW non rimane più nessuno, e il destino dello stile di tutti i brand è nelle mani di designer che dovranno fare a meno della preziosa guida del grande Walter. Unico rimasto a tenere alto il tricolore italiano è Filippo Perini, direttore del design Lamborghini e da pochi mesi direttore dello stile di Italdesign, una delle nostre migliori “matite” che dovrà confrontarsi con il rigore dell’AD Jörg Astalosh che arriva dai camion MAN. CHE A WOLFSBURG rinuncino all’italianità di cui Giugiaro e de Silva sono stati portatori non meraviglia poi tanto vista la grande confusione che regna al momento ai vertici del gruppo tedesco, ma lascia invece perplessi la rivoluzione compiuta, sempre a livello di design, all’interno di FCA Group nel momento in cui dovrebbe partire la rinascita del marchio Alfa Romeo, fondata, prima di tutto, su qualità e stile. Marco Tencone, infatti, l’uomo che ha guidato il team di design della nuova Giulia, conserva sì la responsabilità dello stile di Maserati e Lancia, ma lascia la carica di “exterior design” che passa a Scott Kruger che arriva da Dodge. SEMPRE dagli USA arriva il tedesco Klaus Busse (era il responsabile degli interni di Chrysler, non certo il massimo per gli automobilisti europei) a prendere il posto, a capo del design FCA Emea, di Roberto Giolito, l’artefice della Nuova 500, che viene esiliato a disegnare i commerciali di Fiat Professional. Al vertice del design di FCA Group c’è il canadese Ralph Gilles che, ad aprile, ha sostituito Lorenzo Ramaciotti, pensionato, che conserva un incarico di consulente, speriamo ascoltato, di Sergio Marchionne. Piero Evangelisti

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