        Arrivano i cinesi. BYD ha firmato col Governo ungherese il contratto preliminare di approvvigionamento e vendita, che ha dato inizio al progetto al percorso che porter&agrave; alla realizzazione del suo impianto di produzione di auto elettriche a Szeged, nel sud-est del Paese. Sar&agrave; il primo impianto di produzione aperto in Europa da una Casa auto cinese. La costruzione del sito avverr&agrave; in pi&ugrave; fasi e la fabbrica sar&agrave; aperta e operativa entro tre anni. Una strada gi&agrave; percorsa Da Oriente in Europa, la strada &egrave; stata fatta da grandi Costruttori, che sono arrivati nel Vecchio Continente parecchi decenni fa. Riscuotendo successi molto importanti. Nelle prossime pagine vi raccontiamo le loro storie. Potrebbe interessarti: le migliori offerte di auto nuove e usate &nbsp; Toyota &ndash; Valenciennes e gli altri Toyota produce auto in Europa da oltre 50 anni. Ha iniziato nel 1971 a Ovar in Portogallo, con l'avvio di un impianto di assemblaggio di veicoli su piccola scala, e nel Vecchio Continente ha prodotto circa 15 milioni di esemplari. Oggi Toyota ha nove stabilimenti europei, in UK, Francia, Turchia, Repubblica Ceca, Polonia e Russia, con circa 800 mila auto prodotte ogni anno.  Tutti i modelli Toyota pi&ugrave; venduti alle nostre latitudini, Aygo X, Yaris, Yaros Cross, Corolla, C-HR e RAV4, vengono costruiti in Europa. Il sito principale &egrave; il Toyota Motor Manufacturing France (TMMF) di Valenciennes inaugurat0 nel 2001 quello che ha contribuito al lancio di Yaris e assembla oltre 270.000 vetture l&rsquo;anno. Molto importante anche il Toyota Motor Manufacturing France (TMMCZ) a Kolin, in Repubblica Ceca, gi&agrave; Toyota Peugeot Citroen Automobile (TPCA). Dal 2021 &egrave; rimasto solo il Costruttore giapponese, con la produzione di Yaris e successivamente nel 2022 la Aygo X. Potrebbe interessarti: le migliori offerte di auto nuove e usate &nbsp; Nissan, dalla Thatcher a oggi Lo stabilimento di Sunderland nel Regno Unito &egrave; una pietra miliare per Nissan. Dal 1986, quando fu inaugurato alla presenza del Primo Ministro Margaret Thatcher, ha assemblato oltre 11 milioni di auto &ndash; nessun Costruttore, nazionale o stranieri ha mai prodotto tanto in UK &ndash; con Qashqai mattatore, gi&agrave; arrivato a quota 4 milioni.  L'evoluzione del sito &egrave; stata fissata con il progetto EV36Zero, un Electric Vehicle Hub che dar&agrave; vita al primo ecosistema di produzione di EV al mondo, con anche una Gigafactory da 7.5GW estendibile fino 35GW nel medio periodo. Potrebbe interessarti: le migliori offerte di auto nuove e usate &nbsp; Kia, successo enorme in Slovacchia Rappresenta l&rsquo;esempio pi&ugrave; attuale da imitare per BYD. Il primo passo di Kia in Europa per aumentare le vendite e produrre modelli &ldquo;su misura&rdquo;, lavorando di conceto col Design Center di Francoforte.  L&rsquo;impianto di Kia a Zilina in Slovacchia &egrave; stato inaugurato nel 2007 per lanciare Kia C&rsquo;eed e da allora &egrave; stato un crescendo, con anche Sportage (le versioni per il Vecchio Continente). Con una capacit&agrave; di circa 400.000 auto e 500.000 motori l&rsquo;anno. Dal prossimo anno sar&agrave; assemblata anche la compatta elettrica la Kia EV4. Potrebbe interessarti: le migliori offerte di auto nuove e usate &nbsp; Suzuki, un successo importante Da oltre 30 anni lavora Magyar Suzuki, impianto nato nel 1991 a Esztergom, nel nord della Ungheria, dedicato alle auto ma pure a moto e motori marini da fuoribordo. Ha una capacit&agrave; produttiva di 170.000 auto auto l&rsquo;anno.  Nel passato ha prodotto vetture anche per precedenti alleanze, quali Opel Agile e Fiat Sedici. Ora &egrave; &ldquo;concentrato&rdquo; su S-Cross e Vitara. Potrebbe interessarti: le migliori offerte di auto nuove e usate &nbsp; Honda, fine di un'epoca C&rsquo;&egrave; anche chi la lasciato. Honda realizz&ograve; la fabbrica di Swindon, nel sud ovest della Gran Bretagna nel 1985, dove per 36 anni ha prodotto motori e automobili. Iniziando con la produzione della Accord, poi della Civic e delle Rover 400, col tempo esportando anche in Giappone e negli USA.  Passando poi anche per la CR-V e i motori diesel. Nel 2019 &egrave; stata annunciata la chiusura, come conseguenza della Brexit, ma soprattutto dei piccoli volumi cui era arrivato l&rsquo;impianto, con Honda ormai indirizzata verso la produzione di auto elettrificate in Giappone, Cina e Nord America. Potrebbe interessarti: le migliori offerte di auto nuove e usate       

Il Marchio cinese segue l'esempio dei grandi Costruttori giapponesi e coreani: ecco qual

