Dacia Duster 1.5 dCi 110 cv, prova su strada

Dacia Duster 1.5 dCi 110 cv, prova su strada
E' un Suv concreto ed è stato rinfrescato, abbiamo apprezzato le doti stradali nella versione con trazione anteriore

di Maurizio Voltini

24.07.2014 ( Aggiornata il 24.07.2014 08:37 )

Prestazioni

Ancor prima di mettersi in movimento, quando semplicemente ci si mette al volante senza girare la chiave, la Dacia Duster ultima generazione fa maturare diverse considerazioni, anche di segno opposto.

Per esempio, i sedili risultano sufficientemente comodi ma la mancanza della regolazione di profondità del volante va a “forzare” un poco la posizione di guida. Così come si nota una certa semplicità generale, ma anche lo sforzo (arrivato a buon fine) dei designer di offrire un ambiente dall’aspetto piacevole e meno “povero” di quanto ci si potesse aspettare.

Tutto si traduce in una buona fruibilità delle funzioni offerte, tanto che lo stesso discorso può essere esteso anche all’utilizzo del navigatore (di serie su questo allestimento Lauréate) intuitivo e pratico da usare. La vettura “full optional” (o quasi) che abbiamo guidato comprende anche funzioni come il cruise control e tutto sommato — sebbene non si possa certo arrivare a parlare di dotazione abbondante o addirittura di infotainment — se siete automobilisti tradizionali che non si sono ancora “abituati bene” a certi gadget, probabilmente non avvertirete particolari sacrifici.

Come ad esempio per la mancanza dell’attivazione automatica di luci e tergi. Questo perché la Duster punta su qualità che avrebbero fatto la felicità degli addetti alla propaganda di non troppi anni fa: l’abitabilità interna, per dire, sebbene non sia variata rispetto al modello precedente, resta su buoni livelli anche quando si viaggia in cinque; c’è anche una buona quantità di vani portaoggetti che dimostrano una certa attenzione alle esigenze degli utilizzatori; e infine, una volta in movimento, si ottiene un buon feeling di guida, ci si trova abbastanza a proprio agio, aumentando la sensazione — che si sa come alle volte dipenda anche da pochi particolari — che la Duster possegga molta “sostanza” al di là dell’assenza di alcuni fronzoli elettronici.

Si inizia con la buona sensazione trasmessa dallo sterzo, con il quale è pressoché assente l’incertezza che invece caratterizza molti Suv, e si prosegue con le sospensioni ben tarate per un utilizzo stradale. Questo significa che anche nelle curve affrontate un po’ allegramente, la Duster si “appoggia” sulle ruote esterne senza tanti tentennamenti, favorendo la sensibilità e anche il senso di (effettivo) controllo su cosa avviene.

Insomma, l’unico aspetto con cui magari ci vuole un poco di più per prendere davvero confidenza con questa Dacia e arrivare a guidarla come una normale berlina, o poco meno, riguarda le dimensioni: non perché sia enorme (432 cm) quanto perché la visibilità non aiuta a percepire gli ingombri degli spigoli, soprattutto posteriori, e dunque bisogna farci un po’ di abitudine.

Con questa variante a trazione solo anteriore, si apprezzano poi i vantaggi conseguenti dal punto di vista della scorrevolezza e del peso: la Duster non sarà una piuma, ma effettivamente la bilancia oscilla sui 1300 kg che non sono certo un valore pessimo, anzi. Questo si traduce in una guida agile e fa sì che anche il piccolo 1.5 dCi non venga troppo soffocato nelle sue doti.

Il pedale del gas offre due “step” di resistenza, ma quando lo si aziona la reattività è buona e così la Duster riesce a “difendersi” quando c’è da “spingere” un po’ di più. Per concretizzare il discorso senza limitarsi alle sensazioni, nello scatto da zero a cento km orari sono stati cronometrati 11,43 secondi: un tempo a metà strada fra quelli ottenuti con la Clio e la Modus di motorizzazione similare, e del tutto affiancabile a quanto fatto segnare dalla Scenic col 1.9, oltre che leggermente migliore della “vecchia” 4x4 provata a suo tempo. Sempre sul versante delle prestazioni pure, la “impronta aerodinamica” della Duster non permette velocità esagerate, arrivando fino a 165,6 km/h.

Per lo stesso discorso, nemmeno i consumi fanno gridare al miracolo: per la buona erogazione, e nonostante le sei marce, viene da sfruttare più la spinta del turbo che non l’aiuto del cambio per riprendere; ma ovviamente, quando si “pesta” sull’acceleratore, prima o poi il serbatoio chiederà la sua parcella. Miglioramenti sensibilissimi si hanno però a velocità contenute e costanti. Pe quanto riguarda le altre misurazioni effettuate nei nostri test, notiamo che nonostante gli sforzi effettuati in tal senso, la rumorosità resta leggermente superiore alla media: nonostante gli indubbi progressi, il motore si sente ancora un po’ e del resto non possiamo certo paragonare la Duster a certi Suv di lusso, già nei concetti base.

Dove invece se la cava alla grande è in frenata: ottimi per una vettura di questa categoria i 34,7 metri per fermarsi dai 100 orari, assieme ad un comportamento generale favorevole. Infatti non si imbarca, l’ABS risulta ben tarato e gli spazi non si allungano particolarmente al salire delle velocità. Potremmo parlare anche delle capacità fuoristradistiche: in questo “pesa” più la versione integrale, ma anche questa 4x2 può far valere ugualmente la buona altezza dal suolo e gli ampi angoli d’attacco. La versatilità comunque c’è e se non siete ancora uno di quegli automobilisti che si è già fatto contaminare irrimediabilmente dall’elettronica del terzo millennio, aprezzerete sicuramente il rapporto prezzo/ sostanza offerto dalla nuova Duster.

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