MINI Clubman Cooper S, la prova

MINI Clubman Cooper S, la prova

Il motore spinge bene, c'è sostanza nei contenuti: un passo in avanti su tutta la linea

di Saverio Villa

14.03.2016 00:00

Prestazioni

MINI Clubman Cooper S, prova 4

Dal posto di guida della Clubman, la sensazione che, dopotutto, non sia cambiato granché è quella che prevale inizialmente. Ci si accomoda ancora in basso, l’atmosfera e sempre quella, bene o male la plancia ripropone un design familiare, anche se il diametro dell’oblò centrale pare ogni volta più prossimo a quello dello sportello di una lavatrice industriale, il parabrezza è basso, lontano e verticale.

Ma ecco che la prima occhiata nel retrovisore non rivela più solo un primo piano impietoso del naso di chi sta dietro. Per non parlare della lontananza siderale del lunotto dal punto di osservazione. Del fatto che nello spazio dove istituzionalmente si poteva parcheggiare una Mini, la Clubman adesso non ci sta più, abbiamo già accennato. E poi, eventualmente, in manovra bisogna tener conto anche della sporgenza del gancio di traino… Del gancio di traino?! Già: nel listino degli optional c’è pure questa new entry. L’eventualità che qualcuno che non parli tedesco possa davvero decidere di attaccare una roulotte con quattro posti letto a una Clubman Cooper S è piuttosto remota, però lo si può fare con il beneplacito del costruttore e questo racconta molto dell’impostazione della vettura.

COSÌ COME i sedili con regolazione elettrica, la rete divisoria per il vano bagagli, il climatizzatore bizona, la possibilità di avere un allestimento business per le aziende, eccetera eccetera. Tutta “roba” che non era neppure lontanamente ipotizzabile quando la Clubman era un’auto per single o coppiette.

IL QUATTRO cilindri 2 litri turbobenzina da 192 cv della Cooper S è quello, più che maturo, utilizzato anche sulle Bmw Serie 1, 2, 3 e così via. Ha cavalli da vendere ma anche una squisitezza d’erogazione che non è sanguigna come ci si aspetterebbe da una sportiva. Innanzitutto la coppia massima scaturisce a poco più di 1000 giri e, comunque, la potenza massima viene segnalata a 5000, anche se poi il motore prosegue la sua corsa per un altro migliaio di giri utili: sono dati che scongiurano qualsiasi ipotesi di nervosismo al di là di ogni ragionevole dubbio.

La Clubman Cooper S, spinge parecchio e ben più di prima, sfiora i 230 all’ora e sta sotto i 7” nello 0-100, ma fa tutto con meno partecipazione emotiva e più educazione, come è naturale dal momento che adesso ci sono 400 cm3 e 250 kg in più. Però è stata spesa qualche ora di lavoro per salvaguardare l’atmosfera sonora e, man mano che si insiste con l’acceleratore, insieme con i giri crescono in quantità più che proporzionale anche i decibel e la musicalità, quindi il coinvolgimento di chi guida. Sulla versione con cambio manuale a sei marce c’è perfino un circuitino elettronico furbo che simula l’acustica della doppietta in scalata e allieta l’udito. Date queste premesse, la notizia che il famoso “go-kart feeling” delle Mini della prima ora, qui risulta un po’ annacquato non giungerà certo come un fulmine a cielo sereno.

DI QUELLA peculiare miscellanea di caratteristiche che ha fatto fino ad ora la gioia di tanti utenti, resta però uno sterzo più diretto e rapido della norma, che da solo basta a mettere la guida della Clubman un gradino sopra le altre auto di questa categoria. Con pochi movimenti del volante si cambia direzione o ci si infila in traiettoria e, comunque, bisogna ammettere che l’assetto asseconda tutto questo con prontezza e determinazione, perché le regolazioni sono più morbide che in passato ma niente affatto blande.

Il passo lungo e le tarature non più granitiche attenuano le reazioni di un sistema intrinsecamente divertente e il risultato ultimo di questa combinazione è una guidabilità notevole ma senza gli isterismi di una volta, quando ad ogni starnuto di chi guidava corrispondeva una modificazione di traiettoria, più o meno ampia in proporzione al livello della costipazione in essere. A disposizione di chi vuol spendere ci sono sia un pacchetto sospensivo convenzionale più sportivo, sia gli ammortizzatori a controllo elettronico integrati nel sistema di gestione programmi di guida (Mid, Green, Sport): entrambi aumentano la rigidità della Clubman e vanno bene per chi viene da una lunga militanza Mini, ha messo su famiglia ma resta ancora affetto dalla sindrome John Cooper Works, che gli psicologi definiscono talvolta “di Peter Pan”.

Chi rientra in un quadro clinico più borghese non ne sente la mancanza sulle Clubman in senso generale ma neppure sulla Cooper S. In questo scenario, il cambio automatico a 8 marce non potrebbe trovare un insediamento più favorevole, con o senza paddles (la differenza di 200 euro è risibile), anche se bisogna riconoscere che il sei marce manuale tocca meglio le corde del turbo Bmw, che solo così sembra rendersi conto improvvisamente di non essere su una Serie 3.

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