Opel Insignia Country Tourer, la prova

Opel Insignia Country Tourer, la prova
Si dà all’avventura: confort, facilità di guida e praticità sono su ottimi livelli. Meno i consumi

di Maurizio Voltini

31.10.2014 ( Aggiornata il 31.10.2014 09:06 )

Prestazioni

Nelle sue linee, già alla prima presa di contatto, è difficile trovare qualcosa di aggressivo, seppur la personalità non manchi alla Country Tourer. E probabilmente anche questo è un elemento che aiuta a tranquillizzare prima ancora di avviare il motore; pure gli interni sono “rassicuranti”, senza eccessi di design né di complicazione, e anche i sedili fanno la loro per accogliere al meglio. Detto già in precedenza della sfruttabilità del bagagliaio, aggiungiamo nella nota delle cose buone la presenza di vari vani portaoggetti, pratici anche se non ve ne sono di enormi, mentre in generale i componenti che notiamo sulla plancia sono realizzati in materiali più che accettabili: sono presenti anche plastiche dure e meno qualificanti, ma in punti dove alla fin fine non danno troppo fastidio.

Questo per dire che in generale il relax, inteso come assenza di disturbo e non solo nella guida, è qualcosa di insito nel DNA di questa Opel. Di conseguenza, anche in movimento non si aggiungono noie o preoccupazioni parassite: il motore è di una fluidità addirittura sconcertante, ma sempre “pieno”, e al tutto si aggiunge il cambio automatico di vecchia concezione che tuttavia, sebbene non risulti un mostro di reattività, aggiunge morbidezza alla spinta propulsiva. Buona però la sua logica di gestione in rilascio, con scalate non troppo ritardate che aiutano il freno motore e permettono di evitare l’uso eccessivo dell’impianto nei rallentamenti di poco conto.

Le impostazioni delle sospensioni hanno preso molto dalla serie OPC della Insignia — però giusto come geometrie, ma non come tarature — e ciò si traduce in una buona precisione di guida, pure sul veloce, con la CT che anche sullo sconnesso segue docilmente al millimetro le impostazioni date col volante: questo risulta leggero ma non troppo, a vantaggio del feeling di guida. Fattore positivo anche in manovra, nonostante le dimensioni: pur senza retrocamera (optional) aiuta la precisione dei sensori di parcheggio.

Spingendo di più e soprattutto adottando una guida brusca, la Country Tourer si dimostra meno tranquilla: da un lato perché la potenza permette prestazioni piuttosto elevate; dall’altro perché comincia ad accentuarsi il rollio soprattutto nelle rapide variazioni di traiettoria. Non è tanto l’altezza del baricentro — alla fine rispetto alla Sports Tourer si aumenta solo 1 cm — quanto la massa stessa, che si fa avvertire nella guida al limite anche perché arriva pure a smorzare gli effetti delle assistenze alla guida quando si perde aderenza o stabilità.

Proprio il peso notevole — abbiamo misurato quasi 19 quintali effettivi col pieno — è il limite della Insignia CT: si avverte facilmente come vi sia una esuberante coppia motrice da parte del 2.0 BiTurbo, ma anche come questa venga molto contrastata dalla considerevole massa complessiva. Dunque se si riesce a scattare da 0 a 100 km/h in 9”09 va tutto a merito del propulsore. Lo stesso dicasi per la velocità massima leggermente superiore al valore dichiarato, con i 211,8 orari raggiunti. Al di là del valore riscontrato, non abbiamo invece apprezzato il comportamento in ripresa, ma questo per via esclusivamente di una certa inerzia del cambio automatico nell’adattarsi alle varie situazioni e nel rispondere ai nostri input col pedale destro.

In frenata, però, a parte un po’ di affondamento si registra un ottimo affiatamento del reparto ABS con tutto il resto: l’aderenza delle gomme viene davvero sfruttata al limite e così si ottengono spazi d’arresto che non tradirebbero la massa in gioco, vedi i 34,4 metri necessari per fermarsi dai 100 orari. Tuttavia, i nei che abbiamo sottolineato come peso e cambio (ma anche l’attrito della trasmissione 4x4) vanno a convergere tutti in un preciso settore: quello dei consumi di carburante.

Così mediamente non è stato possibile oltrepassare i 14 km per litro (13,760 per la precisione) ma soprattutto, sorvolando sul fatto che al limite la CT arrivi a bere come una supercar, il problema è che anche adottando una guida risparmiosa e cercando di calcare il meno possibile sull’acceleratore, alla fine si resta in balia del cambio e quindi se non si vuole intralciare il traffico e ottenere un minimo di mobilità occorre “pestare” quel poco di più che vanifica i nostri sforzi tesi ad economizzare.

Infine, se il motore si avverte solo a finestrini abbassati, c’è giusto qualche fruscio pur non esagerato in velocità a confermare un grado di confort notevole da vari punti di vista. Insomma, la Insignia Country Tourer è una macchina complessivamente riuscita in grado di farsi ben volere e apprezzare, finché almeno non è il momento del rifornimento: perché se lascia qualche margine di miglioramento qua e là, il suo unico reale limite è quello relativo al consumo.

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