Honda Civic Type R, test della belva

Honda Civic Type R, test della belva
Convince anche in strada nuova avventura super sportiva del Marchio giapponese

di Alberto Sarasini

12.06.2015 ( Aggiornata il 12.06.2015 00:43 )

  Bratislava Il battesimo della nuova Type R avviene sul divertente e tecnico circuito dello Slovakia Ring, a sottolineare l’anima corsaiola di questa nuova avventura super sportiva targata Honda. Con l’importante, fondamentale novità dettata dal motore, non più l’aspirato capace di ruotare a regimi “impossibili”, bensì approdato anch’esso all’era del turbo moderno. Scelta che porta in dote il pregio di una potenza significativamente più elevata, 310 cavalli, insieme ad una coppia altrettanto robusta – 400 Nm, roba da diesel di punta – disponibile già ad appena 2500 giri e costante fino a 4500 giri. Questo “setup” comporta un carattere molto differente dal passato: le prestazioni sono mordenti ed incisive come si deve, ma l’erogazione non lascia più spazio al coinvolgimento emotivo sempre più intenso al salire “infinito” del regime, offrendo piuttosto un vigore istantaneo che resta tale – col rombo crescente – fino ad almeno 6500 giri. Quota della potenza massima; si può allungare di più, ma serve solo per mantenere eventualmente una marcia senza dover cambiare. Numeri: “zero-cento” in 5”7, punta massima 270 km orari. Quanto al cambio, si resta sul classico che più classico non si può: solo manuale, sei rapporti. Il lavoro di Honda è certosino: corsa della leva ridotta ad appena 40 mm (solo la S2000 faceva meglio, 35 mm), innesti secchi, consistenti ma pure fluidi e molto precisi, rapidità notevole. L’ideale, tutt’ora, per quanti amano “smanettare” con più comandi possibile (inclusa la pedaliera per i punta-tacco), certo un automatico doppia frizione evoluto – che il costruttore giapponese non può offrire – resta un’altra cosa con le sue cambiate istantanee. In pista, la vistosissima Type R non tradisce le aspettative; c’è un solido differenziale autobloccante, coadiuvato da controlli elettronici specifici (Agile Handling Assist), per garantire inserimenti pronti insieme a tanta trazione con sottosterzo moderato in accelerazione fuori dalle curve, a tutto vantaggio dell’efficacia complessiva; le ruote 235/35 R19 mordono egregiamente e mantengono un buon grip anche strapazzate sulla pista, i freni Brembo con dischi anteriori da 350 mm sono solidi anche “pestando” senza pensieri. Il retrotreno è piuttosto “vivace” pur senza mai impensierire la stabilità; incrementa l’agilità nello stretto, ma toglie qualcosa alla precisione complessiva sul veloce e in frenata decisa. Lo sterzo è solido, non direttissimo ma preciso. C’è pure il tasto “+R” sul cruscotto, coperto dalla corona del volante ma capace di aggiungere ulteriore “verve”: sterzo più carico, risposta più pronta del motore (zero ritardi, ma il bel “ciuff” dello scambiatore che scarica la sovrappressione in rilascio è avvertibile e piacevolissimo), sospensioni ulteriormente irrigidite partendo da una base già molto solida. Su strada, la Type R “turbata” si lascia guidare come meglio si vuole, anche con gran docilità grazie alla tanta coppia; l’abitacolo è molto accogliente e pure ben rifinito, il sedili molto avvolgenti (strettini) sono una garanzia di tenuta e la strumentazione già “spaziale” in modalità +R si trasforma in versione “racing” con tanto di informazioni aggiuntive sul display centrale. L’estetica parla da sé: tanto l’esterno che l’abitacolo sono volutamente vistosi, vistosissimi che di più non si può. La dotazione è ricchissima (navigatore con schermo touch incluso, praticamente senza optional), il prezzo fissato in 37mila euro rotondi.

Honda Civic Type R, test allo Slovakia Ring - le foto

 

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