Renault Espace prova nell'iperspazio

Renault Espace prova nell'iperspazio
Si spoglia del suo vestito di monovolume ma conserva grandi doti di abitabilità e versatilità: l'abitacolo è hi-tech

di Lorenzo Facchinetti

21.09.2015 ( Aggiornata il 21.09.2015 00:23 )

Prestazioni

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Il cosiddetto “effetto wow” è quella sensazione riconducibile a un elemento che desta stupore a prima vista. E appena apri la portiera dell’Espace, il grande ponte di comando sortisce proprio questo effetto: la console è un gran bell’oggetto stilistico, è pratica da usare e presenta finiture davvero pregevoli, come pure il rivestimento della plancia che nello specifico della versione Initiale offre una notevole percezione di qualità.

Una qualità di buon livello, sebbene sia circoscritta agli elementi maggiormente in vista. Uno sguardo più attento, come ad esempio verso il padiglione e la sua plafoniera, oppure le plastiche di tutta la parte inferiore dell’abitacolo e gli assemblaggi in generale, abbassano un po’ la media ma tutto sommato si ha l’idea di avere fra le mani un oggetto ben confezionato. Il posto guida è leggermente rialzato, anche nella posizione più bassa offerta dalla regolazione elettrica a 10 vie, ma ciò favorisce la visibilità. Che è senza dubbio ottima, grazie alle ampie superfici vetrate - specie sulla tre quarti per quel che riguarda i finestrini laterali fra montanti e parabrezza - ma durante le manovre il muso può risultare un po’ sfuggente. Poco male, però, visto che di serie ci sono sensori perimetrali a 360 gradi (sorvegliano anche i fianchi, oltre a muso e coda) e la telecamera posteriore.

La quantità e le dimensioni delle superfici vetrate (specie nel caso si opti per l’enorme tetto panoramico) creano però del lavoro extra per il climatizzatore nei periodi più caldi, senza considerare che la portata d’aria delle bocchette anteriori è leggermente limitata dalle dimensioni non troppo generose dovute alla presenza della prominente console centrale. C’è di buono che i passeggeri posteriori beneficiano anch’essi di bocchette e climatizzatore separati, più che un lusso una necessità considerato il volume dell’abitacolo.

UNA VOLTA PREMUTO il tasto d’accensione, il 1.6 dCi si rivela decisamente silenzioso e privo di vibrazioni. Con la cloche del cambio automatico occorre effettuare un movimento simile a quello dei cambi manuali per inserire il Drive o la retro: leva a sinistra e poi avanti o indietro, mentre la P una volta fermi si innesta con un pratico pulsante alla sinistra della leva. Il turbodiesel non tradisce la sua silenziosità al minimo nemmeno quando è in movimento. Segno che è ben incapsulato, che l’abitacolo in generale è ottimamente insonorizzato, ma anche che si tratta in effetti di un buon propulsore. Molto fluido nell’erogazione, lineare, pronto e dotato della giusta dose di cavalli e coppia nell’arco di giri più utilizzato, fra i 1500 e i 2500 giri. Un ottimo compagno di viaggio, insomma, almeno finchè si tratta di andare in giro rilassati e tranquilli. Perché per via di una massa piuttosto elevata, in certe situazioni i 160 cavalli e i 380 Nm di coppia tirano un po’ il fiato. Nel caso ci si voglia disimpegnare durante un sorpasso, o alla ripartenza in rotatoria, occorre chiedere il massimo con un bel kick down, per richiamare almeno un paio di rapporti in meno e andare a cercare un po’ di grinta ai regimi più elevati.

Per avere un pizzico di reattività in più, basta comunque impostare la modalità Sport del Multisense e percepire subito una risposta più vivace all’acceleratore. Oppure personalizzare il settaggio “Perso” (quello individuale, appunto) che consente di scegliere tre diverse tarature (Comfort, Neutral e Sport) per ben nove parametri: motore, appunto, ma anche cambio, sterzo, sospensioni attive, retrotreno sterzante (con le ruote che sterzano in fase a 50, 60 o 70 km/h in base al settaggio), persino illuminazione ambiente, massaggio sedile e sound artificiale del propulsore riprodotto - un po’ maldestramente... - in abitacolo attraverso l’impianto audio. Il settaggio personalizzato risulta davvero utile, perché in questo modo è possibile cucirsi addosso una vettura adeguata ai propri gusti personali. Non tutti, ad esempio, potrebbero digerire la taratura eccessivamente morbida delle sospensioni se impostate in Comfort. Il molleggio è eccessivo e nel caso di avallamenti o grosse imperfezioni tende a scomporre la vettura.

Meglio optare per un settaggio neutrale o addirittura sportivo, perché non eccessivamente rigido ma al contempo capace di limitare notevolmente i movimenti di rollio e beccheggio del telaio. Con questa scelta, unitamente al sistema di sterzata integrale 4Control, l’Espace diventa insolitamente agile. E per agile non intendiamo sportiva, ma maneggevole quando si tratta di effettuare manovre o curve a bassa velocità, grazie alle ruote posteriori che sterzano di 3,5 gradi nel senso opposto di quelle anteriori. È come avere virtualmente una vettura dal passo più corto, o se preferite uno sterzo notevolmente demoltiplicato. Sul veloce, invece, quando l’asse sterza nella stessa direzione delle ruote anteriori si ha una maggior sensazione di stabilità e impronta a terra.

PER QUEL CHE RIGUARDA il quadro prestazionale, da segnalare le ottime performance dell’impianto frenante, che anche alla luce della massa prossima alle due tonnellate garantisce spazi d’arresto ottimi. Sul fronte consumi, con una condotta di guida attenta i 15 km/litro effettivi in media sono una realtà. Può capitare però di scendere frequentemente sotto questa soglia proprio alla luce delle scarse doti di ripresa, che impongono affondi sul gas per disimpegnarsi e di pari passo una diminuzione delle percorrenze chilometriche.

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