Ford Mustang, la pony car ai raggi X

Ford Mustang, la pony car ai raggi X
A cinquanta anni dalla nascita finalmente commercializzata in Italia: da 36.000 euro per la versione da 314 cavalli

di Saverio Villa

31.07.2015 ( Aggiornata il 31.07.2015 08:20 )

Luglio 2015, si chiude un mese importante per gli appassionati italiani di auto in genere ma addirittura epocale per gli entusiasti della Mustang che, dopo aver fatto carte false per cinquant’anni per accaparrarsi i pochi esemplari giunti da noi in semiclandestinità, adesso, come le persone normali, possono entrare in una concessionaria, scegliere il colore, pagare e portarsi a casa il loro oggetto di desiderio americano. La Ford, dunque, inizia a vendere ufficialmente anche da noi la sua icona, che è una delle due sportive “yankee” più famose. L’altra è la Chevrolet Corvette che, però, è alla portata di ben altre tasche, visto che costa oltre il doppio della Mustang.

La Mustang V8 da 419 cv paga ogni anno il 9% del suo valore in tasse. È assurdo

Ford Mustang L’argomento economico, però, rappresenta anche la croce e la delizia di quest’auto. Da un lato il prezzo è eccezionalmente basso rispetto alle prestazioni, quindi mette la Mustang alla portata di un pubblico di “non ricchi”, però bollo e superbollo sono da “paperoni” a causa della cavalleria ingente: la versione più pura della Mustang, cioè quella col V8 da 419 cv, paga ogni anno tasse equivalenti a quasi il 9% del suo prezzo iniziale, vale a dire 41mila euro (la EcoBoost 2.3 parte da 36.000). Un’incongruenza così colossale poteva esistere solo in un Paese con un approccio assurdo alla questione fiscalità&auto. Oltre al poderoso 8 cilindri, però, è disponibile anche un quattro cilindri di 2.3 litri dal quale, tra l’altro, deriverà il motore dell’attesissima Focus RS che avrà 350 cavalli. La baby Mustang, avendo “solo” 314 cv, contribuisce al bilancio dello Stato per circa 1.800 euro all’anno, una cifra un po’ meno avvilente per un’auto che, oltretutto, non si rivela affatto un “voglio ma non posso” nonostante costi solo 36 mila euro. E questo rappresenta una sorpresa.
Ford Mustang - Motore Ecosport 2.3, 314 cv
La 2.3 EcoBoost, infatti, è veloce, scattante (240 km/h e 5,8 secondi da 0 a 100 km/h) e ha un temperamento piuttosto cattivo, condito oltretutto da una sonorità insolente, frutto di una risintonizzazione elettronica dello scarico sulla base dei gusti europei avvenuta successivamente alla prima prova della Mustang, effettuata in Usa lo scorso autunno. Certo non è la tipica voce profonda e inquietante del V8, ma per i timpani sportivi è un piacere da ascoltare. Oltre che brillante, però, il quattro cilindri è anche abbastanza elastico: a 2000 giri comincia già a spingere forte e lo fa fino ai 5500, poi, come tutti i turbo moderni, si acquieta e non è più produttivo insistere con l’acceleratore. IL 5 LITRI è meno raffinato nella costruzione (a differenza dell’EcoBoost non ha l’iniezione diretta), però ha un’erogazione vigorosa fin dal basso, diventa cattivo verso i 4000 giri e poi progredisce con tanto impeto fino a 6500 giri. Apparentemente senza sforzo porta la Mustang da 0 a 100 km/h in meno in 4,8 secondi per poi plafonarla con nonchalance a 250 all’ora. C’è anche il “launch control”, il cui funzionamento, però, ci è sembrato perfettibile, almeno sull’esemplare provato. Ford Mustang La lunghezza di 4,78 metri ne fa un’auto corpulenta ma, comunque, compatibile con le nostre strade e non risulta fuori scala rispetto a una sportiva all’europea (la Porsche 911 arriva a 4,51 metri), mentre maneggevolezza e tenuta di strada sono molto migliorate rispetto al passato grazie all’adozione di sospensioni posteriori a ruote indipendenti al posto del rude ponte rigido delle generazioni passate. Complessivamente l’assetto è composto e abbastanza rigoroso, con una tendenza a chiudere morbidamente con il muso appena si alleggerisce il gas che sul misto è piacevolissima. Anche lo sterzo è nettamente più sensibile e comunicativo rispetto a quanto ci si potrebbe aspettare da un’americana e, oltretutto, può essere regolato su tre livelli di pesantezza. Tutta l’elettronica della gestione di marcia prevede comunque quattro settaggi, compreso il “track” per chi vuole divertirsi in pista. Perfino il cambio manuale a 6 marce – che è secco, rapido e anche un tantino muscolare – piacerà ai guidatori in cerca di belle sensazioni, ma in molti gli preferiranno l’automatico, con lo stesso numero di rapporti e pilotabile anche con le leve al volante, che comporta un sovrapprezzo di 2 mila euro. Su quest’ultimo, però, non possiamo sbilanciarci perché non era presente né alla presentazione americana della Mustang, né a quella successiva europea. Ford Mustang Il design, com’è evidente, strizza l’occhio alla tradizione Mustang in modo un po’ ruffiano, sia all’esterno, sia all’interno, ma non è troppo chiassoso. L’abitacolo offre due posti anteriori ampi (ma la posizione di guida, pur adattabile, resta sempre un po’ alta, anche con i bei sedili Recaro offerti a richiesta a 2000 euro) e un divano posteriore insolitamente accogliente nella seduta per una coupé. Purtroppo, però, i centimetri a disposizione per gambe e testa di chi siede dietro sono decisamente pochi per le persone adulte. In compenso il bagagliaio si rivela molto sfruttabile, nonostante l’imboccatura piccola. Le finiture sono più consistenti di quello che ci potrebbe aspettare da una cosiddetta “pony car”: la concorrente diretta Chevrolet Camaro, ad esempio, è realizzata in modo meno attento. L’allestimento, cerchi da 19 pollici, sedili in pelle con regolazione elettrica e tanto altro. Manca solo il navigatore, disponibile a 1.300 euro. Schermata 2015-07-31 alle 08.19.12 Ovviamente come ogni sportiva che si rispetti, la Mustang viene offerta in configurazione convertibile, con una capote in tela ad azionamento elettrico molto ben insonorizzata anche alle alte velocità, che costa 4.000 euro più della coupé a parità di motorizzazione. Anche in questo caso è presente il divanetto posteriore, ma la possibilità di ospitare due adulti è teorica. Insomma: nella sua evoluzione attuale, la Mustang è anche per chi non è smaccatamente filoamericano. Però non rinuncia allo stile ruvidamente revival delle sportive d’oltreoceano.

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