VW Passat, maestra d'equilibrio: prova

VW Passat, maestra d'equilibrio: prova
Con va l'auto dell'anno? Ben progettata, ben costruita, facile, confortevole, efficiente, razionale

di Saverio Villa

07.05.2015 ( Aggiornata il 07.05.2015 00:10 )

Prestazioni

Niente palpitazioni a vederla, niente palpitazioni a guidarla: dopotutto la Passat Variant è equilibrata anche in questo e, in una rilettura molto zen dell’auto, l’equilibrio conduce alla saggezza e alla felicità. La questione è tutta qui.

In questa Volkswagen non ci sono aspetti che, considerati singolarmente, eccitano al punto da perderci il sonno, però tutto è pensato allo stesso alto livello e in armonia. Alla fine è quello che conta, che fa star bene e che – vale la pena di ribadirlo — non fa rimpiangere il denaro speso, anche se è stato un tantino più dello stretto indispensabile. Quando si guida in modo aggressivo, si scopre che il motore non è propriamente un fulmine e che il cambio DSG fatica un po’ a tener dietro a questo genere di bramosie. Del resto anche l’assetto non è di quelli che fanno sentire le ruote che macinano l’asfalto e, a quel punto, anche per orgoglio e desiderio di possesso, verrebbe voglia di includere nell’equipaggiamento le sospensioni elettroniche e il sistema di selezione dei profili di guida. Ma non serve, perché non se ne farebbe un uso proporzionale al costo.

Così com’è, senza forzare il suo carattere, la Passat offre fin da subito una sensazione di leggerezza e di confidenza, da abito fatto su misura, e comunica la sua accondiscendenza verso qualsiasi tipo di uso se ne voglia fare. È brillante quel che serve, più veloce del necessario, silenziosa e fluida ben più che in passato ed ha un serbatoio da 66 litri che assicura autonomie da transatlantico, anche perché il consumo è ragionevolissimo.

Lo sterzo leggero, ma anche confidenziale e preciso, si manovra con pochissimo sforzo e, sempre senza sforzo, il telaio asseconda velocemente i desideri di chi guida, come capita su tutti i modelli realizzati partendo dal pianale modulare MQB. Tra l’altro è una reattività niente affatto ansiogena, perché è graduale e non trascende mai la volontà di chi guida.

Nonostante le dimensioni, la sensazione di agilità è tangibile anche in città – dove, oltretutto, si gode pure di una visibilità posteriore alla quale non siamo più abituati — e sullo stretto, mentre sul veloce è composta, si appoggia dolcemente nelle curve e non dà mai segni di isterismo nemmeno se la si maltratta. Sa fare tutto così bene e in scioltezza quando si asseconda la sua natura, che difficilmente si sente il bisogno di chiederle qualcosa di diverso. Va da sé che, in un contesto simile, il cambio a doppia frizione a 6 rapporti sia una must anche se il sovrapprezzo rispetto all’equivalente modello col manuale a 6 marce non è esattamente da saldo (2.500 euro).

VW Passat Variant 2.0 TDI prova

 

Come tutti i DSG, ha quasi la dolcezza di un automatico col convertitore e quasi la rapidità di un cambio sportivo se lo si usa manualmente, ma anche in questo caso tanto vale la pena di lasciarlo lavorare senza interferire, perché sa il fatto suo sia quando si fa passerella in centro, sia quando si ha fretta. Forse anche per questa ragione, la VW ha miniaturizzato le leve al volante a livelli da “caccia al tesoro".

In definitiva, l’aspetto meno gradevole di un’auto altrimenti così affabile è la funzionalità del sistema start&stop quando è inserita la funzione “Auto hold”. Il dispositivo, già di base, non è al top in fatto di discrezione, perché trasmette effettivamente qualche vibrazione. In più, il riavvio dopo una sosta avviene con un leggero ritardo rispetto a quel che servirebbe per una partenza solerte al “verde” o per abbandonare rapidamente un incrocio. Nulla di drammatico, s’intende, ma è un piccolo fastidio che negli ingorghi cittadini si ripete all’infinito e certe volte verrebbe voglia di disattivare il sistema.

Ma sarebbe un errore perché “i saggi restano calmi e silenziosi in attesa del tempo giusto”. E anche questo è zen.

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