Opel Insignia Country Tourer, la prova

Rilevamenti e Tecnica

Non basta dire CDTI, nel caso della Opel: perché a fianco del normale turbodiesel 2.0 da 163 cv c’è anche il BiTurbo da 195 cv. E non basta neppure dire biturbo, perché in questo caso abbiamo due circuiti di sovralimentazione distinti (per di più ognuno col proprio intercooler) ma interdipendenti, con turbine che lavorano in sequenza e presentano dimensioni differenti.

Per cui ai regimi inferiori opera solo la turbina più piccola, su un circuito corto grazie anche all’intercooler aria/acqua: tutti fattori che migliorano i tempi di risposta. All’aumentare dei giri interviene anche la turbina più grande, inizialmente solo aiutando quella piccola con una sorta di precompressione dell’aria; poi quando i gas di scarico arrivano ad essere sufficienti (e questo avviene dai 3000 giri in su) vengono inviati interamente alla turbina maggiore, che così si occupa da sola di fornire una portata (e una potenza) sufficienti, attraverso un più grande scambiatore aria/aria.

In questo modo si ottengono ben 400 Nm già a 1750 giri, ma soprattutto un’ottima erogazione. Fra gli altri elementi di questa unità motrice, troviamo un’iniezione diretta commonrail di terza generazione che lavora a 2.000 bar di pressione, iniettori piezoelettrici che effettuano fino a 8 “scariche” per ciascun ciclo di combustione, nonché sensori che misurano le pressioni interne fino a 130.000 volte al minuto.

Il tutto è accoppiato ad un cambio automatico a sei rapporti e soprattutto alla trasmissione 4x4 adattiva, grazie ad un giunto Haldex che porta la trazione da tutto avanti anche al ponte dietro, dove opera il differenziale eLSD controllato elettronicamente, per limitare al massimo le perdite di trazione.