Subaru Impreza WRX STi, che grinta

Subaru Impreza WRX STi, che grinta
La “fari tondi”, importata solo nel 2002, racchiudeva l’essenza rallystica: boxer cattivo nell’erogazione e assetto per specialisti

di Redazione

26.09.2014 ( Aggiornata il 26.09.2014 12:00 )

Sono passati poco più di dieci anni, ma pare già un’eternità. Ci riferiamo a quel periodo storico, fra la fine degli anni Novanta e gli inizi del Duemila, in cui Subaru era ancora in attività nel Mondiale Rally. Colin McRae, uomo-bandiera del marchio dal ‘93 al ‘98, purtroppo scomparso nel 2007.Ma la Casa giapponese continuava a mietere successi, con un titolo mondiale nel 2001 ad opera di Richard Burns — anche lui permaturamente scomparso qualche tempo dopo — e nel 2003 l’ultimo titolo con Petter Solberg. Era dunque l’epoca in cui, per strada, potevi ammirare svariate Subaru Impreza che portavano a spasso con fierezza gli stessi colori delle versioni da rally, blu elettrico con cerchi oro. Bei tempi. Che sono poi cambiati sia per le diverse esigenze dettate da norme e abitudini attuali, sia per l’abbandono di Subaru al mondo dei rally, con conseguente perdita di interesse nello sviluppare con cadenza quasi annuale una nuova Impreza ispirata alle corse. Quella che vedete qui, ad esempio, è un modello 2002. Appartiene alla seconda generazione della Impreza, si distingueva per i fari anteriori rotondi, e nel corso della sua carriera (prodotta fino al 2007, prima dell’avvento della stravolgente Impreza a due volumi...) ha subito ben due restyling che hanno progressivamente acuito il muso. Riteniamo però che questa sia una delle più riuscite e aggressive: sotto i proiettori rotondi ci sono i due copri-fari aggiuntivi con logo Subaru Tecnica International, l’intercooler disponeva di sistema di raffreddamento ad acqua azionabile dal pilota con un tasto in plancia e se stavi per raggiungere il limitatore c’era l’avvisatore acustico e visivo. Tanti piccoli dettagli da rally che creavano, a bordo della Impreza WRX STi, una gran bella atmosfera. Il motore era il conosciuto e collaudato 4 cilindri boxer 2 litri turbo delle altre WRX, che però sulla STi presentava basamento, bielle e pistoni rinforzati, come pure gli ingranaggi del cambio che erano più grandi per resistere alla maggior coppia. Con 265 cavalli e 343 Nm, la WRX STi disponeva ovviamente di una trazione integrale da guerra, con un giunto viscoso centrale per ripartire la coppia fra asse anteriore e posteriore e il supporto di due autobloccanti della inglese Suretrac davanti e dietro. Da guidare la STi era davvero esuberante. Il motore era ancora di quelli vecchia scuola: spento fino a 3000 giri, poi una botta terrificante quando la sovralimentazione entrava in gioco e un allungo tonico fino a 7700 giri di strumento. Ogni singolo cavallo finiva a terra senza sprechi (0-100 in 5”28, mica male...) e fra le curve ci si poteva divertire sfruttando in maniera rallystica i trasferimenti di carico, per inserirla al meglio con un po’ di “sovra” e uscire a ruote dritte. Bene l’impianto frenante, firmato Brembo e capace di ottimi spazi d’arresto. Meno bene l’autonomia: con soli 60 litri di serbatoio e medie di 6-7 km/ litro, ci voleva un benzinaio per amico...

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