Aston Martin Rapide S, primo test

Aston Martin Rapide S, primo test
Emozionante esperienza di guida sulla berlina sportiva britannica, aggiornata come la sorella Vanquish

di Alberto Sarasini

17.02.2015 ( Aggiornata il 17.02.2015 08:47 )

Non è la destinazione ma il viaggio, a contare. Quanto mai vero quando si parla di automobili di qualità e sportive in particolar modo, cui però le Aston Martin riescono ad aggiungere note originali: capaci di renderne l’esperienza di guida così intensa ed avvolgente, non tanto per le qualità di rapidità e velocità in sé, pur eccellenti, in special misura per la densa, voluttuosa atmosfera “british” che avvolge i passeggeri come la seta più fine. E raffinatezza per raffinatezza, gli aggiornamenti 2015 di carattere spiccatamente meccanico, che ricevono le regine di gamma a dodici cilindri – Vanquish e Rapide S –, offrono un salto di qualità proprio in questa direzione. Sotto forma di sonore iniezioni di qualità – di guida, in special modo – con nuovo cambio a otto rapporti combinato a numerose altre migliorie apportate principalmente ai rispettivi assetti. Su entrambe, che condividono gran parte della meccanica, debutta dunque il diffuso ed altrettanto pregevole ZF automatico a otto rapporti, del tipo con classico convertitore di coppia ma capace di risposta, rapidità e sensazioni quanto mai dirette: ce l’hanno in molti modelli, ormai, ma qui si tratta della prima applicazione nella configurazione transaxle, cioè con cambio in blocco al differenziale autobloccante (Graziano) montati al retrotreno in modo da equilibrare la ripartizione dei pesi. L’applicazione non ha comportato alcun aumento di massa sulla bilancia e di incrementare al contempo l’efficienza di entrambi i modelli in chiave emissioni CO2, ma in particolar modo spicca la spaziatura ravvicinata data dall’incremento delle marce da sei a otto (la coppia conica è adeguata in tal senso) combinata al netto guadagno di velocità in cambiata, che ora richiede appena 130 millisecondi: la berlina-coupé Rapide S guadagna mezzo secondo nello scatto da 0 a 98 km/h (60 miglia orarie, andrebbero aggiunti per estrema precisione 1-2 decimi per ragionare in 0-100 km/h “nostrani”) scendendo a 4”2 dai precedenti 4”7, mentre la Vanquish passa da 4”1 ad appena 3”6. A questo risultato contribuisce anche la nuova gestione elettronica Bosch del V12 6.0 aspirato, che regala 10 Nm supplementari di coppia massima (da 620 a 630 Nm) insieme a qualche cv (3 cv) in più: sono 560 per la berlina, 576 sulla coupé/convertibile. In entrambi i casi erogati a 6650 giri. Al volante di entrambi i modelli, tutto avviene più fluidamente, e soprattutto con più gusto. Resta l’incomparabile sensazione di regalità, fittamente intrecciata ad un gusto estremamente “british” ma anche senza tempo; ma la bella voce tonica, rotonda ed appagante del poderoso dodici cilindri beneficia dei rapporti più ravvicinati – oltre che pressoché istantanei – per mostrare ben altra autorevolezza tanto in accelerazione piena che nella marcia rilassante a bassa andatura, in un insieme assai più raffinato. Entrambe mostrano caratteri molto simili, che si possono tratteggiare in estrema stabilità, notevole precisione, trazione e motricità quanto mai raffinate nella “danza” tra le curve ritmata e dinamica, a dispetto della mole. Sulla Rapide S prevale, tuttavia, la sensazione del viaggio veloce, nonché di un confort dinamico votato al benessere. Sulla Vanquish tutto scorre invece ancor più veloce e mordente, dallo scatto alla sensazione di rapidità; anche qui si apprezza la taratura ammorbidita dell’assetto standard, ma più di frequente si seleziona quello più rigido (Track) che offre il filo più diretto con la bella meccanica.  

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