        Nell&rsquo;anno che celebra il centenario del celebre Quadrifoglio, Alfa Romeo ha annunciato il ritorno di un&rsquo;icona. La Casa di Arese &egrave;, infatti, al lavoro sulla nuova 33 Stradale. Molto probabilmente basata sulla Maserati MC20, si tratter&agrave; della punta di diamante del Biscione: prodotta in pochissimi esemplari (dovrebbero essere proprio 33) sar&agrave; dotata di tecnologie di ultima generazione e aerodinamica strettamente derivata dalle monoposto di Formula 1. In attesa del reveal ufficiale, previsto entro fine anno, ripercorriamo in questa nuova TOP 5 (+ 1) la storia del marchio italiano, con alcune delle vetture pi&ugrave; iconiche prodotte fino ad oggi. A.L.F.A. 24 HP (1910-1913)  Dove tutto ebbe inizio. Apriamo, infatti con la&nbsp;prima vettura prodotta dalla Casa, nata Anonima Lombarda Fabbrica Automobili (questo l&rsquo;acronimo di ALFA) dopo l&rsquo;acquisizione della francese Darracq da parte di alcuni imprenditori lombardi. Nel 1909 nasce, quindi, l&rsquo;autotelaio 24 HP (all&rsquo;epoca, la costruzione della carrozzeria era compito del cliente, che affidava il progetto al proprio carrozziere di fiducia), caratterizzato da robustezza, soluzioni avanzate (per l&rsquo;epoca) e ruote a raggi in legno. Il motore era un quattro cilindri in linea da 4,0 litri abbinato a trasmissione manuale a quattro marce collegato al motore tramite giunto cardanico. La potenza erogata, inizialmente di 42 CV, poi di 45 CV (1912) e di 49 CV (1914), consentiva di raggiungere e addirittura superare i 100 km/h. Caratteristica che permise alla 24 HP di ottenere grande successo in termini di vendite. La vettura partecip&ograve;, con due unit&agrave; a passo accorciato e carrozzeria Corsa, anche alla Targa Florio del 1911. L'articolo continua nella prossima scheda &nbsp; Alfa 33 Stradale (1967-1969)  Proseguiamo con la celebre Alfa Romeo 33 Stradale, coup&eacute; derivata dalla Tipo 33 da competizione e considerata una delle automobili pi&ugrave; belle di sempre. Progettata da Autodelta, disegnata da Franco Scaglione e realizzata dalla Carrozzeria Marazzi, la sinuosa sportiva fu costruita in soli 18 esemplari. Caratterizzata da linee pulite ed elementi iconici come le portiere a farfalla, con ampie vetrature che si estendono fino al tetto, la 33 Stradale era spinta dallo stesso propulsore V8 in alluminio e magnesio da 2,0 litri delle versioni da corsa , depotenziato da 270 a 230 CV (grazie alla riduzione del rapporto di compressione) per ottimizzare l&rsquo;erogazione nell&rsquo;utilizzo su strada e abbinato a trasmissione manuale a sei marce. Anche il telaio in lega leggera ad H asimmetrica era strettamente derivato dalla Sport Tipo 33, anche se la parte centrale &egrave; stata allungata di 100 millimetri per aumentare l&rsquo;abitabilit&agrave; interna. Grazie al lavoro di contenimento delle masse (anche la carrozzeria &egrave; interamente in Peraluman H35, lega di alluminio e magnesio) la 33 Stradale fermava l&rsquo;ago della bilancia a soli 690 kg. Ci&ograve; garantiva prestazioni impressionanti per l&rsquo;epoca: 0-100 km/h in 5,6 secondi (in realt&agrave;, pare che il tempo di accelerazione fosse inferiore ai 5 secondi) e 260 km/h di velocit&agrave; massima. Interessante la splendida replica realizzata lo scorso anno dalla torinese Manifattura Automobili Torino. L'articolo continua nella prossima scheda &nbsp; Alfa Romeo Montreal (1970-1977)  Nata come prototipo da esporre all&rsquo;Esposizione Universale di Montr&eacute;al del 1967, da cui prese il nome, l&rsquo;Alfa Romeo Montreal &egrave; una coup&eacute; 2+2 entrata nella storia dell&rsquo;automobilismo. Disegnata dal grande Marcello Gandini, all&rsquo;epoca dipendente della carrozzeria Bertone, la versione di serie, presentata al Salone di Ginevra del 1970, mantenne la linea futuribile del concept, aggressiva ma allo stesso tempo elegante: caratteristico il frontale, con ampia calandra e doppi fari coperti da una &ldquo;palpebra&rdquo; mobile, oltre alle prese d&rsquo;aria sovrapposte dietro le portiere anteriori. Il telaio &egrave; condiviso in gran parte con quella della Giulia, mentre la propulsione proviene da un V8 di derivazione 33 Stradale, con cilindrata aumentata da 2,0 a 2,6 litri e cambio manuale ZF a cinque marce. Ne risulta una potenza massima di 200 CV a 6.400 giri al minuto, per circa 230 km/h di punta e 7,4 secondi per lo 0-100 km/h. Prodotta in meno di 4.000 esemplari, la Montreal &egrave; una delle vetture del Biscione pi&ugrave; apprezzate e ricercate di sempre. L'articolo continua nella prossima scheda &nbsp; &nbsp; Alfa Romeo 8C Competizione (2007-2010)  Presentata in versione concept alla sessantesima edizione del Salone di Francoforte (2003), l&rsquo;elegantissima supercar si ispira alla celebre 33 Stradale. Prodotta in sole 829 unit&agrave; (500 per la versione coup&eacute; del 2007 e 329 per la Spider del 2009), la vettura segna il ritorno della trazione posteriore, soluzione tecnica abbandonata nei primi anni &rsquo;90. Progettata e sviluppata in collaborazione con Maserati e Dallara, la 8C deve il nome all&rsquo;architettura del motore V8 Ferrari F136 (Ferrari-Maserati) da 4,7 litri, montato anteriormente, abbinato a un cambio sequenziale robotizzato a 6 marce e capace di 450 CV e 470 Nm di coppia massima: valori che permettono di raggiungere oltre 290 km/h, con uno 0-100 bruciato in 4 secondi. &ldquo;8C&rdquo;, inoltre, identificava negli anni &rsquo;30 e &rsquo;40 le Alfa dotate di propulsore a otto cilindri realizzato dal noto progettista Vittorio Jano. Caratterizzata da carrozzeria e sedili in fibra di carbonio, oltre all&rsquo;aerodinamica avanzata nonostante l&rsquo;assenza di appendici o flap, la 8C pesa solo 1.585 kg. Da notare che la versione decappottabile del 2009, a causa delle modifiche per ospitare il meccanismo del tetto a scomparsa, pesa circa 100 kg in pi&ugrave;. L'articolo continua nella prossima scheda &nbsp; &nbsp; Alfa Romeo 4C (2013-2021)  Non poteva mancare la 4C, soprattutto in occasione del decimo anniversario dal lancio. Presentata come show car per la prima volta al Salone Internazionale dell'Auto di Ginevra nel 2011, la versione di produzione, rimasta molto fedele al concept, &egrave; stata svelata due anni dopo, nel 2013. Caratterizzata da soluzioni tecniche da auto da corsa, su tutte il telaio monoscocca in fibra di carbonio derivato dalle Formula 1, oltre a sedili racing e assenza di servosterzo, l&rsquo;estetica si ispira a vetture del passato come 33 Stradale, 1900 C52 &ldquo;Disco Volante&rdquo;, Scarabeo concept e, ovviamente, 8C Competizione. Iconico il frontale, con grande trilobo centrale e gruppi ottici lenticolari LED-bixeno inglobati in supporti in fibra di carbonio. La sigla 4C si riferisce al numero dei cilindri del motore posteriore centrale, un &ldquo;piccolo&rdquo; quattro cilindri 1.750 turbocompresso da 240 CV e 350 Nm abbinato a un cambio automatico a doppia frizione a sei rapporti. Grazie alla massa contenuta in meno di 900 kg a secco, le prestazioni sono da vera supercar: 0-100 km/h in 4 secondi e mezzo e oltre 250 km/h di velocit&agrave; massima. A marzo del 2014 viene presentata la versione &ldquo;a cielo aperto&rdquo; della 4C, denominata Spider. Si tratta in realt&agrave; di una vettura di tipo targa, con tettuccio removibile in tela o fibra di carbonio ed elementi migliorati rispetto alla coup&eacute;, come i fari &ldquo;carenati&rdquo; di tipo tradizionale. L'articolo continua nella prossima scheda &nbsp; Alfa Romeo Giulia e Giulia GTA  Presentata nel 2015, in occasione del 105&deg; anniversario del marchio, la nuova Giulia riprende il nome della storica vettura prodotta a partire dal 1962. L'elegante berlina sportiva di segmento D riporta in auge la caratteristica trazione posteriore dopo anni di anteriore (dalla 155 alla 159). Il modello, fortemente voluto da Sergio Marchionne, &egrave; stato sviluppato sull'inedita piattaforma Giorgio (la stessa del suv Stelvio), dotato di soluzioni estremamente raffinate come l'albero di trasmissione in carbonio. Oltre alle versioni pi&ugrave; stradali diesel e benzina, si distingue la declinazione ad alte prestazioni Quadrifoglio, dotata di propulsore 6 cilindri a V biturbo da 2,9 litri in grado di erogare ben 510 CV e 600 Nm di coppia massima: numeri che permettono alla berlina di raggiungere i 100 km/h da fermi in meno di 4 secondi e oltre 300 km/h di velocit&agrave; di punta. A marzo del 2020, per la celebrazione dei 110 anni del Biscione, sono state presentate le versioni GTA e l'estrema GTAm, acronimi di Gran Turismo Alleggerita e Gran Turismo Alleggerita modificata, caratterizzate da estetica aggressiva e prestazioni ai vertici: la potenza sale a 540 CV, per 0-100 in 3,6 secondi, grazie a soluzioni come maggiore pressione di sovralimentazione, scarico Akrapovic in titanio e pistoni di nuova concezione. Anche l'assetto, ovviamente, &egrave; stato rivisto e irrigidito per massimizzare aderenza e reattivit&agrave; in pista. Inoltre, la Giulia GTAm dimostra la vocazione corsaiola con abitacolo racing (spiccano roll bar, cinture a quattro punti e finestrini laterali in lexan) ed enorme alettone fisso posteriore per aumentare il carico verticale alle alte velocit&agrave;.       