BYD e la fabbrica in Europa, il successo del colossi orientali

        I "favolosi" anni &rsquo;90, un periodo ricco di coraggio e intraprendenza dal punto di vista del design. Le nuove tendenze, l&rsquo;avvento del nuovo millennio, le nuove tecnologie in fase di progettazione e l&rsquo;utilizzo di software sempre pi&ugrave; avanzati hanno permesso ai designer di esplorare tutte le possibilit&agrave; che l&rsquo;inventiva poteva proporre. Al contrario dei tempi odierni, l&rsquo;industria automobilistica procedeva a gonfie vele, attraversando un periodo di grande crescita e innovazione, con l&rsquo;introduzione dei nuovi motori diesel e numeri in costante e incoraggiante crescita. Questo decennio ha dato vita al culto del design e delle concept car, strumenti d&rsquo;ispirazione che sono poi stati largamente sfruttati negli anni successivi, fino ai giorni nostri, servendosene come manifesti, spunti di comunicazione e studio per i futuri modelli. Renault, incredibili show car Renault, dal canto suo, non &egrave; stata da meno ma, anzi, ha fornito al mercato innumerevoli spunti di design e soluzioni innovative, molte delle quali poi effettivamente arrivate su strada e altre riviste o rielaborate fino a trovare applicazioni concrete solo negli anni successivi. Sono ormai passati quasi 35 anni dall&rsquo;inizio di tale periodo e quasi 25 dalla fine. Difficile, oggi, creare una classifica oggettiva e universalmente valida: trattandosi di design, non si troverebbe mai un criterio valido per tutti. La scaletta dell'articolo, per&ograve;, &egrave; stata suggerita dal sito francese indipendente Planete Renault, tra i massimi conoscitori del marchio della Losanga. Grandi escluse di questa lista sono modelli iconici come la celebre Avantime o l&rsquo;intramontabile Espace F1 che, magari, potremo trattare in un altro appuntamento. Per ora, scopriamo insieme le migliori 12 Renault concept in ordine cronologico, dal 1990 al 2018. Laguna Roadster (1990) &nbsp; All'inizio degli anni '90, Renault present&ograve; al Salone dell'Auto di Parigi una splendida roadster a 2 posti chiamata Laguna. Realizzata interamente in un particolare blu metallizzato, questa concept sportiva si ispira agli anni '60 e allo spirito di libert&agrave; che ha da sempre caratterizzato quel periodo. Non vi fu un collegamento diretto con un modello di serie, ma si pu&ograve; facilmente trovare qualche affinit&agrave; con ci&ograve; che che arriv&ograve; in commercio negli anni seguenti. Era un vero e proprio esercizio di stile, senza la pretesa di trasformarsi necessariamente in realt&agrave;. L'articolo continua nella prossima scheda &nbsp; Initiale (1995)  Reduci da un insuccesso mondiale come la Safrane, auto non molto amata causa la mancanza di motori convincenti, affidabili e adeguati, Renault present&ograve; nel 1995 questa particolare concept car, lussuosa, imponente e maestosa. Un&rsquo;originale berlina da viaggio, confortevole ma spinta dal motore V10 da 3,5 litri di Formula 1, che port&ograve; la monoposto a vincere il campionato del mondo nel 1992 con il team Williams. Sfruttava ovviamente una rivisitazione di quel blocco, la cui potenza venne ridotta 392 cv erogati a ben 8.000 giri/min. Lo stile &egrave; stato sicuramente superato ma, per il 1995, fu un&rsquo;operazione di marketing notevole, che lanci&ograve; Renault nel gruppo dei marchi automobilistici pronti a innovare e proporre soluzioni avanguardistiche per il futuro. Anticip&ograve; le linee che si andarono poi a trovare dal 2002 sulla celebre - e incompresa - Vel Satis. Fiftie (1996)  Il nome Fiftie fu scelto per celebrare&nbsp;i cinquant&rsquo;anni dalla produzione della celebre 4CV. Si trattava di una piccola e graziosa citycar dalle forme estremamente futuribili, con un abitacolo per due persone e un tetto incurvato per massimizzare lo spazio. Come suggeriscono anche le prese d&rsquo;aria davanti alle ruote posteriori, si pensava a un&rsquo;auto a motore e trazione posteriore. Si parlava di un piccolo 1.5 aspirato a benzina da poco meno di 100 cv. Non vide mai la luce, ma anticip&ograve; concettualmente quella che oggi conosciamo come Renault Twingo di ultima generazione. L'articolo continua nella prossima scheda &nbsp; Renault Zo (1998) &nbsp; Sebbene nome potrebbe rimandare alla pi&ugrave; moderna - e 100% elettrica - Renault Zoe, la Zo rappresenta tutt'altra tipologia di vettura. Si tratta di un misto tra una barchetta ultra leggera e un buggy,&nbsp;pensata per un utilizzo offroad sportivo e basata sul telaio della Spider. Vantava per&ograve; 3 posti (con pilota al centro, in stile McLaren F1) e linee a dir poco bizzarre per l&rsquo;epoca. Era spinta da un motore 2.0 diesel 16V da circa 135 cv, collocato dietro l&rsquo;abitacolo, anche in questo caso a trazione posteriore. Talisman (2001) &nbsp; Nel 2001, dopo la concept Vel Satis, Renault (sotto la guida del designer Patrick Le Quement) present&ograve; al Salone di Francoforte un nuovo prototipo. Si tratta del concept Talisman, un veicolo a met&agrave; tra coup&eacute; e hatchback con portiere ad apertura ad ali di gabbiano.&nbsp;Se sui modelli di serie questo stile non riusc&igrave; a convincere pienamente, sui concept riscosse pi&ugrave; successo, soprattutto tra la critica, come dimostra questo magnifico esercizio di stile. Da considerarsi sempre contestualizzato nel periodo in cui fu presentato. Il nome ritorn&ograve; solo diversi anni dopo, ma in veste di berlina e station wagon. L'articolo continua nella prossima scheda &nbsp; Fluence (2004) &nbsp; Presentata al Salone di Ginevra del 2004, la concept Fluence anticipa le forme della futura Renault Laguna Coup&egrave;, auto molto amata dai clienti francesi e, pi&ugrave; generalmente, europei. La linea, infatti, &egrave; molto vicina a quella della vettura che poi arriv&ograve; su strada, con forme e cerchi conformi per&ograve; agli standard di omologazione. I fari e le prese d&rsquo;aria inferiori sono poi state riprese anche dalla Megane Coup&egrave; di terza generazione (2008).&nbsp; Nepta (2006)&nbsp;  Renault Nepta, presentata nel 2006, fu una vettura&nbsp;incredibilmente apprezzata dalla critica, tanto da essere considerata Concept Car dell&rsquo;Anno. Si intravedono sempre pi&ugrave; chiaramente le forme che diedero vita alla Megane Coup&egrave; e cabrio della terza generazione, sebbene le dimensioni di questo modello erano davvero imponenti: 4,80 metri di lunghezza per quasi 2 di larghezza, spinta da un motore 4.0 V8 da ben 350 cv collocato anteriormente in posizione longitudinale, con tanto di trazione posteriore. Altica (2006)  A met&agrave; strada tra una station wagon e una fastback sportiva, questo concept riprende il frontale caratteristico dei prototipi Renault di quel periodo, che poi verranno impiegati negli anni successivi su Laguna, Megane e altri modelli. Elegante e muscolosa, non convinse per&ograve; dal lato meccanico: proponeva, almeno in fase di presentazione, solo il 1.5 diesel turbo da 177 cv, troppo poco per sorprendere. L&rsquo;esercizio per&ograve; piacque soprattutto dal punto di vista del design. L'articolo continua nella prossima scheda &nbsp; &nbsp;Dezir (2010) &nbsp; Quando il designer olandese Laurens Van der Acker arriv&ograve; in Renault, volle lasciare subito il segno presentando questa concept incredibile, allo stesso tempo elegante e aggressiva, che inaugur&ograve; un nuovo ciclo di design e che avrebbe dato origine alla fortunatissima Clio 4. Nella Renault Dezir forma del frontale, fari e mascherina con al centro il logo della Losanga, divennero iconici qualche anno dopo, creando un&rsquo;identit&agrave; di brand giunta fino agli inizi del 2020. Alpine A110-50 (2012)  Non poteva mancare in classifica una delle concept car pi&ugrave; intriganti del brand, l&rsquo;Alpine A110-50 presentata nel 2012 e che celebrava il cinquantesimo anniversario della A110 Berlinette. Basata sul concept Dezir, l'Alpine A110-50 &egrave; una supersportiva spinta dal portentoso 3.5 V6 da ben 400 cv e 422 Nm. Una potenza che, tuttavia, resta abbastanza lontana dai modelli che il brand and&ograve; a presentare negli anni successivi. Si tratt&ograve; di una dichiarazione d&rsquo;intenti antecedente al lancio del nuovo brand Alpine, separato rispetto alla gamma di modelli di Renault. L'articolo continua nella prossima scheda &nbsp; &nbsp;Trezor (2016)  Son gi&agrave; passati 7 anni da quando Renault present&ograve; il concept Trezor, una GT che inaugur&ograve; una nuova direzione stilistica. Venne introdotta per la prima volta la famosa firma "C-Shape" (a forma di C) su entrambi i lati del frontale, che ancora oggi vediamo sui modelli in commercio. Altro elemento di stile, il cruscotto a &ldquo;L&rdquo; composto da due schermi, che oggi troviamo anche sulle ultime produzioni come M&eacute;gane elettrica, Espace e Austral. Come ogni concept, Trezor &egrave; originale in termini di soluzioni: ne &egrave; un chiaro esempio il tetto che si alza per fornire l&rsquo;accesso all'abitacolo. EZ Ultimo (2018)  Chiudiamo con il concept Renault EZ Ultimo, veicolo a guida autonoma che fonde il design tipico concept da auto elettrica ed elementi iconici dei pi&ugrave; moderni edifici, come palazzetti dello sport, stadi, ecc. Si tratta di un prototipo destinato agli hotel o ai parcheggi di lusso, come navetta autonoma capace di spostare i passeggeri in maniera ultra confortevole e spaziosa: all&rsquo;interno, quattro sedute rivolte verso il centro dell&rsquo;abitacolo, cos&igrave; da ricreare un salotto su ruote.       

I 12 prototipi Renault pi&ugrave; interessanti di sempre: dalla Trezor alla Dezir, dalla Nepta alla Altica, alcune hanno anticipato stile e soluzioni delle auto odierne

Renault, le concept car più particolari della Losanga

La Volkswagen termina ufficialmente la produzione della up! L'auto, una super-mini compatta appartenente al segmento A, è stata presentata nel 2011 al Salone dell'auto di Francoforte, e nel corso degli anni ha avuto molto successo.

Volkswagen up!

La Volkswagen up!, non sar&agrave; pi&ugrave; prodotta. Dopo il suo debutto al Salone di Francoforte nel non troppo lontano 2011, la super compatta della Casa di Wolfsburg fa calare il sipario su di s&eacute;. Appartenente al segmento A, la up! ha avuto un grande successo nel corso dei suoi dodici lunghi anni di vita, soprattutto fra i giovani, grazie al suo proporre soluzioni tecnologiche e tecniche all&#39;avanguardia ad un prezzo non poi cos&igrave; eccessivo. Ma perch&eacute;, quindi, terminer&agrave; la sua produzione?    Le ragioni? Guardiamo il mercato  &Egrave; stata la rivista inglese Autocar ad annunciare la fine della produzione della Volkswagen up!, dicendo di essere venuta a saperlo da verificate fonti interne all&#39;azienda e da dirigenti dello stabilimento di Bratislava, in Slovacchia, dove la l&#39;utilitaria veniva fabbricata. La ragione risiede nel crollo quasi definitivo del segmento A, quello delle auto pi&ugrave; piccole in assoluto, che per le aziende hanno ad ora i margini di guadagno pi&ugrave; bassi a causa dei sempre pi&ugrave; crescenti standard di sicurezza e anti-inquinamento che fanno schizzare i costi di progettazione e costruzione  Nonostante la decisione sia stata presa, &egrave; bene ricordare quanto la Volkswagen up!, sia stata apprezzata e voluta nel tempo. Se si prendono come punti di riferimento i dati di vendita di Jato Dynamics e CarSalesBase ci si accorge che essa &egrave; stata uno dei pochi modelli a mantenere costante, nel corso degli anni, il numero di esemplari prodotti e venduti.&nbsp;  Volkswagen ID.3 suv si far&agrave;, ecco quando e cosa attendersi 

L&#39;auto fece il suo debutto nel 2011 al Salone di Francoforte, ma la crisi del segmento A ha decretato la sua fine

Volkswagen up!, cala il sipario: stop alla produzione della piccola di Wolfsburg

        La Fiat Punto spegne ben trenta candeline. Da quando &egrave; stata creata, parliamo del 1993, sono state prodotte, almeno fino al 2018, ben 9 milioni di unit&agrave;, e tre serie. La Fiat ha voluto celebrare una delle sue auto pi&ugrave; vendute, e lo ha fatto tra l'altro con un video simbolico, nel quale ci sono una serie di filmati di repertorio facenti parte degli archivi del proprio Centro Storico. Roberto Giolito, Head of Stellantis Heritage (Alfa Romeo, Fiat, Lancia, Abarth), ha detto che &ldquo;il successo di un&rsquo;automobile &egrave; il risultato di una scommessa vinta, di un lampo d&rsquo;intuizione stilistica mediato dagli studi sulle nuove tendenze del gusto e sulle emergenti necessit&agrave; della clientela. Nasce, insomma, da una ricetta che viene messa alla prova dal giudice pi&ugrave; severo: il tempo. Come nel caso di Fiat Punto che, quest&rsquo;anno, taglia il traguardo dei 30 anni dalla sua nascita, condensati in 25 anni di produzione, tre generazioni, numerosi primati tecnologici e commerciali e, soprattutto, nell&rsquo;indiscusso affetto da parte del pubblico&rdquo;.  Le serie La prima serie della Fiat Punto copre un arco di tempo che va dal 1993 al 1999. La prima auto in assoluto del modello venne presentata in anteprima stampa presso il Lingotto di Torino e in seguito al grande pubblico in occasione del Salone di Francoforte, segnando l&rsquo;inizio di una nuova generazione di compatte Fiat. A disegnarla fu Giorgetto Giugiaro, e nel 1995 venne dichiarata anche &ldquo;Auto dell&rsquo;Anno&rdquo;. La Punto era disponibile con 3 o 5 porte, 6 allestimenti, 6 motorizzazioni e 14 colori di carrozzeria, e con un bagagliaio di 275 litri che diventavano 1080 abbattendo i sedili posteriori. Anche l'offerta motoristica era abbastanza grande, e la conferma l'abbiamo nei suoi sei motori disponibili, ciascuno corrispondente ad una versione: il 1.1 Fire da 54 CV equipaggiava la Punto 55; il 1.2 da 60 CV era per la Punto 60; la Punto 75 aveva invece il 1.2 da 75 CV; la Punto 90 il 1.6 da 90 Cv; la Punto GT il l 1.4 Turbo dotato di intercooler che erogava una potenza massima di 136 CV e, per ultimo, la versione turbodiesel che aveva il 1.7 da 70 CV. La seconda serie &egrave; stata invece prodotta dal 1999 al 2010. La missione del marchio era plasmare una nuova auto, tanto che ancora oggi ricorderemo le parole dell'Avvocato Gianni Agnelli nel presentarla: &ldquo;La Punto non &egrave; nata in tre anni ma &egrave; la sintesi di un secolo di lavoro&rdquo;. &Egrave; stata lanciata l&rsquo;11 luglio del 1999, in occasione delle celebrazioni per il centenario di Fiat e ha 23 versioni che comprendono cinque motori: due a gasolio (1.9 aspirato da 60 Cv e 1.9 JTD da 80 Cv) e tre a benzina (1.2 a 8 e 16 valvole, rispettivamente da 60 e da 80 Cv, e 1.8 a 16 valvole da 130 Cv). Infine, la pi&ugrave; recente &egrave; la terza serie, prodotta fino al 2018, denominata la Grande Punto. L'auto &egrave; stata sviluppata da Italdesign-Giugiaro in collaborazione con il Centro Stile Fiat. &Egrave; lunga 403 centimetri, larga 168 e alta 149. I suoi motori sono tutti Euro 4: due sono a benzina (1.2 8v da 65 Cv e il nuovo 1.4 8v da 77 Cv) e quattro turbodiesel: 1.9 Multijet da 120 Cv e da 130 Cv, 1.3 Multijet 16v da 75 Cv, l&rsquo;inedito 1.3 Multijet 16v da 90 Cv con turbina a geometria variabile. Fiat Topolino si acquista online, 39 euro per guidare in elettrico        

