Mini Takes the States 2016, il coast to coast attraverso gli USA

Mini Takes the States 2016, il coast to coast attraverso gli USA

Unico coast to coast. Un esercito di Mini che, partendo da Atlanta, raggiunge Palm Springs nell'arco di due settimane

di Lodovico Basalù

20.07.2016 18:19

Stati Uniti

Come definire un evento che ha a dir poco dell’incredibile? Perché mai, nella nostra vecchia Europa, abbiamo mai visto nulla di simile: da 750 a 1000 Mini (di ogni modello) che, partendo da Atlanta, raggiungono Palm Springs nell’arco di due settimane.

Mini Takes the States 2016

Mini Takes the States 2016

Un esercito di Mini (di ogni modello) che, partendo da Atlanta, raggiungono Palm Springs nell’arco di due settimane ...

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Insomma una sorta di coast to coast, dato che si passa da un fuso orario di -6 ore a -9 ore rispetto all’Italia, con quasi 4.000 miglia percorse. I partecipanti? Appassionati americani che pagano una tassa di iscrizione per vivere questa avventura, più le spese di vitto e alloggio, magari coprendo solo una parte del percorso, poi sostituiti da altri.

Come è accaduto a noi di Auto, con delle Mini riservate alla stampa, rilevando altri colleghi che avevano coperto la prima parte del percorso del Mini Takes The States 2016, giunto alla decima edizione.

Il turno assegnato al nostro giornale ha contemplato il percorso da Detroit a St. Ignace, poi da St.Ignace a Green Bay da Green Bay a Minneapolis e infine da Minneapolis a Sioux Falls. In totale ben 4 gli Stati attraversati: Michigan, Wisconsin, Minnesota, e South Dakota.

Con l’enorme carovana che chiuderà questa sorta di rally-raid appunto a Palm Springs. Davvero una mozza azzeccata da parte del marchio Mini negli Stati Uniti, uno spot gigantesco per tutto il paese e a costi zero. In più è stato possibile constatare che le circa 50.000 Mini che vengono vendute negli Stati Uniti ogni anno, finiscono in mano di persone abbastanza avanti con l’età, a differenza di quello che avviene in Europa o In Italia.

Sia che si parli della Mini tradizionali, a 3 e 5 porte, sia di tutte le altre, ovvero Cabrio, Clubman, Paceman e Countryman, più un paio di Mini d’epoca rimaneggiate malamente all’americana. A noi è toccata una Mini Clubman Cooper S e una Cabrio John Cooper Works, ma l’unico lusso concesso è stato quello che divertirsi in accelerazione ai semafori, come fanno in molti, perché poi, raggiunte le 65-70 miglia è meglio riporre nel cassetto velleità velocistiche.

Impressionante, in ogni caso, la curiosità della gente, gli applausi a bordo strada, quasi fossimo stati al volante di un’auto Vintage alla 1000 Miglia. Presso qualche Steak House o stazione di servizio, decine di persone hanno chiesto lumi sull’immensa carovana di Mini, quasi fossimo quei cacciatori di pellicce francesi che nel 1701 fondarono Detroit, oggi capitale dell’industria automobilistica statunitense e del famoso Salone di gennaio. Una città di oltre 700.000 abitanti, che ha dovuto fare i conti con una mostruosa bancarotta nel 2013, per poi riprendersi lentamente. Anche se alla voce “criminalità” i problemi da risolvere sono ancora numerosi.

Da Detroit a St.Ignace il percorso ci ha riservato quello che possiamo definire il Dna degli Stati Uniti: rettilinei infiniti che si perdono all’orizzonte, enormi campi di coltivati sapientemente, un cielo terso e immenso, pochissime auto in giro, al contrario di quello che avviene nei centri abitati. St.Ignace è invece una cittadina che ricorda le tante tribù indiane che l’hanno popolata per millenni, tra i quali gli Uroni. Interessante notare come molti dei casinò della città siano gestiti da indiani, come del resto avviene anche in altre parti degli Stati Uniti.

Arrivati invece a Green Bay, con i suoi 101.000 abitanti e l’immenso lago Michigan, è stato possibile constatare come tutta la città viva dietro agli eroi del football (i Green Bay Packers), vero vanto dello stato del Wisconsin. L’attaccamento alla squadra è tale, da parte della popolazione, che molti addirittura acquistano un posto allo stadio. Un particolare che colpisce non poco è lo stato disastroso di molte automobili, letteralmente mangiate dalla ruggine, dato che la stagione invernale è lunga e durissima. Ma negli Stati Uniti non esistono le “revisioni” come le intendiamo noi, i proprietari di auto, anche vecchissime e malandate, possono infatti continuare a circolare fino a che le stesse sono in grado di marciare. Una delle tante contraddizioni di un’America peraltro rigidissima quando invece si tratta di immatricolare auto nuove.

Lasciata Green Bay, è la volta di dover raggiungere Minneapolis, la principale città dello stato del Minnesota, lungo le sponde del Mississipi. Sede per millenni della popolazione dei Soiux, che a metà ottocento furono costretti a cedere il territorio su cui sorge oggi Minneapolis. Famosa per aver dato i natali a Prince e per essere uno dei centri mondiali più grandi per la produzione del grano, anche Minneapolis deve affrontare problemi di criminalità, seppure in maniera ridotta rispetto a Detroit.

Siamo arrivati all’ultima tappa a noi assegnata, ovvero quella di Soiux Falls, nel South Dakota, famose per le sue cascate, affascinanti ma che nulla hanno a che vedere con quelle del Niagara. E’ una cittadina tranquilla, non afflitta da alcuna forma di criminalità e con ben 70 parchi a disposizione della cittadinanza, curati come fosse il giardino di casa del più maniaco degli americani. Singolare la presenza massiccia della rete ferroviaria, con i convogli che passano all’interno del parco della cascate di Sioux Falls accanto alle mamme con le carrozzine, senza alcun passaggio a livello, peraltro non presente in nessuna altra zona degli Stati Uniti, salvo rare eccezioni.

This is America”, un paese appunto pieno di contraddizioni, ma anche di gente pronta a socializzare, che ha voglia di parlare, con noi e con le nostre Mini, che ci hanno felicemente accompagnato lungo tutto il percorso.

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