Suzuki Vitara, cambio di passo, la prova

Suzuki Vitara, cambio di passo, la prova
Abbandona certe soluzioni off road come le ridotte ma offre di più in termini di dotazioni, specie sulla V-top 4WD turbodiesel 120 cv

di Maurizio Voltini

31.08.2015 ( Aggiornata il 31.08.2015 00:00 )

Presentazione

Nella sua lunga carriera - la Vitara è apparsa nel 1988 e poi ha proseguito come Grand Vitara dal 1999 - questo modello Suzuki è sempre stato un po' a cavallo fra l’essere un piccolo ma “vero” off-road e un mezzo da impiego più quotidiano sull’asfalto. Al momento del debutto fu in effetti uno dei primi a potersi fregiare onorevolmente dell’acronimo di Suv, e in seguito è restato abbastanza fedele all’impostazione tecnica originale, senza discostarsene significativamente e mantenendo così certe prerogative da offroad, come la presenza non solo della trazione integrale ma anche delle marce ridotte.

Con l’ultimo modello arrivato proprio questa primavera, invece, si vira di più verso l’aspetto “commuter”, seguendo in questo una tendenza che sappiamo bene essere generale. Così ora in gamma troviamo anche la variante a due sole ruote motrici e hanno tolto le marce ridotte. Tuttavia la versione che abbiamo provato è quella “top” di nome e di fatto, e mantiene la trazione integrale automatica (a 4 impostazioni): parliamo infatti della Vitara DDIS 1.6 AllGrip V-Top, vale a dire il modello che monta la motorizzazione turbodiesel da 120 cavalli e che presenta l’allestimento più ricco, al quale si aggiunge oltretutto il “pacchetto” optional V-More.

Sebbene la carrozzeria a cinque porte sia stata disegnata in modo da enfatizzare una certa imponenza - quasi non sembra sia solo di poco superiore ai 4 metri di lunghezza, con i suoi 417x177 cm - la nuova Vitara mantiene alcuni elementi di continuità (come il cofano a conchiglia, un classico per le Vitara) e comunque si concede qualche vezzo estetico sia fuori che dentro. Così in questo caso troviamo la verniciatura bicolore (padiglione nero o bianco) che fa parte del pacchetto optional e si somma alla verniciatura metallizzata offerta anche con colori meno sobri del consueto, come questo “Arancione Grand Canyon” della vettura in prova. A distinguere l’allestimento V-Top rispetto al V-Cool base, abbiamo inoltre alcuni specifici e visibili indizi come la mascherina cromata, i cerchi in lega anch’essi a doppia colorazione (sono sempre da 17 pollici) nonché gli anabbaglianti a Led contornati dall’alone blu della particolare corniciatura. Anche le “frecce” integrate negli specchietti sono proprie dell’allestimento superiore, mentre le luci diurne a Led in basso sono standard.

La tendenza alla doppia colorazione prosegue anche internamente, per quanto sempre circoscritta nel settore degli accessori a richiesta. Così il pacchetto V-More (ma anche quello Interior Color) offre pure il pannello sul cruscotto e i contorni delle bocchette in tinta con la carrozzeria. Non è invece abbinabile agli optional finora citati il caratteristico tetto panoramico in cristallo apribile: si tratta di un accessorio disponibile a sé stante che esclude specificamente il V-More. P

iuttosto, se finora abbiamo evidenziato certi particolari accessori a richiesta, non va per questo sminuito il fatto che già nel modello base la dotazione sia abbastanza ricca. Per esempio il display centrale da 7 pollici con schermo touch e varie funzionalità di connessione con lo smartphone è disponibile già sulla V-Cool con retrocamera, pur se il navigatore e i sensori di parcheggio perimetrali sono riservati alla V-Top.

Esclusivi di quest’ultima pure i rivestimenti in pelle e microfibra per i sedili (in questo caso pure riscaldabili): un elemento di spicco in un abitacolo ben disegnato e che si sforza apprezzabilmente di non far notare che i materiali adottati non sono certo pregiati. Del resto la praticità non è in discussione: i vani portaoggetti sono più che sufficienti e anzi quello sotto il bracciolo centrale risulta particolarmente capiente. Lo è anche il cassetto, ma oltre alla documentazione cartacea non può contenere nulla di più. Si abbonda in modo significativo anche in quanto a dotazione elettronica e di sicurezza: ci sono l’airbag per le ginocchia del guidatore oltre alle tante assistenze, compreso il cruise adattivo (regolabile su tre distanze) e la frenata automatica del tipo “per evitare troppi danni quando è comunque tardi”. Sempre standard anche il controllo pressione pneumatici, con la V-Top che aggiunge giusto il pulsante di avviamento (ma le porte Keyless sono di base) e le luci e i tergi automatici. Il tutto per un prezzo complessivo pari a 27.100 euro al netto degli optional per la V-Top (2.500 euro più della V-Cool). Ma le aggiunte non incidono più di tanto e del resto risultano più che altro estetiche e non essenziali.

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