Il modello, prodotto in tre serie diverse dal 1993 fino al 2018, spegne 30 candeline. Nonostante sia fuori produzione, la vettura rimane sicuramente un gran prodotto d'artigianato italiano

La Fiat Punto compie 30 anni: la storia di un successo Made in Italy

Al Salone di Francoforte del 1963 la Casa di Stoccarda presentava al mondo quella che sarebbe diventata una delle auto più iconiche di sempre. Inizialmente proposta con la sigla 901, era una coupé 2+2 caratterizzata da un motore boxer 6 cilindri da 2 litri e 130 cv abbinato a un cambio meccanico a 5 rapporti. Il design rotondo, sportivo ed elegante al tempo stesso, ha segnato un'epoca, e continua a segnarla ancora oggi

Porsche 911, altri di questi 60 anni

        Sei decadi per una perla, sessant'anni fa, nel settembre del 1963 veniva presentata, prima nel neonato stabilimento di Arese&nbsp;e in seguito al&nbsp;Salone di Francoforte, una delle vetture pi&ugrave; ambite del periodo, vera e propria icona del design e della meccanica italiana: l'Alfa Romeo Giulia Sprint GT. Impossibile dimenticarla. Forte di uno stile mozzafiato e inconfondibile, la carrozzeria di questa coup&eacute; 4 posti, contraddistinta dal suo caratteristico &laquo;scalino&raquo; sul cofano, nasce dalla matita del giovane&nbsp;Giorgetto Giugiaro, allora in forze alla carrozzeria Bertone. Classico dei classici. Biscione al top: una gran turismo equipaggiata con il classico bialbero Alfa Romeo da 1,6 litri con 106 cavalli, in grado di lanciare la vettura a 180 Km/h. La Sprint GT alza cos&igrave; l&rsquo;asticella del fascino e delle prestazioni della gamma&nbsp;Giulia. Al vertice della sua categoria. Potrebbe interessarti: nuova Alfa Romeo 33 Stradale: 33 volte bellissima&nbsp; Alfa Romeo Giulia Sprint GT in una famiglia speciale La &ldquo;dinastia&rdquo; &egrave; proseguita florida e ammirata, nel corso degli anni evolve in diverse versioni, dalla GTA alla GT Veloce e GT Junior, dalla 1750 alla 2000 GTV diventando uno dei pi&ugrave; grandi successi della Casa del Biscione. Senza dubbio la sua eredit&agrave; (su FCA Heritage la storia delle grandi Alfa) continua a renderla desiderabile agli appassionati di tutto il mondo. Indimenticabile. Potrebbe interessarti: le migliori Alfa Romeo nuove e usate        

60 anni per la classica sportiva del Biscione, la prima auto prodotta al Portello, storico stabilimento

Buon compleanno Alfa Romeo Giulia Sprint GT

        Aston Martin DB5 compie 60 anni. Ma &egrave; un po' come se fosse l'intera Casa britannica a festeggiare un compleanno, tanto questo modello ha significato, e significa ancora oggi, dalle parti di Gaydon. Aston Martin ha deciso di celebrare l'evento proponendo la vettura in passerella a Goodwood assieme alla sua erede moderna, la DB12, in un confronto tra passato e presente accomunato dalle stesse caratteristiche: esclusivit&agrave; e grandi prestazioni.  Francoforte, 1963: il debutto di un'icona Nel 1963 Aston Martin scelse il Salone di Francoforte per presentare al mondo l'erede della sua DB4, "vecchia" gi&agrave; di cinque anni. La concorrenza degli altri costruttori di auto sportive di lusso infatti, sia in patria che nel continente, era fortissima. In Germania apparve la David Brown 5, per tutti DB5, che presentava numerose modifiche al design, alla tecnica e alle dotazioni rispetto al modello precedente, in particolare un importante sviluppo del motore 6 cilindri da 4 litri e 282 cv di potenza. In quest'auto inoltre debuttarono i tergicristalli elettrici e l'aria condizionata come optional, che erano state accuratamente progettate per soddisfare le aspettative dei clienti sempre pi&ugrave; sofisticati ed esigenti.L'estetica era invece frutto dell'italiana Carrozzeria Touring e del suo metodo Superleggera, e la velocit&agrave; massima era superiore a 240 km/h, una cifra che spinse la stessa Aston Martin a pubblicizzare la DB5 come "la GT a 4 posti regolare pi&ugrave; veloce al mondo". L'auto di 007, ma non solo Proposta nelle versioni berlina e cabriolet, la DB5 ottenne da subito un successo clamoroso anche grazie al cinema. La EON Productions scelse infatti lei come auto di James Bond, che proprio l'anno precedente all'uscita sul mercato della vettura diede il via alla sua fortunatissima saga. Ma 007 non &egrave; l'unica celebrit&agrave; ad essere stata vista al volante della DB5. Nel giro di pochi anni, molti degli attori e delle pop star pi&ugrave; famose dell'epoca avrebbero acquistato il modello, tra cui&nbsp;Paul McCartney, George Harrison, Mick Jagger, Peter Sellers, Ralph Lauren e tanti altri.Questo dato &egrave; forse ancora pi&ugrave; notevole se confrontato con il numero di vetture prodotte. In tutto sono state realizzate solo 887 DB5 berlina, 123 cabriolet e 12 Shooting Brake su misura. Anche per gli standard dell'epoca, questi numeri erano minuscoli, soprattutto se si considera che nel 1963 la produzione di automobili nel Regno Unito superava 1,8 milioni di unit&agrave;. Le pi&ugrave; belle Aston Martin di James Bond L'erede: Aston Martin DB12 Aston Martin DB5 termin&ograve; la produzione nel 1965. La sua eredit&agrave;, oggi, vive nella nuova DB12, un'altra granturismo che, proprio come la sua antenata, promette di fare la storia sia di Aston Martin che dell'automobilismo in generale.  Aston Martin DB12 Volante, il vento soffia sull'eleganza       

Nel 1963 una delle auto sportive pi&ugrave; famose di sempre debutt&ograve; al Salone di Francoforte

Aston Martin DB5, i 60 anni di un'icona

La coupé che ha fatto la storia del Marchio britannico compie 60 anni. Debuttò nel 1963 al Salone di Francoforte, sfoggiando un'estetica frutto della Carrozzeria Touring Superleggera e un motore a sei cilindri 4 litri e 282 cv di potenza. La sua eredità vive ancora oggi con la nuova DB12

Aston Martin DB5

        Settembre &egrave; il mese delle ripartenze. &Egrave; come se l'estate segnasse la fine di un anno e il rientro dalle vacanze fosse un nuovo inizio, oppure semplicemente una ripresa di tutto quello che in questo periodo &egrave; stato messo in stand-by. Fra i primi eventi a ripartire, per chi &egrave; appassionato di motori, ricominciano con i loro appuntamenti autunnali/invernali i Saloni delle Auto, attraverso i quali si possono scoprire nuovi modelli oppure ci si pu&ograve; confrontare con le nuove mobilit&agrave; del futuro, che in realt&agrave; per questa seconda parte del 2023 diventano proprio le protagoniste. Quali sono, perci&ograve;, i prossimi saloni da tenere d'occhio fino alla fine dell'anno? Scopriamoli. Salone di Monaco 2023, ecco le novit&agrave; &nbsp; Salone di Monaco  Un tempo era il Salone di Francoforte, dal 2021 &egrave; invece stato sostituito dal Salone di Monaco. L'evento internazionale si presenta come la fiera pi&ugrave; importante in Europa, insieme a quella di Parigi, che ha come focus la mobilit&agrave; sostenibile. Il nome ufficiale del salone per il 2023 &egrave; IAA Mobility, e sar&agrave; in programma dal 5 al 10 settembre. Si potr&agrave; accedere liberamente e gratuitamente. Per tutti coloro che invece vogliono assistere alle conferenze ed incontri, &egrave; previsto l'acquisto di un biglietto. &nbsp; Salone di Detroit  Continuiamo con il Salone di Detroit, un evento che si svolge nella citt&agrave; del Michigan dal 1907. Quest'anno prender&agrave; il nome di NAIAS 2023, e le date da tenere presenti sul calendario sono dal 13 al 24 settembre. Presenzieranno anche per quest'anno Ford, General Motors e Stellantis. &nbsp; Salone di Ginevra  Anche il Salone di Ginevra ha fatto il suo debutto pi&ugrave; di cento anni fa. L'evento si svolge dal 1905 presso il Palexpo, a marzo. In realt&agrave;, quest'anno, in attesa del mese primaverile, il Salone si sdoppia, proponendo il GIMS Qatar 2023, in programma dal 5 al 14 ottobre a a Doha. Ad essere al centro dell'atenzione saranno le auto sportive, storiche e di lusso. &nbsp; Auto e Moto d'Epoca  Passando all'Italia, anche il nostro Paese ha un evento di grande spessore, ed &egrave; Auto e Moto d'Epoca, fra l'altro considerato il pi&ugrave; grande salone del BelPaese in cui sono in pole position le auto e le moto storiche. Per quest'anno, l'edizione si sposta da Padova a Bologna, precisamente ai padiglioni di Bolognafiere, e le date da segnare sono dal 13 al 24 settembre. &nbsp; Salone di Tokyo  Ci spostiamo ora in Oriente, e parliamo del Salone di Tokyo che per il 2023 si spoglia dei suoi precedenti vestiti per trasformarsi nel Japan Mobility Show. Il salone sar&agrave; aperto dal 26 ottobre al 5 novembre e i visitatori potranno esplorare la mobilit&agrave; del futuro. &nbsp; Milano AutoClassica  Torniamo in Italia e menzioniamo anche Milano AutoClassica, il Salone dell'Auto Classica e Sportiva che si svolge alla Fiera Milano Rho, considerato uno dei poli fieristici pi&ugrave; ampi e attrezzati. Per il 2023 le date da segnare sono dal 17 al 19 novembre, quindi il weekend. &nbsp; Salone di Canton  Penultimo appuntamento &egrave; il Salone di Canton, conosciuto anche come Guangzhou International Automobile Exhibition, che pur non essendo fra quelli pi&ugrave; famosi risulta comunque abbastanza importante, in quanto permette di essere palcoscenico per i marchi cinesi e le anteprime mondiali di aziende occidentali. Il salone sar&agrave; in programma dal 17 al 26 novembre. &nbsp; Salone di Los Angeles  Per ultimo ci spostiamo in America, precisamente in California, e parliamo del Salone di Los Angeles, organizzato all'interno del Los Angeles Convention Center, che si svolger&agrave; in concomitanza con il Salone di Canton. Le date, quindi, sono dal 17 al 26 novembre e per quest'anno ci sono una serie di novit&agrave; ad attendere i visitatori, che riguardano le auto sportive e di lusso.        

