Opel Insignia 2.0 CDTI Cosmo A/T

Opel Insignia 2.0 CDTI Cosmo A/T

di Redazione

01.04.2009 ( Aggiornata il 01.04.2009 15:07 )

Prestazioni

Fra seduta bassa e linea di cintura relativamente alta, prendendo posto al volante della Insignia si vivono sensazioni ben lontane da quelle offerte di norma dalle berline da famiglia. Così come non si registrano particolari mollezze da parte dei sedili, che anzi si segnalano per la rigidità del cuscino, superiore alla media. Di classico invece c’è una sonorità di stampo antico: il battito degli iniettori che accompagna l’avviamento del turbodiesel, soprattutto a freddo. C’è ancora un po’ da lavorare su questo fronte, insomma, anche se col salire della temperatura le cose migliorano, e a velocità stabilizzata il rumore del motore diviene marginale. Ben visibili sin d’ora sono invece i frutti del lavoro di evoluzione relativi al rendimento del propulsore: magari non sarà il più fluido della categoria, ma la risposta è vispa e consistente. La coppia fluisce con bella regolarità a partire dai 1500 giri o poco più, e nel caso si chieda il massimo beneficia pure di una buona dose di overboost. L’erogazione affievolisce un poco oltre i 4000 giri, per calare poi in misura più vistosa attorno ai 4500, rendendo di fatto inutile il ricorso alla zona rossa, che peraltro si finisce per frequentare solo utilizzando la trasmissione in modalità manuale.
Lasciando che il cambio faccia il suo mestiere di automatico, invece, si porta a casa il meglio che il motore possa offrire, che peraltro basta e avanza per garantire risposte brillanti in ripresa, al di là dello slittamento che accompagna per qualche istante la richiesta di potenza. La trasmissione è contraddistinta da un finale piuttosto lungo, 60 orari per 1000 giri di sesta, e da un’indole relativamente tranquilla, peraltro in piena sintonia con il carattere della vettura: i passaggi di marcia sono dunque opportunamente smussati, anche a costo di perdere qualche decimo. Passando alla configurazione Sport la gestione della trasmissione diviene invece più reattiva, soprattutto in fase di scalata.

L’assetto della Insignia è ben bilanciato: non impone di lottare col sottosterzo anche nella guida più brillante

Anche lo sterzo presenta qualità in linea con le esigenze di quella che resta in primo luogo una berlina da lungo raggio: niente reazioni eccessive insomma, sebbene il comando sia comunque in grado di sfoggiare risposte di buona prontezza, col contributo sia della taglia (esagerata) dei pneumatici da 20” serie 35 montati in opzione sia di una demoltiplicazione contenuta, che porta il volante da un estremo all’altro in due giri e mezzo soltanto. Senza che questo vada a discapito del diametro di volta, che rimane più che decoroso; piuttosto, c’è da segnalare la rumorosità meccanica (tutt’altro che hitech) che si registra portando il comando a fine corsa. In marcia invece c’è ben poco da eccepire: lo sterzo non manca di precisione e progressività e supporta a dovere le caratteristiche stradali della vettura. Che riesce ad apparire brillante grazie alle eccellenti doti di controllo dell’avantreno, che favoriscono la precisione nell’inserimento e limitano il rischio di trovarsi a litigare col sottosterzo. La piacevole reattività non finisce peraltro per creare particolari problemi di gestione nei cambi di direzione repentini, che la Insignia mostra di riuscire a digerire con naturalezza. Il bilanciamento nel complesso è convincente anche nelle frenate più violente: l’impianto vanta una potenza adeguata, capace di assicurare spazi di arresto contenuti. Meglio però non strapazzarlo più di tanto, pena un decadimento dell’efficienza peraltro facilmente percepibile dall’allungamento del pedale.
Sul fronte confort, le sospensioni riescono a garantire un assorbimento più che dignitoso: niente saltellamenti neppure sullo sconnesso più evidente, anche in configurazione sport e anche in presenza dei già citati pneumatici ultraribassati. Che invece si fanno sentire con una certa rilevanza sul fronte acustico, tanto che già dalle medie velocità il rotolamento finisce per risultare il disturbo prevalente, in un abitacolo che per altri versi mostra di poter contare su difese più che valide.

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