Le Alfa Romeo che hanno fatto la storia, dalla 24 HP del 1910 alla recente Giulia GTA, senza dimenticare icone come 33 Stradale, Montreal e 8C Competizione

Top 5 Alfa Romeo, le auto più iconiche del Biscione

Avrebbe potuto chiamarsi Mosca. Una battuta per introdurre invece la Montreal, sportiva del Biscione spesso bistrattata dai collezionisti pi&ugrave; incalliti, che ha preso la denominazione della pi&ugrave; grande citt&agrave; della provincia canadese del Quebec. Perch&eacute; nel 1967, l&rsquo;Expo, che aveva come tema &ldquo;l&rsquo;uomo e il suo mondo&rdquo;, avrebbe dovuto compiersi nella capitale dell&rsquo;ex Unione Sovietica, per celebrare i cinquant&rsquo;anni della Rivoluzione d&rsquo;ottobre. E invece si decise per la citt&agrave; canadese che, dal canto suo, commemorava i cento anni della confederazione. Ma cosa c&rsquo;entra la vettura del Biscione? In quegli anni le Alfa Romeo godevano di un relativo successo nel mercato nordamericano, pertanto gli organizzatori dell&rsquo;Expo canadese decisero di invitare il Costruttore meneghino commissionando un&rsquo;automobile da esporre nel corso della kermesse.  Alfa fu l&rsquo;unica azienda automobilistica invitata e, pur con i tempi strettissimi - mancavano nove mesi all&rsquo;Expo quando ricevettero l&rsquo;invito ufficiale - si lavor&ograve; alacremente a quella che poi sarebbe diventata la Montreal. Ovviamente, con un intervallo temporale cos&igrave; ridotto si decise di andare sul sicuro, attingendo dalla produzione di serie. Pertanto si opt&ograve; per la piattaforma della serie 105 (la Giulia) e per il quattro cilindri della versione 1.6 TI. A capo della fazione tecnica c&rsquo;erano Orazio Satta Puliga e Giuseppe Busso. Mentre le formalit&agrave; stilistiche vennero affidate alla Carrozzeria Bertone, che scelse la matita di Marcello Gandini per dare forma al progetto Montreal. Il brillante designer italiano, gi&agrave; padre di un capolavoro come la Lamborghini Miura, prese ispirazione dalla vettura Lambo, rendendo unica la sportiva Alfa Romeo. Vennero cos&igrave; realizzati quattro prototipi, identificati internamente come le &ldquo;Montrealine&rdquo;, due dei quali spediti alla kermesse canadese. Il successo fu tale che l&rsquo;allora presidente di Alfa Romeo Giuseppe Luraghi, decise che l&rsquo;auto sarebbe dovuta entrare in produzione. E cos&igrave; fu.    Dalla concept car&nbsp;alla catena di montaggio&nbsp;  Passarono tre anni prima che la Montreal fosse pronta. Siamo nel 1970. Cos&igrave;, nel 2020 si celebra l&rsquo;anniversario nell&rsquo;anniversario: oltre ai 110 anni della Casa del Biscione, vanno festeggiati anche i 50 anni dell&rsquo;Alfa Romeo Montreal (nella versione di serie destinata alle vendite). In realt&agrave;, quell&rsquo;anno venne presentata al Salone dell&rsquo;Auto di Ginevra, mentre bisogner&agrave; attendere il 1972 per la commercializzazione vera e propria.    &nbsp;  Le caratteristiche della versione stradale  Rispetto alla concept che venne presentata nel 1967, l&rsquo;edizione stradale sub&igrave; delle modifiche rilevanti, sia di carattere estetico, che di carattere tecnico. Tanto che lo stesso Gandini fu pure in disaccordo con certi cambiamenti. Una riforma stilistica dettata dal fatto che il motore scelto per la Montreal non era pi&ugrave; il precedente 4 cilindri da 1,6 litri, bens&igrave; un propulsore che aveva origine dal pi&ugrave; accattivante V8 da due litri della 33 Stradale. La versione destinata per&ograve; alla nuova vettura venne &ldquo;ammorbidita&rdquo; e rivisitata per renderla pi&ugrave; fruibile ad una clientela pi&ugrave; ampia. Il frazionamento a 8 cilindri derivava da una cilindrata di 2.593 centimetri cubici. E la potenza, dagli originali 260-270 cavalli, scese a quota 200. Ci&ograve; detto il maggiore ingombro dell&rsquo;unit&agrave; Alfa ebbe delle ricadute sullo stile: venne modificata la rastrematura del parabrezza, ma soprattutto venne alzato il cofano motore. Sul quale venne posizionata una sorta di presa Naca, utile sia a contenere il volume del nuovo V8 che ad assicurare maggiore aria fresca. Equipaggiato di lubrificazione a carter secco, non aveva pi&ugrave; i carburatori (come in origine sul due litri della 33 Stradale) ma l&rsquo;iniezione meccanica della SPICA. Una soluzione tecnica resasi necessaria per l&rsquo;omologazione negli Stati Uniti, che purtroppo si rivel&ograve; uno dei maggiori difetti della Montreal. Inoltre le manovelle sull&rsquo;albero motore erano disposte a 90&deg; anzich&eacute; a 180&deg;.    I 230 Nm di coppia motrice erano scaricati lungo l&rsquo;asse posteriore grazie ad una trasmissione ZF a cinque marce (la prima era in basso). Anche il cambio non lasci&ograve; un piacevole ricordo ai pochi possessori della vettura milanese. Che, soprattutto nelle versioni da corsa, dimostrava una certa propensione alla rottura. La struttura di base della Montreal era realizzata nello stabilimento Alfa di Arese, successivamente veniva spedita alla Bertone nei pressi di Torino per l&rsquo;allestimento della carrozzeria, per poi rientrare nuovamente ad Arese per il montaggio finale. Sulla carta avrebbe dovuto essere una vera supersportiva, con una velocit&agrave; massima intorno ai 220 km/h (siamo nel 1970) e un&rsquo;accelerazione da 0 a 100 km/h in 7&rdquo;. Per&ograve; il telaio della Giulia non era all&rsquo;altezza di un V8 cos&igrave; particolare (capace di quelle performance) e pertanto la Montreal si rivel&ograve; meglio come Granturismo. Il prezzo di listino era poi piuttosto elevato per l&rsquo;epoca (5.700.00 lire) sebbene la disponibilit&agrave; di accessori fosse in linea con il segmento: si poteva arricchire con optional quali gli alzacristalli elettrici, la vernice metallizzata e il condizionatore.  Peccato per&ograve; che la crisi petrolifera del 1973 mise i bastoni fra le ruote al successo della Montreal, costruita in appena 3.925 unit&agrave; in pi&ugrave; di sette anni.   