Questa seconda parte di anno &egrave; caratterizzata da una serie di eventi di motori da non perdere

Salone Auto: tutti quelli in programma fino alla fine del 2023

        Viaggi lunghi con l'auto elettrica, un tema di cui si &egrave; dibattuto spesso. Alcuni infatti non nascondono le ansie che derivano dalla ricarica e dall'autonomia, e si trovano in difficolt&agrave; nel scegliere posti con un numero adeguato di colonnine elettriche. Dal Polo Nord al Polo Sud: 27.000 km con il Suv elettrico In tal senso, Hive Power, fornitore di soluzioni per reti intelligenti, ha stilato una classifica delle mete europee ideali per viaggiare con un'auto elettrica, ovvero i primi 5 Paesi in Europa in cui l'infrastruttura di ricarica &egrave; talmente avanzata da poter permettere un viaggio in elettrico senza pensieri. 5. Spagna La classifica si apre con la Spagna, che negli ultimi anni ha investito molto sulla transizione elettrica. Il Paese iberico ha 29.539 punti di ricarica, soprattutto lungo la costa orientale, tra Barcellona e Valencia, due tra le mete turistiche pi&ugrave; apprezzate e visitate al mondo. Sfoglia le pagine per continuare a leggere l'articolo &nbsp; 4. Italia Le 45.210 colonnine presenti lungo il territorio permettono all'Italia di piazzarsi al 4&deg; posto. La maggior parte &egrave; concentrata al Nord, tra Lombardia, Piemonte e Veneto, ma anche nel Centro, tra Toscana ed Emilia-Romagna. Insomma, chi desidera visitare queste regioni non avr&agrave; tanti problemi di ricarica. Installate altre 9 stazioni di ricarica sulle autostrade italiane: ecco dove 3. Germania La Germania conquista il gradino pi&ugrave; basso del podio con 82.609 punti di ricarica, distribuiti in maniera uniforme lungo tutto il Paese, con una maggiore concentrazione nelle citt&agrave; principali come Berlino, Monaco e Francoforte. Sfoglia le pagine per continuare a leggere l'articolo &nbsp; 2. Francia Medaglia d'argento alla Francia, con i suoi 83.317 punti di ricarica, distribuite nelle citt&agrave; di medie e grandi dimensioni, e sparse vicino a centri commerciali, supermercati e stazioni di servizio. Francia, gli incentivi escluderanno le auto elettriche prodotte in Cina 1. Olanda Amanti di Amsterdam e dintorni, &egrave; vostra la prima posizione. L'Olanda infatti vanta la pi&ugrave; alta densit&agrave; di infrastrutture di ricarica elettrica nel continente europeo, con 111.821 punti di ricarica installati. Non c'&egrave;, insomma, scelta migliore dei Paesi Bassi se siete possessori di una vettura elettrica e desiderate pianificare una meritata vacanza. Turismo sostenibile, le 5 mete turistiche pi&ugrave; "green" del pianeta       

Ecco i Paesi europei con un'infrastruttura di ricarica talmente avanzata da poter permettere un viaggio in elettrico senza pensieri

Vacanze in Europa con l'auto elettrica: le 5 mete ideali

        Non ha ancora un nome, in attesa della presentazione ufficiale del 10 agosto, ma Mitsubishi ha pubblicato le prime foto ufficiali del nuovo Suv compatto. Sar&agrave; presentato al GIIAS, il Gaikindo Indonesia International Auto Show. Un modello realizzato per i mercati asiatici, ma che probabilmente &egrave; destinato ad avere una diffusione anche in Europa. Lo stile riprende piuttosto fedelmente quello del prototipo XFC dello scorso anno, opera dall'italiano Alessandro Dambrosio, Executive Design Director of Advanced Design, alla guida dei tre centri stile di Okazaki, Tokyoe Francoforte.  Misure da Segmento C per la nuova Mitsubishi Il nuovo modello si presenta con retrovisori e maniglie delle portiere tradizionali, il nuovo Suv ha dimensioni da Segmento C, 4,39 metri di lunghezza, 1,81 di larghezza e 1,66 di altezza. Non lontano, per rimanere nell&rsquo;Alleanza con Nissan e Renault da Qashaqai (4,43 m).  La carrozzeria si presenta con dettagli muscolosi , con numerose nervature, con acuminati fari a led, il Suv compatto di Mitsubishi offrir&agrave; un sistema audio della Yamaha.  Il Suv di Mitsubishi dovrebbe nascere sulla piattaforma CMF-B quella di Renault Arkana e Nissan Juke.  Potrebbe interessarti: le migliori offerte di Mitsubishi nuove e usate       

Il nome del modello sar&agrave; rivelato il 10 agosto: la presentazione al al GIIAS, il Gaikindo Indonesia International Auto Show&nbsp;

Mitsubishi, prime immagini del Suv compatto

        Prima Lamborghini di sempre con motore V10, a suo modo rivoluzionaria, perch&eacute; per la prima volta la Casa del Toro scelse di proporre sul mercato una sorta di entry-level, una "piccola" Lamborghini. A Sant'Agata lo fecero nel 2003. Portarono la macchina a Ginevra, senza ancora sapere che di l&igrave; a 10 anni l'avrebbero venduta in 45 Paesi (14.022 esemplari) a realizzata in 32 varianti diverse. &Egrave; Lamborghini Gallardo. E questa &egrave; la sua storia ventennale.  Progetto L140, motore dieci cilindri Gi&agrave; all'inizio degli anni 70 Ferruccio Lamborghini intu&igrave; che ci fosse mercato per una Lamborghini "pi&ugrave; piccola" e accessibile, ma il cosiddetto progetto L140 part&igrave; solo nel 1987. Nel corso degli anni nasceranno diversi prototipi, si studieranno svariate soluzioni tecniche, tra cui quella di un V8 prima e di un V10 poi. Nel 1998 si decide di optare per il motore a dieci cilindri, mai prima installato su una Lamborghini di serie. Il propulsore lo realizzano l'ingegner Massimo Ceccarani e Maurizio Reggiani, all'epoca responsabile dello sviluppo e progettazione dei motori. Auto nostalgia: la nostra prova della Lamborghini Gallardo SE Il motore montato sulla prima Gallardo &egrave; un 10 cilindri quattro valvole doppio albero a camme in testa per ogni bancata, con fase variabile delle valvole (4 per cilindro) e distribuzione comandata da catena. &Egrave; da 5 litri e 500 cv. Anzich&eacute; la classica scelta di un V72, si &egrave; preferito un angolo di 90&deg; allo scopo di limitare l'altezza del motore e traendo quindi vantaggi nel layout della vettura (ad esempio, un cofano pi&ugrave; basso e migliore visibilit&agrave; posteriore) e nell'abbassamento del centro di gravit&agrave; (con conseguenti migliori caratteristiche dinamiche). La lubrificazione a carter a secco permette inoltre di ottenere non soltanto una perfetta lubrificazione anche in condizioni dinamiche estreme, ma anche di abbassare ulteriormente il centro di gravit&agrave;. Il cambio a 6 marce &egrave; dotato di sincronizzatori a doppio e triplo cono di ultima generazione con ottimizzazione del sistema di comando e innesto, &egrave; posizionato dietro il motore e la trazione integrale sfrutta il sistema VT. Anche un sistema sequenziale robotizzato, il Lamborghini e-gear, &egrave; stato sviluppato, pur mantenendo invariata la meccanica di base del cambio. Design: la supercar compatta Fatto il motore, si pensa al design. La proposta iniziale &egrave; dell'Italdesign di Giorgetto Giugiaro, poi ottimizzata e conclusa dal neonato centro stile Lamborghini guidato da Luc Donckerwolke. Ne nasce una supercar compatta. La lunghezza del passo e la riduzione degli sbalzi rendono il suo aspetto pi&ugrave; dinamico. Punto fondamentale del design iconico della Gallardo &egrave; la forte influenza aeronautica evocata, ad esempio, dall'abitacolo spostato in avanti e integrato nel corpo vettura, dal parabrezza estremamente inclinato con montanti in forte tensione, dal complesso trattamento delle superfici piane attraversate da segni grafici netti e dall'orientamento nel senso del flusso dell'aria degli elementi del sistema di raffreddamento. 32 versioni, un unico successo La vettura ottiene subito successo, e quindi iniziano a nascere le diverse varianti. Nel 2004, innanzitutto, la Gallardo diventa la prima Lamborghini in dotazione alle forze di Polizia per trasporti speciali o eventi di rappresentanza.Nel 2005 al Salone di Francoforte sfila la Gallardo Spyder, versione aperta della coup&eacute; ma con un inedito sistema di apertura/chiusura della capote in tela, che coinvolge anche il cofano. La Gallardo Spyder presenta importanti novit&agrave; anche per motore, trasmissione e prestazioni. Il suo 10 cilindri ha ora una potenza di 520 cv a 8.000 giri/min. Il cambio a sei marce (sempre manuale e offerto in versione robotizzato e-gear come optional) ha ora rapporti pi&ugrave; corti con conseguente comportamento della vettura pi&ugrave; dinamico. Tali novit&agrave; relative al motore vengono introdotte anche nella versione coup&egrave; a partire dal MY 2006.Nel 2007 viene presentata a Ginevra la Gallardo Superleggera. Il nuovo modello, grazie all'incremento di potenza di 10 cv e a una riduzione del peso di 100 kg, diventa ancora pi&ugrave; dinamico e raggiunge un rapporto peso/potenza di appena 2,5 kg/cv. La Superleggera monta di serie il cambio meccanico robotizzato, cosa che d'ora in avanti sar&agrave; consueta nelle versioni successive, e presenta numerose parti prodotte in carbonio come l'alettone posteriore fisso, iconico optional di questa versione al pari dei freni carboceramici.Al Salone di Ginevra 2008 viene presentata la LP 560-4, pi&ugrave; leggera di 20 kg, dotata del motore V10 portato a 5,2 litri e 560 cv di potenza massima. Nel 2009, ecco la Gallardo LP 550-2 Valentino Balboni, prodotta in 250 esemplari e contraddistinta da una soluzione tecnica inedita per questo modello: 550 cv e trazione posteriore.&nbsp;Nel 2010 viene lanciata la Gallardo LP 570-4 Superleggera, pi&ugrave; dinamica, leggera e potente, con un peso ridotto di 70 kg rispetto alla Superleggera precedente e un propulsore da 570 cv, con un rapporto peso/potenza sceso a 2,35 kg/cv. Con questa motorizzazione, sempre nel 2010, vengono presentate la LP 570-4 Spyder Performante, ancora pi&ugrave; leggera (minore di 65 kg la massa totale rispetto alla LP 560-4 Spyder), e la Gallardo LP 570-4 Blancpain Edition che unisce gli stilemi della Super Trofeo alla guidabilit&agrave; su strada e a un design esclusivo ispirato dal Lamborghini Super Trofeo, il campionato monomarca della Casa. Al Salone di Parigi 2012, Lamborghini presenta due varianti ancora pi&ugrave; aggressive e estreme: le nuove Gallardo LP 560-4 e la Gallardo LP 570-4 Edizione Tecnica. A gennaio 2013 viene presentata per la prima volta, al Motor Show di Francoforte, la Gallardo LP 570-4 Squadra Corse. Questo nuovo modello in serie limitata, il pi&ugrave; estremo della linea Gallardo, venne ispirato dalla Gallardo Super Trofeo, la vettura alla base del campionato monomarca Lamborghini Super Trofeo. Il 25 novembre 2013 l'ultima Lamborghini Gallardo lascia la linea di produzione dello stabilimento di Sant'Agata Bolognese. L'ultimo esemplare assemblato &egrave; una LP 570-4 Spyder Performante in colore Rosso Mars. La Gallardo esce di scena, ma la sua eredit&agrave; continua a vivere (anzi, a rombare) ancora oggi con la Hurac&aacute;n. Cerchi una Lamborghini Gallardo usata? Consulta il listino completo di Auto       

