Volkswagen Maggiolino Cabriolet 1.6 TDI, aperta per ferie

Volkswagen Maggiolino Cabriolet 1.6 TDI, aperta per ferie
Costruita con cura e sfruttabile in tutte le stagioni, ha uno stile ancor più accattivante rispetto al passato. Conquista sia i giovani, sia i nostalgici con pacchetti come quello della nostra “50s”

di Saverio Villa

22.09.2013 ( Aggiornata il 22.09.2013 14:58 )

Presentazione

Il mondo, oggi, è dei furbi: non c’è bisogno di scomodare Fromm o Alberoni per trovarne conferma. E la nuova Maggiolino è davvero un’auto furba, perché mette insieme un concetto romantico, ma molto “pop” e piuttosto limitativo se ripreso alla lettera, e citazioni estetiche Porsche (ovviamente la VW può farlo senza dare scandalo, visto che la Casa di Weissach ormai è cosa sua), che c’entrano pochino ma rendono il tutto più esclusivo e stimolante.

Il risultato è che ai brontolamenti di stomaco di qualche “dinosauro” che dà ancora peso alla coerenza storica (la razza è in estinzione, ma nelle redazioni dei giornali di auto se ne trova ancora qualcuno, al quale, oltretutto, viene permesso di scrivere...), fa da contraltare la “ola” gioiosa di tanti che, affrancati da questo genere di pudori, apprezzano la multiofferta di tradizione, fascino, distinzione e praticità a prezzi affrontabili e addirittura inferiori a quelli della consanguinea Golf scoperta.

La Maggiolino Cabriolet, però, avvicina le due correnti di pensiero più di quanto non faccia la berlina, che in VW addirittura definiscono “coupé”, aggiungendo un’ulteriore forzatura. Magari questa cabrio non mette d’accordo tutti, ma almeno ci sono le condizioni per sedere al tavolo delle trattative. Forse perché la Käfer-Cabriolet originale del 1949 evocava, comunque, qualche emozione sportiva in più.

O, magari, vale il ragionamento opposto: il parabrezza leggermente più verticale della cabrio odierna, adottato per questioni di sicurezza e protezione aerodinamica, toglie un filo dell’aggressività artificiosa della berlina.

O, più probabilmente e semplicemente, perché la versione che abbiamo provato, nell’allestimento “ruffiano” 50s, rigorosamente nera all’esterno, con le coppe lucide sulle ruote e la pelle bicolore di sedili, fa uno sforzo in più per riallacciarsi al passato. Sono tutte suggestioni, certo, ma, dopotutto, anche i dinosauri possono avere un cuore.

Detto questo, messe da parte considerazioni etiche e morali, la Maggiolino Cabrio si dimostra un’auto molto ben fatta, piacevolissima da guardare — sia da fuori che da dentro — e divertente da portare in giro. Volutamente non scriviamo “da guidare” perché se la si sceglie con una delle due motorizzazioni base da 105 cv (1.600 turbodiesel come la nostra oppure 1.200 turbobenzina) non c’è molto di cui entusiasmarsi se ci si limita a considerare le prestazioni assolute. Ciononostante, è un’auto sulla quale si sale e si sta volentieri, gongolandosi per avere un oggetto fuori dal coro.

E di questa soddisfazione intima si può beneficiare a piene mani e pressoché sempre, perché la Cabriolet è comoda, silenziosa, pratica e ha una tra le capote in tela meglio realizzate e più efficaci della categoria, con un servomeccanismo “fulmineo” di apertura e chiusura (le due operazioni avvengono rispettivamente 9,5 e 11 secondi e sono eseguibili fino a 50 km/h) e tre strati che separano rigorosamente l’abitacolo dall’esterno quando serve. Quando invece non è strettamente necessario chiudere fuori il mondo, ci sono il frangivento e i sedili anteriori riscaldati (entrambi di serie sulla 50s Edition Pack, che costa 3 mila euro più della 1.6 TDI Design normale) che, all’occorrenza, consentono di fronteggiare anche un meteo non esattamente incoraggiante.

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