Il mondo dell’auto dice basta al superbollo

Il mondo dell’auto dice basta al superbollo
Una tassa da abolire: ha portato alla crisi un settore e non ha aiutato il fisco

di Roberto Argenti

9 luglio 2017

Il sempre criticato superbollo dovrebbe avere i giorni contati. Questo almeno secondo la tavola rotonda dell'UNRAE (Unione Nazionale Rappresentanti Autoveicoli Esteri) con alcuni esponenti delle Case operanti in Italia che hanno concordato, praticamente all’unanimità, sul fatto che il superbollo dovrebbe essere abolito.

E subito anche, perché non ha ottenuto se non in minima parte gli effetti desiderati: infatti ad un limitato maggior introito immediato pro-capite per le casse dell’Erario, ha corrisposto la perdita di posti di lavoro nell’indotto dovuta alla fuga all’estero, o alla rottamazione, di vetture che rimanendo “in vita” in Italia avrebbero invece speso, e nemmeno poco, per meccanici, carrozzieri, ricambi, benzina, pneumatici, assicurazioni, ecc.

Per non parlare delle mancate entrate da Iva per le vetture nuove di grande potenza, il cui mercato è diminuito per alcuni marchi anche del 35% nel 2012 rispetto all’anno precedente.

In sintesi — evidenzia Michele Crisci, presidente dell’UNRAE — il superbollo non ha prodotto gli introiti sperati ed ha finito per penalizzare un’area della eccellenza motoristica tipicamente italiana".

Ricordiamo che il superbollo va pagato ogni anno dai possessori di auto (di lusso) che superano i 185 kW di potenza (pari a 251,5 cv), che devono sommare al bollo ordinario 20 euro per ogni kilowatt eccedente quella soglia; venne introdotto nel 2011 (Governo Berlusconi) con 10 euro per ogni kW di potenza superiore ai 250 kW (340 cavalli).

Poi Monti, non contento, raddoppiò l’importo (20 euro al kW) abbassando la soglia agli attuali 185 kW, pur prevedendo una riduzione graduale con l’invecchiamento del veicolo: 12 euro, 6 euro e 3 euro, rispettivamente allo scadere dei 5, 10 e 15 anni di età e abolizione al compimento del 20° anno. DOPO

In questi sei anni si è dimostrato che lo Stato ha sbagliato i conti. Pensava di incassare molto di più dal superbollo e invece le entrate sono state appena un terzo del previsto. Il ministro Tremonti, che l’aveva pensato, prevedeva un gettito di 168 milioni di euro all’anno. Invece il superbollo invece di far incassare di più, ha allontanato gli acquirenti dalle auto potenti. Così il gettito del 2012, primo anno pieno di superbollo, con le esportazioni “in fuga” cresciute del 115%, ha fatto incassare allo Stato soltanto 60 milioni. Poi dal varo della legge sino al 2014 questo tipo di vetture sono calate da 217.000 a 183.000 e il gettito scale è calato ancora di più.

Dall’uscita dalla crisi nel 2015, ha sottolineato l’UNRAE, “si è assistito ad un recupero dell’immatricolato delle auto da 185 kW di appena il +3,8% nel 2016 rispetto ai volumi del 2011”.

Allora perché nessun governo ha avuto il coraggio di abolirlo? Semplicemente perché il superbollo viene percepito dal popolo come una “tassa sui ricchi” (ma in realtà colpisce anche chi compra una vettura usata di basso valore). E abolendolo, la perdita di consenso elettorale sarebbe molto forte. La verità è che il superbollo fa perdere soldi allo Stato, non guadagnarli: se non ci fosse, molta più gente comprerebbe auto potenti e più costose e lo Stato incasserebbe molti più soldi di Iva di quanto succede ora.

Evidenzia Romano Valente, direttore generale Unrae: “Il superbollo ha fallito nella sua missione e solo eliminandolo si può ripristinare una domanda tale da assicurare un ritorno scale che compensi totalmente la manovra e generi nuovi posti di lavoro. Il superbollo ha signi cato perdita di fatturato, di gettito scale, e la sofferenza di un’area dell’eccellenza tipicamente italiana. In una parola: una volta che le of cine mirate a questo genere di vetture chiudono, non rinascono più poiché la manodopera specializzata si estingue”.

E così viene soffocata la passione per le vetture potenti: anche un giovane che volesse comprare un’auto sportiva usata, si troverebbe di fronte a spese di mantenimento troppo forti, a cominciare dal passaggio di proprietà, gravato dall’assurda IPT (Imposta Provinciale di Trascrizione): il passaggio di proprietà di una vettura usata di 4 anni di 200 kW costa mediamente € 1.130: a questa si aggiunge il superbollo (300 euro), ma da sommare all’importo del bollo normale già di 710 euro. E ancora non abbiamo acceso il motore...

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