Audi R8 V10, cambio di passo: la prova su strada

Audi R8 V10, cambio di passo: la prova su strada
Il cambio a doppia frizione eleva le doti, V10 da sogno

di Lorenzo Facchinetti

22.09.2013 ( Aggiornata il 22.09.2013 09:25 )

Prestazioni

Uno dei momenti di vita vissuta più belli che puoi spendere assieme alla R8 è alla mattina presto quando la accendi: il V10 è freddo e nei primissimi secondi dopo l’accensione la gestione elettronica lo lascia sfogare a pieni polmoni, aprendo le valvole allo scarico senza alcuna strozzatura e nessuna remora.

Il suono è dirompente, le vibrazioni attraversano il guscio dei sedili avvolgenti e ti arrivano alla schiena, dove corre già un brivido. Dopo un po’ il 5.2 FSI si placa e torna quasi ad essere un motore normale, non fosse per la cubatura e il frazionameno abnormi.

Ed è proprio durante i primi metri, con il cambio in modalità automatica e il suono agli scarichi sommesso, che inizi a pensare che una vettura dalle fattezze di una supercar, dalla potenza di una macchina da rally di Gruppo B degli anni ‘80 e dalle prestazioni rettilinee di un caccia in fase di decollo, potrebbe essere guidata anche da un bambino tant’è fluida e progressiva.

Il dieci cilindri da 550 cavalli è pastoso e ricco di coppia in basso, ma soprattutto c’è quel nuovo cambio a doppia frizione che rende tutto più facile e rilassante: i rapporti scivolano via come l’olio, le scalate sono quasi impercettibili e non fosse che viaggi a pochi centimetri dal suolo potresti anche essere seduto su un’A3.

Il nuovo S Tronic, senza alcun dubbio, ha elevato di almeno una spanna la fruibilità quotidiana di questa supersportiva, la cui critica che si poteva sollevare fino a qualche tempo fa era proprio la scarsa resa del robotizzato R Tronic nella guida normale, specie in città: di fatto era un cambio meccanico e fra un passaggio di marcia e l’altro l’effetto inerzia e ondeggiamento era parecchio fastidioso.

Ora quell’effetto è soltanto un brutto ricordo grazie alle caratteristiche proprie dei cambi a doppia frizione, che viaggiando con due rapporti innestati contemporaneamente riescono a non far percepire l’interruzione di coppia fra una cambiata e l’altra. A meno che non si spinga il tasto Sport, quello che invece velocizza le cambiate (e rende più reattiva la risposta dell’acceleratore e più sportivo il sound agli scarichi) e fa gioco proprio sull’interruzione di coppia per fornire sensazione di sportività.

In questo caso specifico, l’S Tronic della R8 non fa certo difetto di rapidità d’innesto, mentre in termini di cattiveria è sì piuttosto incisivo ma non quanto un DCT Ferrari o un robotizzato Lamborghini. Diciamo che è la giusta misura per una vettura che per questioni di “Gruppo” non può e non vuole essere cattiva quanto una Lambo, sebbene si tratti della più spinta versione Plus.

Potremmo definirla come una Lamborghini più borghese, perché meglio insonorizzata, più curata sotto il profilo qualitativo e meno estrema in generale. Ma non per questo meno sportiva quando occorre esserlo. Il motore, che di fatto in questa variante ha raggiunto la stessa potenza del V10 gemello della Gallardo in versione due ruote motrici, è ancora uno dei migliori motori sportivi in circolazione: voce strepitosa, coppia in abbondanza, ma anche un allungo terrificante fino a 8400 giri, con una reattività ad ogni affondo sul gas degno di un propulsore da corsa specie nell’arco di giri compreso fra i 5000 e il limitatore.

L’impianto frenante, con dischi carboceramici, tiene il passo del motore senza fare una grinza, con una potenza mostruosa e spazi d’arresto quasi da record; tra le pecche, invece, una modulabilità non eccelsa alle basse velocità e una taratura dell’ABS troppo turistica, che in certi frangenti non aiuta nemmeno e anzi complica la vita (staccate al limite sullo sconnesso oppure in curva).

Bello lo sterzo, preciso e ricco di informazioni, consistente in velocità ma un pizzico pesantuccio in manovra. Bello, infine, anche l’assetto. Che ricordiamo è fisso e non adattivo, perciò piuttosto rigido per rendere la vettura piatta e maneggevole in curva. Ma che sia davvero così duro te ne accorgi unicamente in caso di buche o tombini, perché al contrario l’assorbimento sui lunghi avallamenti è decisamente buono in relazione alla sportività espressa. Una curiosità relativa ai consumi rispetto alla R8 V10 provata nel 2010: mediamente quest’ultima percorreva 7,8 km/litro mentre l’attuale ne copre 8,5. Significa che Audi non ha raccontato balle e che l’S Tronic fa davvero risparmiare...

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