La prima "entry-level" della Casa di Sant'Agata, antenata della Hurac&aacute;n, compie 20 anni

Lamborghini Gallardo, storia della prima V10 del Toro

        Piccole rivoluzioni in casa Tesla. Dopo la decisione di dar vita a una vera e propria campagna di marketing online, per il marchio di Elon Musk, secondo indiscrezioni, starebbe arrivando il momento di tornare a un Salone automobilistico. E la cornice scelta sarebbe quella dell'IAA Mobility di Monaco (ex Salone di Francoforte), in programma dal 5 al 10 settembre 2023. La Casa regina delle vendite elettriche &egrave; sempre stata abbastanza restia a presentarsi ai Saloni, sebbene proprio a Francoforte, nel 2013, venne presentata la Model S, mentre la Model 3 debutt&ograve; cinque anni dopo a Parigi. Auto Speed Date: Tesla, 20 anni tra record di vendite e grandi sfide La notizia, in realt&agrave;, non &egrave; confermata. Si tratta soltanto di rumors lanciati dalla testata tedesca Automobilwoche, che finora non ha avuto riscontri ufficiali n&eacute; dal marchio n&eacute; dal Salone stesso. Ma i dettagli sono tali che una smentita appare improbabile. Infatti, secondo il magazine tedesco, Tesla avrebbe "prenotato" uno stand all'aperto da 200 mq in K&ouml;nigsplatz, la piazza dedicata al re Ludwig di Baviera. Tesla, i modelli da portare a Monaco Qualora Tesla dovesse presentarsi a Monaco, quali auto presenterebbe? L'ipotesi pi&ugrave; pertinente &egrave; il restyling della Model 3, di cui si susseguono aggiornamenti ormai da mesi. Probabile anche un'anticipazione delle caratteristiche della nuova Model Y. Pi&ugrave; difficile invece vedere dal vivo la nuova Roadster. Ma Musk &egrave; gi&agrave; abituato a stupire: staremo a vedere. Tesla, prime foto e info di Model 3 e Y restyling       

Secondo indiscrezioni, Tesla sarebbe pronta a tornare a un Salone automobilistico. Ecco cosa potrebbe svelare ad appassionati e addetti ai lavori in Baviera

