Jaguar F-Type 3.0 S, nata per divertire, prova su strada

Design

La linea è fatta per scongiurare il pericolo di passare inosservati. Sotto sotto le fondamenta dell’eleganza Jaguar si intravedono ancora, ma l’aspetto ha un’arroganza e una muscolarità naturali, per nulla artefatte, che mancano al resto della famiglia. L’abitacolo si concede un livello di lusso “politico” per un’auto di questo prezzo, ma non molto di più, perché è finalizzato alla funzionalità e al piacere di guida. Alla faccia della tradizione, di radica non c’è traccia e l’impiego della pelle per i rivestimenti non è ostentato.

Rispetto alle altre Jaguar è ridotto anche il ricorso ai comandi touch, con il ritorno, ad esempio, alle tradizionali manopole rotanti per il clima. Il conducente è al centro di tutto: sta in basso, con le gambe e le braccia distese e tutto a portata di mano e di occhi, per godere della massima sensazione di controllo. Il passeggero ha una sistemazione rispettosissima, intendiamoci, ma da co-protagonista. Entrambi, comunque, devono rinunciare a gran parte di ciò che è voluttuario, perché già trovare il posto per posare il cellulare non è agevole, mentre nel bagagliaio, piccolo e dalla forma tormentata, ci sta tuttalpiù una sacca morbida, ma di valigie neanche a parlarne.

Non c’è niente di troppo sulla F-Type. Anzi sì, per la verità, qualcosa di troppo ci sarebbe: le maniglie esterne che fuoriescono quando si sblocca la chiusura centralizzata e le bocchette di areazione che si sollevano elettricamente dal centro della plancia sono due vezzi che vanno fuori dal tema dell’auto consacrata al piacere di guida. Ma qualche stravaganza bisogna pur concedergliela a questi inglesi, no?