04.12.2013 ( Aggiornata il 04.12.2013 08:27 )
Proprio il fatto che questa Aston non faccia uso degli ultimi ritrovati tecnologici — che presto arriveranno, vista la recente partnership tecnica con Mercedes-AMG che fornirà motori, cambi e altro —, rende la Vantage estremamente piacevole e pura da guidare.
Ha una scocca in alluminio e il motore anteriore posizionato quasi dentro all’abitacolo, per una ripartizione dei pesi al 50-50; il suo V8 4.7 da 436 cavalli è ancora uno di quei propulsori che “ti parlano” e che hanno carattere da vendere; sterzo e cambio sono perfettamente accordati con il resto dell’orchestra e l’assetto è uno di quelli genuini che trasmettono immediatamente fiducia nella guida sportiva, lasciando tra l’altro spazio al confort quando si desidera andare a passeggio.
L’elettronica, poi, è ridotta al minimo indispensabile (c’è solo il controllo di stabilità, disattivabile del tutto) e non ci sono troppi gingilli tecnologici, tipo profili di guida con miriadi di combinazioni, con cui fare i conti. È una vettura, insomma, per certi versi tradizionalista e proprio per questo motivo più coinvolgente di vetture molto più veloci, performanti ma più “fredde” d’animo. C’è poi la componente “british”, che rende speciale questa Aston: i materiali, gli assemblaggi e le finiture sono di notevole nobiltà.
L’unico problema sono alcune componenti che risalgono all’epoca in cui Aston Martin, e molti altri marchi premium, erano sotto l’egidia Ford. Ma come detto, presto spariranno in favore di nuove soluzioni provenienti da Stoccarda...
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