Tesla protagonista dell'IAA Mobility di Monaco

        Nell&rsquo;anno che celebra il centenario del celebre Quadrifoglio, Alfa Romeo ha annunciato il ritorno di un&rsquo;icona. La Casa di Arese &egrave;, infatti, al lavoro sulla nuova 33 Stradale. Molto probabilmente basata sulla Maserati MC20, si tratter&agrave; della punta di diamante del Biscione: prodotta in pochissimi esemplari (dovrebbero essere proprio 33) sar&agrave; dotata di tecnologie di ultima generazione e aerodinamica strettamente derivata dalle monoposto di Formula 1. In attesa del reveal ufficiale, previsto entro fine anno, ripercorriamo in questa nuova TOP 5 (+ 1) la storia del marchio italiano, con alcune delle vetture pi&ugrave; iconiche prodotte fino ad oggi. A.L.F.A. 24 HP (1910-1913)  Dove tutto ebbe inizio. Apriamo, infatti con la&nbsp;prima vettura prodotta dalla Casa, nata Anonima Lombarda Fabbrica Automobili (questo l&rsquo;acronimo di ALFA) dopo l&rsquo;acquisizione della francese Darracq da parte di alcuni imprenditori lombardi. Nel 1909 nasce, quindi, l&rsquo;autotelaio 24 HP (all&rsquo;epoca, la costruzione della carrozzeria era compito del cliente, che affidava il progetto al proprio carrozziere di fiducia), caratterizzato da robustezza, soluzioni avanzate (per l&rsquo;epoca) e ruote a raggi in legno. Il motore era un quattro cilindri in linea da 4,0 litri abbinato a trasmissione manuale a quattro marce collegato al motore tramite giunto cardanico. La potenza erogata, inizialmente di 42 CV, poi di 45 CV (1912) e di 49 CV (1914), consentiva di raggiungere e addirittura superare i 100 km/h. Caratteristica che permise alla 24 HP di ottenere grande successo in termini di vendite. La vettura partecip&ograve;, con due unit&agrave; a passo accorciato e carrozzeria Corsa, anche alla Targa Florio del 1911. L'articolo continua nella prossima scheda &nbsp; Alfa 33 Stradale (1967-1969)  Proseguiamo con la celebre Alfa Romeo 33 Stradale, coup&eacute; derivata dalla Tipo 33 da competizione e considerata una delle automobili pi&ugrave; belle di sempre. Progettata da Autodelta, disegnata da Franco Scaglione e realizzata dalla Carrozzeria Marazzi, la sinuosa sportiva fu costruita in soli 18 esemplari. Caratterizzata da linee pulite ed elementi iconici come le portiere a farfalla, con ampie vetrature che si estendono fino al tetto, la 33 Stradale era spinta dallo stesso propulsore V8 in alluminio e magnesio da 2,0 litri delle versioni da corsa , depotenziato da 270 a 230 CV (grazie alla riduzione del rapporto di compressione) per ottimizzare l&rsquo;erogazione nell&rsquo;utilizzo su strada e abbinato a trasmissione manuale a sei marce. Anche il telaio in lega leggera ad H asimmetrica era strettamente derivato dalla Sport Tipo 33, anche se la parte centrale &egrave; stata allungata di 100 millimetri per aumentare l&rsquo;abitabilit&agrave; interna. Grazie al lavoro di contenimento delle masse (anche la carrozzeria &egrave; interamente in Peraluman H35, lega di alluminio e magnesio) la 33 Stradale fermava l&rsquo;ago della bilancia a soli 690 kg. Ci&ograve; garantiva prestazioni impressionanti per l&rsquo;epoca: 0-100 km/h in 5,6 secondi (in realt&agrave;, pare che il tempo di accelerazione fosse inferiore ai 5 secondi) e 260 km/h di velocit&agrave; massima. Interessante la splendida replica realizzata lo scorso anno dalla torinese Manifattura Automobili Torino. L'articolo continua nella prossima scheda &nbsp; Alfa Romeo Montreal (1970-1977)  Nata come prototipo da esporre all&rsquo;Esposizione Universale di Montr&eacute;al del 1967, da cui prese il nome, l&rsquo;Alfa Romeo Montreal &egrave; una coup&eacute; 2+2 entrata nella storia dell&rsquo;automobilismo. Disegnata dal grande Marcello Gandini, all&rsquo;epoca dipendente della carrozzeria Bertone, la versione di serie, presentata al Salone di Ginevra del 1970, mantenne la linea futuribile del concept, aggressiva ma allo stesso tempo elegante: caratteristico il frontale, con ampia calandra e doppi fari coperti da una &ldquo;palpebra&rdquo; mobile, oltre alle prese d&rsquo;aria sovrapposte dietro le portiere anteriori. Il telaio &egrave; condiviso in gran parte con quella della Giulia, mentre la propulsione proviene da un V8 di derivazione 33 Stradale, con cilindrata aumentata da 2,0 a 2,6 litri e cambio manuale ZF a cinque marce. Ne risulta una potenza massima di 200 CV a 6.400 giri al minuto, per circa 230 km/h di punta e 7,4 secondi per lo 0-100 km/h. Prodotta in meno di 4.000 esemplari, la Montreal &egrave; una delle vetture del Biscione pi&ugrave; apprezzate e ricercate di sempre. L'articolo continua nella prossima scheda &nbsp; &nbsp; Alfa Romeo 8C Competizione (2007-2010)  Presentata in versione concept alla sessantesima edizione del Salone di Francoforte (2003), l&rsquo;elegantissima supercar si ispira alla celebre 33 Stradale. Prodotta in sole 829 unit&agrave; (500 per la versione coup&eacute; del 2007 e 329 per la Spider del 2009), la vettura segna il ritorno della trazione posteriore, soluzione tecnica abbandonata nei primi anni &rsquo;90. Progettata e sviluppata in collaborazione con Maserati e Dallara, la 8C deve il nome all&rsquo;architettura del motore V8 Ferrari F136 (Ferrari-Maserati) da 4,7 litri, montato anteriormente, abbinato a un cambio sequenziale robotizzato a 6 marce e capace di 450 CV e 470 Nm di coppia massima: valori che permettono di raggiungere oltre 290 km/h, con uno 0-100 bruciato in 4 secondi. &ldquo;8C&rdquo;, inoltre, identificava negli anni &rsquo;30 e &rsquo;40 le Alfa dotate di propulsore a otto cilindri realizzato dal noto progettista Vittorio Jano. Caratterizzata da carrozzeria e sedili in fibra di carbonio, oltre all&rsquo;aerodinamica avanzata nonostante l&rsquo;assenza di appendici o flap, la 8C pesa solo 1.585 kg. Da notare che la versione decappottabile del 2009, a causa delle modifiche per ospitare il meccanismo del tetto a scomparsa, pesa circa 100 kg in pi&ugrave;. L'articolo continua nella prossima scheda &nbsp; &nbsp; Alfa Romeo 4C (2013-2021)  Non poteva mancare la 4C, soprattutto in occasione del decimo anniversario dal lancio. Presentata come show car per la prima volta al Salone Internazionale dell'Auto di Ginevra nel 2011, la versione di produzione, rimasta molto fedele al concept, &egrave; stata svelata due anni dopo, nel 2013. Caratterizzata da soluzioni tecniche da auto da corsa, su tutte il telaio monoscocca in fibra di carbonio derivato dalle Formula 1, oltre a sedili racing e assenza di servosterzo, l&rsquo;estetica si ispira a vetture del passato come 33 Stradale, 1900 C52 &ldquo;Disco Volante&rdquo;, Scarabeo concept e, ovviamente, 8C Competizione. Iconico il frontale, con grande trilobo centrale e gruppi ottici lenticolari LED-bixeno inglobati in supporti in fibra di carbonio. La sigla 4C si riferisce al numero dei cilindri del motore posteriore centrale, un &ldquo;piccolo&rdquo; quattro cilindri 1.750 turbocompresso da 240 CV e 350 Nm abbinato a un cambio automatico a doppia frizione a sei rapporti. Grazie alla massa contenuta in meno di 900 kg a secco, le prestazioni sono da vera supercar: 0-100 km/h in 4 secondi e mezzo e oltre 250 km/h di velocit&agrave; massima. A marzo del 2014 viene presentata la versione &ldquo;a cielo aperto&rdquo; della 4C, denominata Spider. Si tratta in realt&agrave; di una vettura di tipo targa, con tettuccio removibile in tela o fibra di carbonio ed elementi migliorati rispetto alla coup&eacute;, come i fari &ldquo;carenati&rdquo; di tipo tradizionale. L'articolo continua nella prossima scheda &nbsp; Alfa Romeo Giulia e Giulia GTA  Presentata nel 2015, in occasione del 105&deg; anniversario del marchio, la nuova Giulia riprende il nome della storica vettura prodotta a partire dal 1962. L'elegante berlina sportiva di segmento D riporta in auge la caratteristica trazione posteriore dopo anni di anteriore (dalla 155 alla 159). Il modello, fortemente voluto da Sergio Marchionne, &egrave; stato sviluppato sull'inedita piattaforma Giorgio (la stessa del suv Stelvio), dotato di soluzioni estremamente raffinate come l'albero di trasmissione in carbonio. Oltre alle versioni pi&ugrave; stradali diesel e benzina, si distingue la declinazione ad alte prestazioni Quadrifoglio, dotata di propulsore 6 cilindri a V biturbo da 2,9 litri in grado di erogare ben 510 CV e 600 Nm di coppia massima: numeri che permettono alla berlina di raggiungere i 100 km/h da fermi in meno di 4 secondi e oltre 300 km/h di velocit&agrave; di punta. A marzo del 2020, per la celebrazione dei 110 anni del Biscione, sono state presentate le versioni GTA e l'estrema GTAm, acronimi di Gran Turismo Alleggerita e Gran Turismo Alleggerita modificata, caratterizzate da estetica aggressiva e prestazioni ai vertici: la potenza sale a 540 CV, per 0-100 in 3,6 secondi, grazie a soluzioni come maggiore pressione di sovralimentazione, scarico Akrapovic in titanio e pistoni di nuova concezione. Anche l'assetto, ovviamente, &egrave; stato rivisto e irrigidito per massimizzare aderenza e reattivit&agrave; in pista. Inoltre, la Giulia GTAm dimostra la vocazione corsaiola con abitacolo racing (spiccano roll bar, cinture a quattro punti e finestrini laterali in lexan) ed enorme alettone fisso posteriore per aumentare il carico verticale alle alte velocit&agrave;.       

Le Alfa Romeo che hanno fatto la storia, dalla 24 HP del 1910 alla recente Giulia GTA, senza dimenticare icone come 33 Stradale, Montreal e 8C Competizione

Top 5 Alfa Romeo, le auto più iconiche del Biscione

        C'&egrave; un'altra Mercedes C111 Concept all'orizzonte. Sar&agrave;, di fatto, il sesto progetto a impiegare una sigla introdotta sulla scena nell'autunno del 1969, al salone di Francoforte, passata nel 1970 dalla prima evoluzione C111-II al salone di Ginevra e altre tre successive interpretazioni tra il 1976 e il 1979. I primi teaser diffusi su Instagram non rivelano molto della show car, se non un frontale interamente digitale e le linee in coda molto rastremate. Con ogni probabilit&agrave; il concept servir&agrave; a introdurre i temi del prossimo sviluppo tecnologico nel campo dell'elettrico e dell'alta efficienza. Renntech trasforma una Mercedes AMG GT 63 Coup&eacute;4: 1.196 CV di pura potenza La prima auto interamente progettata al computer La C111 delle origini (in foto), progettata da Bruno Sacco e Josef Gallitzend&ouml;rfer, &egrave; nella storia per essere stata la prima auto progettata interamente al computer, con metodo ESEM e grazie al quale i tempi di sviluppo vennero ridotti di 4 mesi. Una sportivissima aerodinamica e leggera, con carrozzeria in fibra di vetro, questo fu il progetto Mercedes C111 del 1969-70 e le successive evoluzioni.  Il motore Wankel di allora e l'elettrico di oggi Temi che potrebbero continuare con la moderna C111 2023. Dove certamente si interromper&agrave; la continuit&agrave; &egrave; sulla soluzione di motore. I quattro rotori Wankel del '69 lasceranno il posto a un sistema elettrico. La show car sar&agrave; un manifesto di stile, come indirettamente confermato da Gorden Wagener, a postare su Instagram una serie di teaser, celebrando la C111 come "Una forma di innovazione e tradizione: una nuova era del design". O, ancora, "Un'icona ricaricata: benvenuta nel futuro. Siete pronti per la Iconic Luxury?". Alcune soluzioni di stile e di attenzione aerodinamica potrebbero anticipare quanto Mercedes (qui trovi i modelli sul mercato dell'usato)&nbsp;porter&agrave;, presto, su strada con la nuova EQA, ovvero, la berlina elettrica la cui presentazione &egrave; attesa nel 2023. Un posizionamento sul mercato che vedr&agrave; la EQA collocarsi come una sorta di CLA elettrica.             Visualizza questo post su Instagram  Un post condiviso da Mercedes-Benz (@mercedesbenz)            

La sigla del concept rimanda alla show car del 1969 e sar&agrave; un manifesto per le soluzioni di stile e aerodinamica che Mercedes potrebbe integrare sulla berlina compatta elettrica EQA 2024

Mercedes C111 Concept, indizi di stile sulla compatta elettrica

        &Egrave; proprio vero che le vetture esprimono spesso - se non sempre - il carattere di chi le pensa, disegna e poi realizza. E ci voleva proprio un designer-ragazzo come Liviu Tudoran, 33 anni da Tecuci, Romania moldava, per estrarre dal cilindro la sintesi di mille esigenze, cio&egrave; il... coniglio della nuova Ford Explorer, completamente rinnovata - proprio un&rsquo;altra vettura, compatta e filante - rispetto a quella precedente. Il primo dei nuovi Suv elettrici con i quali la Casa dell&rsquo;Ovale Blu vuole completare la sua gamma elettrificata per presentarsi sul mercato del Vecchio Continente con un appeal tutto nuovo e rinforzato. Una vettura innovativa, se non rivoluzionaria, sia negli esterni che nelle soluzioni interne (tra cui il My Private Locker e la Mega Console da 17 litri di capacit&agrave;). Rivoluzionaria eppure semplice, come lo stesso Tudoran che alla carriera di designer &egrave; arrivato in tarda et&agrave; per poi accelerare improvvisamente grazie ai tre anni passati a Torino, con una borsa di studio coperta al 50% ma finalizzata dalla laurea allo IED che gli ha spalancato la porta per uno stage dall&rsquo;icona Bertone. E al salto quantico, prima la Toyota in Giappone, poi la Mazda a Francoforte infine, da 7 anni a Colonia, epicentro dell&rsquo;emanazione europea di Ford. Ford Electric Vehicle Center a Colonia, il futuro &egrave; a batterie Tudoran spiega la nuova Ford Explorer Cosa ha ispirato il progetto del nuovo Ford Explorer? &laquo;L&rsquo;ispirazione principale &egrave; arrivata sicuramente dalle caratteristiche e dagli spunti disponibili sulle precedenti generazioni di Explorer. Strategicamente &egrave; stata presa la decisione di familiarizzare il mercato e il cliente europeo con questo nuovo pacchetto del Marchio Explorer&raquo;. Quali sono le soluzioni piu? innovative che ha introdotto nel nuovo Explorer in termini di design? &laquo;Da una parte, il paraurti anteriore della vettura, che ha anche una funzione tecnica visto che verso le estremit&agrave; sono presenti delle prese d&rsquo;aria che guidano il flusso intorno alle ruote anteriori, dall&rsquo;altra la griglia che ha consentito un design semplice, riducendo la complessit&agrave; del progetto, e infine il montante C posteriore con grafica visiva stampata dall&rsquo;interno su un vetro pulito che regala al tutto un design aerodinamico molto friendly. Che, unito ad altre ottimizzazioni sugli spigoli e gli angoli, migliora notevolmente i numeri complessivi del coefficiente aerodinamico...&raquo; Leggi l'intervista completa a Liviu Tudoran sul nuovo numero di Auto, in edicola dal 15 giugno. Clicca qui per l'edizione digitale.       

