La
BMW M5 può essere definita a tutti gli effetti come
la prima berlina-missile della storia. Perché
AMG esisteva già ma non “marchiava” ufficialmente le
Mercedes (la prima fu la C 36 AMG del 1993) e
Audi non aveva ancora lanciato la famiglia delle RS. Presentata nel
1984, la prima M5 (serie E28), aveva un aspetto molto discreto e un motore piuttosto vigoroso, lo stesso 6 cilindri 3.5 da 286 cv della M635i Coupé che per i canoni dell’epoca erano uno sproposito. Con questo esemplare nacque così la ricetta che nel corso degli anni ha portato alla ribalta questo filone di sportive derivate da berline o familiari di stampo tradizionale.
Ed è soprattutto con la serie E34, quella qui raffigurata, che riteniamo si sia raggiunto l’apice della filosofia che era alla base del concetto di berlina-missile: la
M5 3.5 del 1989, infatti, era difficilmente distinguibile da una normalissima 520i, se non per un piccolo labbro inferiore installato nel paraurti anteriore (che inglobava anche i fendinebbia) e per i sobri cerchi di differente disegno. Volendo c’era anche un piccolo spoiler da applicare al baule, ma proprio per preservare questa discrezione estetica era ottenibile soltanto a richiesta. Il propulsore di questa M5 era una profonda evoluzione del
6 cilindri 3.5 curato da BMW Motorsport: cambiavano leggermente l’alesaggio e la corsa, ma in particolare si segnalava l’adozione della testata a quattro valvole per cilindro e dei collettori d’aspirazione a lunghezza variabile, per migliorare il riempimento ai bassi regimi che all’epoca non era il pezzo forte dei propulsori plurivalvole.
Ancora, il 6 cilindri adottava l’iniezione elettronica Bosch Motronic e una singola farfalla d’alimentazione per ogni cilindro. Con 315 cavalli a 6900 giri, lo strepitoso propulsore bavarese consentiva a questa tranquillissima — all’apparenza — BMW Serie 5 di impensierire sportive vere: nonostante pesasse attorno ai 17 quintali,
bruciava lo 0-100 in 6,2 secondi e volava tranquillamente a 250 km/h, una quota auto imposta elettronicamente (erano gli inizi dell’accordo fra le Audi, BMW e Mercedes di limitare le proprie vetture a questa velocità) senza il quale
BMW dichiarava possibile raggiungere i 275 orari.
Con un assetto ribassato di 20 mm e dotato di sospensioni pneumatiche autolivellanti EDC, la M5 era
il trionfo del piacere di guida:
comoda,
silenziosa, ma all’occorrenza
agile fra le curve e divertente per il suo comportamento sovrasterzante (i controlli di trazione e stabilità erano ancora lontani da venire)
ma facilmente controllabile. Sempre sulla base della serie 5 E34,
nel 1992 arrivò un’evoluzione di questa M5 con propulsore portato a 3.8 litri e 340 cavalli e con cerchi di disegno più aggressivo. Con le serie successive, al pari dei cilindri e della potenza è aumentato via via il carico di sportività dell’aspetto esteriore. E proprio questo rende la M5 3.5 E34 una delle più interessanti della specie, per il
suo aspetto estremamente sobrio combinato a prestazioni al top.