Mercedes C220 CDI SW, prova su strada

Mercedes C220 CDI SW, prova su strada
Più dinamica nello stile e nella guida, resta al 100% una Mercedes nel confort. E consuma poco.

di Marco Visani

24.03.2015 ( Aggiornata il 24.03.2015 07:01 )

Presentazione

Certi discorsi, a volte, è meglio cominciarli dal fondo: sono più chiari. Guardate allora subito il fondo, cioè la coda, della nuova Classe C station wagon. Non ci eravamo già visti? Sì; su un’Audi, la A4 Avant. Cui la nuova nata di Stoccarda fa un sorrisetto, con quei fanalini allungati (tanto diversi dai severi blocchi quadrangolari della vecchia), che in realtà è una minaccia. Annotiamo sul nostro taccuino un’altra cosa. Che mentre le ultime generazioni di A4 e Serie 3 sono state molto fedeli a se stesse, fin quasi alla noia (o forse ci è scappato un “quasi” di troppo?) la nuova C sterza di netto.

Una linea più morbida e insieme più dinamica, anche grazie alla stella che ormai si è installata definitivamente dentro la griglia in versione full size, riservando il vecchio “mirino” quasi solo all’apprezzamento dei nostalgici. E come quasi sempre succede, rispetto a prima è più lunga (di una decina di centimetri) ma mediamente più leggera (la solita quintalata). Fin qui, son bravi tutti.

Ma stavolta non è solo questione di raccontarla bene: come potrete vedere nelle pagine che dedichiamo alla guida, rispetto alle due connazionali, pur con un media di 10 cv in meno la C220 CDI va più forte (vabbè, ma tanto coi Tutor…), è più scattante (questo funziona già meglio) e consuma molto meno. E questo non può non interessare il mondo intero, specie se un veicolo del genere, che pur ha su 170 cavalli, un duemiladue e 16 quintali effettivi, percorre di media 19 km/litro, meglio di una Panda diesel... La macchina è, nel suo insieme, un’eccellente interpretazione della più classica filosofia Mercedes: una qualità costruttiva irreprensibile e tecnologia in crescita anche e soprattutto a livello di contenuti multimediali, grazie alla suite di servizi Connect Me che consentono una perfetta interazione tra smartphone e vettura, utili ad esempio a controllare da remoto la situazione del traffico o a gestire Facebook dalla macchina.

Di rivoluzioni o elementi sconvolgenti non ce n’è traccia, né li brama chi si rivolge a station di fascia premium. Che è piuttosto il tipo da cercare conferme. E le trova: nel bene e nel male (che poi è un male per modo di dire). Come le tre serie che l’hanno preceduta, anche la nuova è molto comoda davanti ma non esattamente generosa con le gambe di chi viaggia dietro; come oramai tutte le Mercedes ha quella strana levettina di destra che non aziona i tergicristalli ma le posizioni del cambio automatico, e che rischi di mettere in N, cioè in folle, quando inizia a piovere; come le sorelle più piccole (Classe A, Classe B, e tutte quelle che finiscono per A) il suo display del navigatore è un tablet bello e ben visibile: come le altre, ha una rotella del Comand con cui gestisci dalla plancia ogni funzione, dal telefono alla radio, con in più un touch pad per immettere comandi scrivendoli che, sulle prime, più che semplificare le cose le complica, ma poi ci fai l’abitudine e lo ami.

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