Abbiamo chiesto a Liviu Tudoran, giovane exterior designer di Ford Europa, di spiegarci com'&egrave; nato lo stile della nuova Explorer: ecco cosa ci ha detto

Ford, Tudoran: "Explorer combina tendenza europea e anima americana"

        Era l&rsquo;8 giugno 1948 quando Ferdinand Porsche, assieme al figlio Ferry, lanciava sul mercato la prima vettura sportiva del Marchio, la 356 Roadster. In occasione del 75&deg; anniversario (che verr&agrave; celebrato in diretta streaming mondiale il prossimo gioved&igrave;, con probabile presentazione della 911 ST su base GT3) ripercorriamo la storia della Casa di Zuffenhausen con i cinque modelli pi&ugrave; importanti prodotti. Porsche 356 (1948 - 1965)  Dove tutto ebbe inizio. Nel 1948 viene introdotta la Porsche 356, prima autovettura di serie Made in Zuffenhausen. Progettata da Ferdinand Porsche assieme al figlio Ferry, la 356 divenne rapidamente popolare grazie a design unico, alla leggerezza e a caratteristiche tecniche e prestazioni impressionanti (per l&rsquo;epoca). Caratterizzata da linea aerodinamica e motore disposto posteriormente, la cosiddetta "Gm&uuml;nd Roadster" era azionata da un motore boxer a 4 cilindri da 1,1 litri raffreddato ad aria di derivazione Volkswagen, con potenza aumentata fino a 35 CV. In questo modo la Roadster, che pesava meno di 600 kg, era in grado di raggiungere una velocit&agrave; massima di 135 km/h. Con lo sviluppo della 356, vennero migliorate la potenza e le prestazioni, con la variante finale, la 356C, dotata di un motore da 1,6 litri con 95 cavalli di potenza. La 356 gett&ograve; le basi per le future direzioni del design e dell'ingegneria Porsche e il suo impatto &egrave; innegabile. L'articolo continua nella prossima scheda &nbsp; 911 (1963 - in produzione)  Senza dubbio il modello pi&ugrave; iconico della gamma Porsche, la 911 &egrave; stata il "volto" del Marchio fin dalla sua introduzione nel 1963, mantenendo praticamente stessa linea e architettura (4 posti, motore boxer, trazione posteriore) nel corso della sua lunga vita e offrendo un livello di continuit&agrave; che pochi altri modelli possono vantare. Il nome della vettura ha una storia particolare: Porsche, infatti, present&ograve; la sportiva al Salone di Francoforte del 1963 con la sigla 901; la Casa fu, per&ograve;, costretta a modificare il nome a causa di Peugeot, che aveva registrato tutte le sigle di tre numeri con lo zero in mezzo. Originariamente dotata di un motore boxer a sei cilindri da 2,0 litri raffreddato ad aria, la 911 poteva contare su 130 CV di potenza. Nel&nbsp;1966, la Casa di Stoccarda fa debuttare la&nbsp;911 S da 160 CV; l'anno precedente, per&ograve;, entra nella storia una configurazione ormai celebre, la cosiddetta Targa, caratterizzata da roll bar fisso con tettuccio removibile. Non tutti sapranno, poi, che la denominazione deriva dalla vittoria del pilota&nbsp;Umberto Maglioli alla Targa Florio nel 1956 (al volante di una 550 Spyder). Nel corso degli anni, comunque, la 911 si &egrave; evoluta in modo significativo, con l'aumento delle cilindrate e il passaggio dai motori ad aria a quelli raffreddati ad acqua nel 1998, un punto controverso tra i puristi Porsche. Con la 911 Turbo, nel 1975, la 911 ha anche introdotto il concetto di auto di serie turbocompressa. I modelli 911 moderni, come la 911 GT2 RS (serie 991) da ben 700 CV&nbsp; dimostrano la significativa e costante evoluzione del modello. Oggi, la serie 992 (in foto qui sotto) &egrave; dotata di tutte le pi&ugrave; moderne tecnologie di sicurezza, oltre che di declinazioni ad altissime prestazioni come le GT3 e l'estrema GT3 RS da 525 CV.  L'articolo continua nella prossima scheda &nbsp; 959 (1986 - 1988)  La Porsche 959 &egrave; stata una celebre&nbsp;supercar degli anni '80 e un esempio dell'abilit&agrave; tecnica di Porsche. Originariamente sviluppata per le gare di rally del Gruppo B, divenne rapidamente un'icona su strada. Al momento della sua introduzione, la 959 era l'auto di serie omologata per la circolazione stradale pi&ugrave; veloce al mondo (314 km/h) ed &egrave; stata la prima vettura ad alte prestazioni a essere dotata di sofisticato sistema di trazione integrale, aprendo la strada a tutte le future auto sportive. Rivale diretta della celebre Ferrari F40 (che la batt&eacute; con i suoi 326 km/h di punta) e prodotta in soli 292 esemplari, la 959 era dotata di un motore sei cilindri boxer a doppio turbocompressore da 2,85 litri, che produceva ben 450 cavalli, e dotazioni tecniche e tecnologiche all'avanguardia come sospensioni a controllo elettronico e sensori pressione pneumatici. In seguito, la versione S (Sport) fu alleggerita, dotata di sospensioni tradizionali e ulteriormente potenziata: ben 515 CV per 340 km/h e 0-100 in 3,6 secondi (contro i 3,8 della Comfort). Nel 1984, poi, Porsche decise di partecipare alla Parigi-Dakar, sviluppando una versione rialzata della 959 (pronta nel 1986), basata sulla S ma con potenza ridotta per contenere i consumi di carburante. L'articolo continua nella prossima scheda &nbsp; Boxster (1996 - in produzione)  Introdotta nel 1996, la Boxster nacque dalla necessit&agrave; di produrre un'auto dal costo inferiore rispetto alla 911 (a quel tempo, la serie 993 non stava raggiungendo risultati soddisfacenti in termini di vendite) che mantenesse qualit&agrave; e caratteristiche distintive di Porsche. Il nome Boxster &egrave; una fusione di due parole: "Boxer", in riferimento al motore iconico della Casa, e "Roadster", per la sua configurazione spider a due posti. La entry level di Zuffenhausen, ispirata a 550 Spyder e 718, era alimentata da propulsore posteriore centrale raffreddato a liquido, un sei cilindri contrapposti da 2,48 litri, capace di erogare 204 CV sulle ruote posteriori. A seguito delle richieste dei clienti, nel 1999 &egrave; stata introdotta la Porsche Boxster S, con un motore da 3,2 litri e 252 CV. Numerose generazioni si sono succedute negli anni successivi, con aggiornamenti in termini di design e tecnica, fino ad arrivare all'ultima versione: la 718 Spyder attuale, grazie al sei cilindri boxer aspirato da 4,0 litri, &egrave; in grado di erogare ben 420 CV e 420 Nm di coppia massima.  L'articolo continua nella prossima scheda &nbsp; Cayenne (2002 - in produzione)  Nel 1989, Ferry Porsche sosteneva audacemente: &laquo;Se costruissimo una vettura fuoristrada secondo le nostre specifiche di qualit&agrave; e con la scritta Porsche davanti, sono sicuro si rivelerebbe un successo nelle vendite&raquo;. E aveva ragione: dal 2002, anno di debutto, la Cayenne divenne in breve tempo uno dei modelli Porsche pi&ugrave; amati e di maggior successo commerciale. Il Suv ha svolto un ruolo cruciale per l'azienda, contribuendo a risolvere la profonda crisi economica affrontata negli anni '90. Dopo il lancio della Boxster, la Casa scelse di sviluppare un Suv sportivo in collaborazione con Volkswagen, che stava lavorando sul progetto Touareg. Il cosiddetto "progetto Colorado" &egrave; stato rivelato nel 1998 come prototipo. La Cayenne prometteva di offrire prestazioni straordinarie, una dinamica di guida eccellente e una versatilit&agrave; senza eguali, con un'efficace trazione in tutte le condizioni. Nonostante un iniziale scetticismo da parte degli appassionati, abituati alle pure sportive prodotte da Porsche, la Cayenne &egrave; riuscita a conquistare il pubblico diventando rapidamente molto popolare, generando vendite impressionanti e permettendo alla Porsche di riemergere come leader globale. La Cayenne, pur essendo una vettura adatta alle famiglie e confortevole, ha dimostrato di essere un Suv sportivo di alta prestazione, diventando cos&igrave; il pioniere del segmento delle SUV sportive. La prima generazione era equipaggiata con motori V8 da 4,5 litri che sviluppavano 340 CV (S) e 450 CV (Turbo), raggiungendo velocit&agrave; massime di 242 e 266 km/h rispettivamente. La Cayenne si &egrave; dimostrata eccellente anche in fuoristrada grazie alla distribuzione della potenza e al riduttore di velocit&agrave;. Nel 2006, la versione Turbo S ha sorpreso con i suoi strabilianti 521 CV. La seconda generazione, introdotta nel 2010, ha visto l'introduzione di motori ibridi e plug-in, con potenza aumentata e consumi ridotti. La terza generazione della Cayenne, lanciata nel 2017, ha portato ulteriori miglioramenti in termini di efficienza, agilit&agrave; (grazie alla carrozzeria in alluminio) e tecnologia (con sistemi ADAS avanzati e connettivit&agrave;). Questa generazione ha anche visto l'addio del motore Diesel, concentrandosi sulle motorizzazioni ibride plug-in. Infine, nel 2019, &egrave; stata introdotta la versione coup&eacute;, caratterizzata da linee ancora pi&ugrave; sportive. Di seguito le foto dell'ultima generazione del Suv tedesco:        

