Citroën C4 Picasso 1.6 eHDi, il confort è servito, prova su strada

Presentazione

Il design a uovo c’è: c’è sempre stato fin dai tempi in cui bastava dire Picasso per capirsi, perché tanto ce n’era una sola. Non c’è più lo scalino sulla cintura della precedente, in compenso ci sono quei bizzarri faretti tagliati a metà: puoi adorarli o detestarli, ma le danno un gran carattere.

Non manca il parabrezza che tende all’infinito, con quella “stempiatura” che ti fa sentire su una spider a Ferragosto anche se fuori c’è la nebbia. La C4 Picasso, seconda generazione ma terza tra le monovolume medie Citroën se si conta, com’è giusto contarla, anche la primigenia Xsara, si rinnova nel segno della continuità. A parte qualche piccola trovata molto divertente ma comunque non inedita, tipo la possibilità di caricare su una chiavetta USB la propria foto preferita e vederla riprodotta a tutto schermo sul display jumbo da 12 pollici e la consolle centrale con i comandi più touch di un tablet, non presenta contenuti talmente innovativi da passare alla storia.

Eppure è Citroën fino al midollo, e questo — in un’epoca di auto spesso noiose, e dopo alcune stagioni in cui Citroën per prima non aveva dato prova di un particolare estro — è un grande complimento. Quando arrivò la precedente C4 Picasso (che seguì di un semestre la Grand Picasso, stavolta invece è successo il contrario) tutto era più semplice: le auto si vendevano come le michette, il leader della categoria era la Scénic, i Suv medi li stavano appena inventando.

Oggi si vendono metà delle auto di allora, il benchmark di categoria è diventato la C-Max (che essendo una Ford complica le cose: ottimi contenuti, prezzi al ribasso) e tanta parte della clientela che cercava la macchina alta si orienta molto più volentieri sulla Tiguan o la Rav4 di turno. Certo, la stessa Citroën ha una sua presenza in questo settore, ma ci ha investito il giusto in sviluppo (la C4 Aircross è, di base, una Mitsubishi ASX) e pure in promozione. Infatti, quante ne vedete in giro?