Porsche 918 Spyder, 0-100 in 2"53

Porsche 918 Spyder, 0-100 in 2"53
Per celebrare i 30 anni di Auto abbiamo provato questo straordinario trionfo di tecnologia

di Lorenzo Facchinetti

15.06.2015 ( Aggiornata il 15.06.2015 08:44 )

Prestazioni

Porsche 918 Spyder

A un irriducibile appassionato di vetture sportive, è difficile far digerire la pillola delle ibride. Chi ha benzina che gli scorre nelle vene, ha come una sorta di repulsione verso l’elettrificazione e giura che non passerà mai al lato oscuro della forza. Ma se voleste far convertire un integralista del genere, basterebbe un giretto sulla 918 Spyder.

Per comprendere che l’ibrido, in questo caso, non è un nemico ma un prezioso alleato. Certo, l’ibridazione comporta peso aggiuntivo ed è verissimo; probabilmente, questa supercar, fosse stata “normale” peserebbe almeno 250 chili in meno. Ma se li distribuisci bene, e a spingere la massa c’è un powertrain coi fiocchi, anche il problema massa scivola rapidamente in secondo piano. E poi, forse siamo strani noi, il fatto che questa vettura sia anche capace di viaggiare solo elettrica, e pure fortissimo, lo riteniamo una piacevole singolarità (di fatto è l’unica che può farlo davvero, fra LaFerrari e McLaren P1) di cui andar fieri. Sotto il piede destro ci sono fra i 15 e i 30 km reali di autonomia elettrica, buoni per gironzolare senza infastidire nessuno, e anzi incuriosire, fra garage multipiano e centri storici.

E l’aspetto sorprendente è la velocità con cui la batteria al litio viene rigenerata, non solo con il cavo di corrente ma in movimento: basta una decina di chilometri (con il motore fra 3500 e 4500 giri, in modalità Sport o Race) e avrete di nuovo la batteria carica. ma veniamo ai benefici più goduriosi di questa soluzione elettrica: la 918 monta un V8 aspirato tremendamente affilato, che strilla fino a 9150 giri e ha la coppia massima a 5600 giri. Ha il Dna di un motore da corsa, dunque viene da sé che ai bassi regimi non sia un mostro di elasticità, relativamente parlando. Ecco dunque che questo vuoto ai bassi — vuoto che per una vettura normale sarebbe un pieno pazzesco, ben’inteso... — viene colmato dalla spinta di 285 cavalli e 585 Nm elettrici. Una ripresa da basse velocità e regimi contenuti con la 918 Spyder, è dunque una delle esperienze automobilistiche più impressionanti che si possano provare: vedi l’ago del contagiri a quota 2000, ma la schiena sta ricevendo una impalpabile e diabolica spinta che non dovrebbe essere tale a un regime così basso. Già questo mette in discussione le tue congetture automobilistiche.

Quando poi la lancetta arriva attorno ai 6000 giri, c’è un ulteriore e imbarazzante scatto di potenza dato dai cavalli “veri”, quelli di un V8 da corsa ad albero piatto che per deformazione professionale è abituato a lavorare sempre ad alta quota. Per quantificare possiamo buttarvi lì che la 918 passa da 80 a 180 km/h in 4”19, il tempo che una vettura normale impiega per guadagnare sì e no venti km orari. Parliamo di due mondi diversi, quelli a cui appartengono questa Porsche e la quasi totalità del parco circolante, che richiedono una notevole assuefazione alla velocità. E te ne rendi conto quando arriva il momento in cui vuoi provare una partenza con il launch control: quando il piede sinistro molla il freno, puoi essere preparato finché vuoi ma la tua nuca sbatterà inevitabilmente, e violentemente, sul poggiatesta.

Quando ti riprendi dalla botta e i “g” di accelerazione iniziale iniziano a scemare, puoi goderti l’allungo a oltre novemila e il grido metallico del V8, intervallato brevemente dal PDK che ritmicamente infila dentro rapporti come un ossesso. Passano pochi secondi, per la precisione 17”75, e quando per un attimo il tuo sguardo si posa sul tachimetro scatta una risata isterica: hai fatto mille metri appena e leggi già 300 km orari (295,9 km/h effettivi), una roba stratosferica come mai nessun’altra ha fatto in trent’anni della storia di Auto, al pari dei 2”53 necessari per bruciare lo 0-100 che sono un ulteriore nuovo record assoluto.

In tutto questo, ciò che al solito stupisce è la facilità con cui chiunque può raggiungere tali prestazioni, fatto positivo ma per altri versi negativo di tutte le più moderne supercar. Ma una certa facilità, nel caso della 918, la si riscontra anche nella guida al limite in pista. Questa Porsche è infatti ottimamente bilanciata in termini di pesi e il suo assetto è tendenzialmente neutro. Per stare dalla parte dei bottoni è anzi tendenzialmente sottosterzante sul veloce, per non mettere in crisi un posteriore che ha il suo daffare a gestire quella mandria di cavalli, ma nel misto questa tendenza non infastidisce affatto. L’inserimento è infatti rapido, preciso ed esente da sottosterzo grazie agli attuatori che fanno sterzare un poco anche le ruote posteriori. Di fatto, la 918 vanta il set up che tutti i piloti sognano: un pizzico di “sotto” di sicurezza sul veloce e quel pelo di “sovra” per girare meglio nel lento...

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