In attesa di tentare il record per elettriche nel 2018, Volkswagen ha restaurato la spettacolare Golf bimotore da 650 cavalli con cui tentò la "scalata verso le nuvole" nel 1987
30.04.2018 13:13
Il 24 giugno sui monti del Colorado di corre la 96esima edizione della Pikes Peak International Hill Climb, la cronoscalata più famosa e spettacolare del mondo. Dal 1916 ad oggi decine di campioni hanno affrontato la “gara verso le nuvole”, 20 km di salita con 156 curve fino a quota 4.300 metri: il record assoluto appartiene a Sua Maestà Sébastien Loeb, capace di fermare il cronometro nel 2013 a 8:13.878 al volante della Peugeot 208 T16 Pikes Peak.
Volkswagen ha recentemente presentato il prototipo I.D. R con cui Romain Dumas cercherà di strappare a Rhys Millen il primato per le vetture elettriche, tuttavia la Casa di Wolfsburg non è certo nuova all'impresa. Gli appassionati ricorderanno certamente la Golf seconda generazione che, equipaggiata con due motori, tentò l'impresa nel 1987. E per celebrare la nuova sfida Volkswagen ha restaurato il prototipo, un “fragile capolavoro” che montava una coppia di 4 cilindri 1.8 litri 16 valvole della golf GTI con turbocompressori KKK, capaci di erogare un totale di oltre 650 cavalli su una vettura di soli 1020 kg. Un dimagrimento radicale ottenuto utilizzando materiali ultraleggeri, a partire dai cerchi in magnesio, nonché eliminando tutto il superfluo, compreso l'impianto di aerazione.
Volkswagen Golf Pikes Peak, la bestia bimotore da 650 cv
In occasione della Pikes Peak 2018, Volkswagen ha restautrato il prototipo di Golf II bimotore che tentò il record nell'87, equipaggiata con due motori turbo per una potenza complessiva di 650 cavalli.
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Una mostro dal potenziale enorme ma difficile da domare. Il pilota Jochi Kleint in prova firmò il 4° tempo utilizzando un solo motore. Tuttavia in gara Kleint fu costretto a fermarsi poco prima del traguardo a causa di una rottura e la Golf dai due cuori venne riportata in patria senza allori. Oggi la vettura è stata riportata in via dopo un lungo lavoro di restauro, nonostante la potenza complessiva sia stata limitata a “soli” 500 cavalli per non comprometterne l'affidabilità, con l'aggiunta di un complesso sistema di raffreddamento. Un doveroso atto d'amore per una delle auto da corsa più spettacolari di sempre.
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