Dalla storica 356 Roadster al primo Suv Cayenne, passando per l'iconica 911: ecco le cinque auto pi&ugrave; rilevanti della storia di Porsche

75 anni di Porsche, le cinque auto più importanti di Zuffenhausen

Nata per la strada anche se camuffata da pista. Raramente ci &egrave; capitato di vedere una vettura per il quotidiano, accessibile a tutti, eppure cos&igrave; vicina, quasi connaturata alla pista. Non &egrave; un caso che per il debutto di Cupra Tavascan, la Trib&ugrave; pi&ugrave; giovane e trendy d&rsquo;Europa abbia scelto Berlino per il suo debutto mondiale. Gi&agrave;, la vettura&nbsp; giusta al posto giusto, visto che Berlino in questo week end ventosissimo sar&agrave; teatro di uno degli appuntamenti del Mondiale di Formula E.&nbsp;    Il simbolo di una rivoluzione elettrica  Ed &egrave; stato un debutto in grande stile quello dell&rsquo;ennesima figlia della piattaforma Meb di Volkswagen. Un sogno che si realizza e diventa realt&agrave;, quello di Tavascan, a quattro anni dal concept che stup&igrave; il mondo a Francoforte 2019. Il primo Suv coup&eacute; tutto elettrico del giovane brand spagnolo, il secondo prodotto a zero emissioni dopo la Born, che in appena cinque anni dalla nascita ha raggiunto quota 300 mila vendite nel mondo.&nbsp;  Lo definiscono il primo eroe di una nuova era perch&eacute; Tavascan incarna alla perfezione la visione, quell&rsquo;inarrestabile impulso all&rsquo;innovazione di cui Cupra &egrave; testimone e protagonista. Una visione capace di generare emozioni anche da fermo in questo reveal statico, perch&egrave; riesce a trasmettere energia, dimamicit&agrave; e performance, insomma ti fa venire voglia di guidarla anche solo guardandola. Il simbolo di un elettrificazione sempre pi&ugrave; avanzata come quella che trasformer&agrave; Cupra in un brand tutto elettrificato al 2030.&nbsp;  Tavascan di fatto reinventa l&rsquo;elettrificazione, senza seguire semplicemente il cambiamento, piuttosto lo crea in maniera autonoma&nbsp; come gi&agrave; fatto con Born, con Leon ibrida plug-in anche in versione Sportstourer e in attesa di avere Terramar e Urban Rebel entro il 2025. Disegnata e sviluppata a Barcellona sara&rsquo; prodotta nello stabilimento VW di Anhui in Cina. Verra&rsquo; lanciata nel 2024 con obiettivo iniziale di vendita 70.000 pezzi.    Cupra Tavascan XE, il Suv full electric per vincere l&#39;Extreme E  Design sportivo  L&rsquo;originalit&agrave;, per non definirla diversit&agrave; trasversale della Tavascan comincia dal design, che parla proprio un&rsquo;altra lingua, decisamente atletica, sportiva, con proporzioni davvero equilibrate per quanto muscolari che la fanno assimilare a una vettura ispirata alla pista. Il frontale regala un&rsquo;identit&agrave;, una riconoscibilit&agrave; immediata con quei tre triangoli che la fanno somigliare ad un animale selvaggio. Un&rsquo;originalit&agrave; che ritroviamo anche negli interni a cominciare dalla consolle centrale e con le ventole dell&rsquo;aria praticamente invisibili. Per non parlare dei sedili decisamente sportivi. I materiali degli interni sono rifiniti con poliestere riciclato al 90% e microfilma, riciclata al 50%    Infotainment&nbsp;  La parentela derivata dall&rsquo;utilizzo della piattaforma MEB regala alla vettura tutte le tecnologie di ultima generazione tra motori, chassis, connettivit&agrave; e sicurezza che sono il pacchetto ideale per i guidatori di ultima generazione. A cominciare, appunto dal telaio DCC Sport Dynamic, fino alle sospensioni sportive e allo sterzo progressivo, che abbinate a cerchi da 21&rdquo; (ci sono anche da 19 o 20&rdquo;). Dettagli che trasformano il piacere di guida in un&rsquo;esperienza da ricordare.  Lunga 4,64 metri (larga 1,86 e alta 1,59) ha un passo abbondante di 2,76 metri: dimensioni che assicurano una guidabilit&agrave; totale, soprattutto se abbinare alle motorizzazioni previste dal Costruttore di Barcellona.  Digitalizzazione e connettivit&agrave; sono di altissimo livello per non dire il fulcro della vettura. Dispaly touch centrale da 15&rdquo;, molto personalizzabile e integrato alla nuova interfaccia evoluta e sviluppa HMI (Human Machine Interface). A completare il quadro un apparaato hi-fi di altissimo livello con i 12 speaker audio integrati a firma Sennheiser. Fine gli ADAS, anche questi di ultima generazione con la nuova versione del Connected Travel Assist, aggiornato in tempo reale dalla Cloud, che garantisce una comoda gestione della corsia di marcia e un&rsquo;utilissima funzionalit&agrave; di parcheggio avanzato, anche da remoto.    Motorizzazioni  Cupra Tavascan, sar&agrave; disponibile a 210 o 250 kW, rispettivamente 286 o 340 cv che in quest&rsquo;ultima versione - la Tavascan VZ - diventa a due motori elettrici (210 kW+80 kW) per una trazione integrale per arrivare ad un&rsquo;autonomia di 550 km grazie alla batteria da 77 kWh. La coppia &egrave; di 545 Nm dietro e 134 Nm davanti. Il motore dietro &egrave; sincrono a magneti permanenti, la trasmissione ha un&rsquo;unica velocit&agrave; coadiuvata da un differenziale e dal motore anteriore, questo asincrono, con il quale &egrave; collegato in maniera istantanea per la distribuzione della coppia. Al punto che lo 0-100 km/h lo copre in soli 5&rdquo;6. Sei le modalit&agrave; di guida previste - Range, Comfort, Performance, CUPRA, Individuale Traction  Per quanto riguarda la ricarica, la Tavascan aggiunge 100 km di autonomia in soli 7 minuti e quando la batteria scende al 10% della sua autonomia impiega&nbsp; intorno ai 30 minuti per arrivare all&rsquo;80% a una colonnina da almeno 135 kW. Ma Tavascan si ricarica si in AC che in DC. Tavascan, anima democratica, cuore racing. 

Il primo Suv coup&eacute; tutto elettrico del giovane brand spagnolo, il secondo prodotto a zero emissioni dopo la Born, &egrave; il simbolo di una elettrificazione sempre pi&ugrave; avanzata&nbsp;

Nuova Cupra Tavascan: il sogno &egrave; diventato realt&agrave;

        L'Autodromo Nazionale di Monza ha una nuova regina: la Mercedes-AMG One ha conquistato il titolo di auto stradale pi&ugrave; veloce ad aver completato un giro sulla storica pista italiana. Lo ha annunciato, con orgoglio, la stessa divisione AMG della Casa tedesca, che ha sviluppato la One sfruttando l'esperienza maturata in anni di vittorie in Formula 1. La hypercar della Stella ha scalzato dal trono un'altra tedesca che in precedenza deteneva il titolo di vettura stradale pi&ugrave; veloce a Monza, la Porsche 911 GT3 RS. Mercedes-AMG SL 63, super cabrio da 585 cavalli: la prova Mercedes da record a Monza con Engel Presentata per la prima volta sotto forma di prototipo al Salone di Francoforte del 2017, e arrivata sul mercato solo lo scorso anno, la Mercedes-AMG One &egrave; indubbiamente la vettura di produzione pi&ugrave; estrema mai realizzata dalla Casa di Stoccarda. La sua meccanica &egrave; infatti derivata direttamente da quella delle monoposto che hanno vinto ininterrottamente i Mondiali Piloti e Costruttori dal 2014 al 2020, con piloti del calibro di Lewis Hamilton e Nico Rosberg. Una ricerca estrema delle prestazioni che si &egrave; tradotta nell'eccezionale tempo di 1 minuto, 43 secondi e 902 millesimi nel giro di pista sullo storico asfalto di Monza. Un tempo che abbassa il precedente record di quasi 7 secondi: il primato precedente, siglato nel 2018, era infatti di 1'55&rdquo;30, ottenuto da un'altra supersportiva di Stoccarda, la Porsche 911 GT3 RS delle generazione 991.2. A condurre la Mercedes-AMG One in questo suo giro da record &egrave; stato Maro Engel, pilota bavarese con una lunga esperienza nel DTM e in Formula E, oltre che nelle gare endurance. Come da regolamento quando si tratta di omologare i tempi di vetture stradali, la One era equipaggiata con le stesse gomme con le quali esce dalla fabbrica, ovvero le performanti Michelin Pilot Sport Cup 2 R. AMG One: dalla F1 alla strada Cos&igrave; come le moderne monoposto di F1, la Mercedes-AMG One &egrave; equipaggiata con una power unit composta da un V6 turbo a benzina da appena 1,6 litri (capace di raggiungere gli 11mila giri al minuto), che lavora insieme a tre motori elettrici. La potenza di sistema cos&igrave; erogata &egrave; pari a 1.063 cv. Cavalli che vengono scaricati sulle quattro ruote motrici tramite la trazione integrale ibrida 4Matic+ Performance, in cui l'asse anteriore &egrave; mosso esclusivamente da due motori elettrici, mentre a quello posteriore &egrave; affidata la cavalleria del tandem endotermico+elettrico. A contribuire in maniera determinante alla performance in pista c'&egrave; un raffinato sistema di aerodinamica attiva, che include anche la funzione DRS, anche questa mutuata direttamente dalla F1, per ridurre la resistenza all'avanzamento in rettilineo. I freni sono carboceramici, con dischi 398x38 mm davanti e 380x34 mm dietro. Le prestazioni? Da 0 a 100 in 2,9 secondi, da 0 a 200 in 7 secondi e una velocit&agrave; di punta di 352 km/h. Mercedes-AMG S 63 E Performance, la super ammiraglia alla spina        

L'hypercar tedesca derivata dalla F1 ha conquistato il record di auto stradale pi&ugrave; veloce sullo storico tracciato lombardo

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