Range Rover Sport 3.0 TdV6 DPF SE

Land Rover Range Rover Sport 3.0 TdV6 DPF SE

di Redazione

17.02.2010 ( Aggiornata il 17.02.2010 16:00 )

Prestazioni

L'aggettivo Sport che segue Range andrebbe letto come abbreviazione di Sport Utility. Ma quando se ne prende il volante è meglio dimenticare l’utility e concentrarsi sullo sport. Che riserva, nel caso, sorprese positive e altre meno. A differenza della versione precedente, che a suo tempo avevamo giudicato abbastanza sottotono sul piano delle prestazioni, la nuova serie ha tirato fuori un po’ della grinta che mancava. Il merito, manco a dirlo, è tutto del nuovo tre litri turbodiesel, che rispetto al vecchio “due e sette” può contare su 55 cavalli in più (245 contro 190) e su un incremento di coppia ancora più consistente: da 44,8 a 61,2 kgm, che significa un bel 36% supplementare.
Dati rilevati alla mano (cioè basandoci sulla massa effettiva da noi misurata sulla 2.7 TdV6 nell’agosto 2005 e, adesso, sulla nuova), il rapporto potenza/peso è di 0,094 cavalli per ogni kg contro gli 0,074 precedenti. Il miglioramento è evidente, anche se 2578 kg alla bilancia restano un peso enorme, che non conosce riscontri nelle concorrenti dirette, mediamente gravate da almeno tre quintali in meno. Ne deriva che la resa prestazionale del nuovo motore, pur in netto recupero rispetto alla serie precedente, non basta alla Sport a piazzarsi sullo stesso piano delle rivali più dinamiche, a iniziare da BMW X5 e Mercedes ML che sono il riferimento della categoria anche a livello di vendite.
Progressi, dicevamo. La Sport seconda serie ne fa registrare un po’ ovunque: sia nei campi ormai puramente accademici, come quello della velocità massima (dove migliora il dichiarato, supera di 12,5 km/h la vecchia e con una punta di 196,3 km/h si dimostra più che adeguata al traffico odierno) sia in quelle più sfruttabili nel traffico quotidiano. A iniziare dalla ripresa: il passaggio da 80 a 120 in Drive, che prima richiedeva 9”16, ora si completa in 6”66; altrettanto migliorato il rilancio dai bassi regimi (6”71 contro 9”01 per il 40-100 km/h). Tutta un’altra musica anche in accelerazione, tanto nello scatto breve (8“64 anziché 11”88 nello 0-100) quanto nell’allungo (29”89 sul chilometro invece di 33”54).
Dove la maggiore efficienza del nuovo sei cilindri non si è fatta sentire più di tanto è invece alla voce consumi. Che restano in genere piuttosto elevati: fa un po’ meglio di prima in città (7,3 km/litro al posto di 6,7), un po’ peggio in extraurbano (9 invece di 9,6) e praticamente uguale in autostrada (7,8 contro 7,9): X5 e Classe M permettono mediamente percorrenze superiori di un chilometro, un chilometro e mezzo su tutti i tipi di percorso. Al di là della fredda logica dei numeri, la rinnovata Range Sport è prodiga di appaganti sensazioni.
Difficile, ad esempio, trovare una sola situazione in cui il suo biturbodiesel non si faccia amare: fluido come pochi nella guida normale, rivela un’erogazione poderosa quando si pesta sul gas e si “apre” la seconda turbina. Ma anche in questa circostanza dà prova di una progressione e una regolarità sorprendenti. Lo aiuta non poco il migliorato cambio a sei marce, con rapporti ora più corti che in precedenza: le marce entrano in dolce successione in modalità automatica e con apprezzabile rapidità quando lo si usa in sequenziale. Particolarmente pratico il sistema che consente di tornare in automatico dopo averlo usato in manuale: basta tenere spinto il paddle di destra (quello con cui si sale di rapporto) per passare dalla sesta al Drive. Adeguato anche lo sterzo, con un’adeguata tatura della servoassistenza — idraulica e “sincera” — e il solo limite che nelle curve strette servono ampi movimenti del volante.
Ma quando lo si chiama in causa per manovre d’emergenza improvvisi è pronto e preciso, permettendo scarti e successivi riallineamenti insospettabili vista la massa in gioco. A proposito di comportamento, la Sport è precisa ed equilibrata, agile persino sul misto stretto, pronta a digerire trasferimenti di carico anche impegnativi e persino priva di quel sottosterzo piuttosto marcato che sulla versione precedente si notava forzando il ritmo: segno evidente che l’evoluzione nella gestione elettronica del telaio ha dato i suoi frutti.
Così come si apprezzano, quando l’asfalto finisce, le buone doti del Terrain Response anche se, tra tutte le situazioni difficili, la più sportiva delle Range risulta a proprio agio soprattutto in quelle in cui c’è comunque un certo grip. Quindi più sulla ghiaia che sulla neve, dove la Sport deve fare i conti, ancora una volta, con il peso e con una gommatura decisamente stradale sia per l’impronta a terra, larga, sia per la spalla, che essendo bassa solca poco il terreno, lavorando piuttosto sul fronte opposto: quello della limitazione del rollio in velocità. Sull’ultima serie sono stati sostituiti freni: il nuovo impianto a quattro dischi autoventilanti maggiorati si è rivelato alla prova dei fatti più efficace, permettendo alla Range di fermarsi prima a tutte le velocità (a 160 abbiamo rilevato 4,9 metri in meno, a 100 1,3). Meglio anche i livelli sonori, con un paio di decibel risparmiati su tutto l’arco di utilizzo. Uguale a prima, e quindi nel complesso buone, le doti di assorbimento delle sospensioni, che pagano tuttavia risposte un po’ troppo secche sulle sconnessioni brevi.
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