Nata dalla matita del designer Marcello Gandini, l&#39;Alfa Romeo Montreal avrebbe dovuto essere un prototipo, ma il suo successo fu cos&igrave; grande che si decise di passarla in produzione&nbsp;

Alfa Romeo Montreal: troppo bella per essere solo un prototipo

        Nel 2020 ha compiuto 50 anni, mezzo secolo di (in)successo che per&ograve; l'hanno consegnata, a suo modo, nella storia. Alfa Romeo Montreal nacque nel 1970 in collaborazione con Bertone con l'intento di realizzare una coup&eacute; esclusiva, prestazionale e dotata di accessori al top di gamma per l'epoca. Contraddistinta per&ograve; da una meccanica complicata, tanto da farla rompere spesso, si rivel&ograve; un flop commerciale, ma un'auto ammirata dagli appassionati per le sue forme. 50 anni di Alfa Romeo Montreal: la bella che forse non ballava Apprezzata a tal punto che molti designer, in questi tempi, ne hanno immaginato una versione moderna. Come il modenese Luca Serafini e la sua Montreal Vision GT. Alla lista, si aggiungono adesso anche Yosuke Yamada e la sua Alfaromeo x Bertone Montreal 2020 concept.  SEMPLICE MA ULTRAMODERNA Yamada, designer automobilistico professionista, nel tempo libero ha immaginato la sua versione personale della Montreal, affermando di volerla "semplice, elegante e sexy". I suoi rendering sono stati pubblicati su Behance e Instagram. Alfa Romeo Tonale, sotto il vestito i FireFly Una supercar che omaggia l'originale degli anni '70 ma con linee ultramoderne: il tradizionale linguaggio stilistico Alfa Romeo interpretato nella maniera pi&ugrave; elegante possibile. In pratica, come potrebbe apparire una Montreal se fosse stata messa in produzione nel 2020. Ecco allora un frontale minimalista all'estrema potenza, dove anche la tipica calandra Alfa &egrave; soppiantata da una griglia in carbonio a forma di V. A V proprio come il cofano, che finisce per creare un parabrezza irregolare. I fari sono sottilissimi. IL POSTERIORE MOSTRA I MUSCOLI Andando in direzione posteriore, si notano le caratteristiche aerodinamiche della vettura immaginaria, esaltate dalle minigonne. I cerchi in lega a cinque razze vantano un impianto frenante targato Brembo. Dietro, oltre ai possenti parafanghi, la grande fascia contiene dei fanali in fibra di carbonio, diffusore e doppio sistema di scarico posizionato al centro. Cerchi un'auto nuova? Consulta il listino completo di Auto!       

Il designer professionista Yosuke Yamada ha immaginato la coup&eacute; degli anni '70 realizzando alcuni rendering: un omaggio allo stile originale ma con linee ultramoderne da supercar

Alfa Romeo Montreal, concept "elegante e sexy"

"Semplice, elegante e sexy": il designer professionista Yosuke Yamada ha immaginato la coupé degli anni '70 realizzando alcuni rendering: un omaggio allo stile originale ma con linee ultramoderne da supercar

Alfaromeo Montreal x Bertone 2020 concept FOTO

Quest&rsquo;anno per Alfa Romeo si festeggiano diversi importanti anniversari: il 2020 infatti non &egrave; solo il 110&deg; anniversario della fondazione della casa di Arese, ma anche il 50esimo compleanno della Alfa Romeo Montreal, grossa e affascinante gran turismo presentata al Salone di Ginevra del 1970.    Disegnata da Bertone, la Montreal deve la sua nascita - e il suo nome - al fatto che, in occasione dell&rsquo;Esposizione Universale di Montr&egrave;al del 1967, all&rsquo;Alfa Romeo venne chiesto di creare ed esporre una vettura che, con le sue forme, potesse rappresentare &ldquo;la massima aspirazione raggiungibile dall&rsquo;uomo in fatto di automobili&rdquo;. Fu cos&igrave; che, dall&rsquo;impegno congiunto di Orazio Satta Puliga e Giuseppe Busso, entrambi a capo dell&rsquo;ufficio tecnico Alfa Romeo, e dalla matita di Marcello Gandini, nacque la &ldquo;Montrealina&rdquo;, vettura prodotta in appena quattro prototipi, due dei quali spediti in Canada per l&rsquo;Expo.    La vettura, realizzata sul telaio di una Giulia Sprint GT&nbsp;con il motore 4 cilindri della Giulia 1.6 TI, era una bellissima coup&eacute;, bassa e filante che, nonostante il motore in posizione anteriore, richiamava le linee della Miura e una certa idea di spazio interstellare di fine anni &rsquo;60. Quella che tuttavia doveva rimanere una semplice operazione di design riscosse il successo della critica e le numerose richieste che pervennero ai concessionari canadesi e nordamericani spinsero Alfa Romeo ad avviare la produzione in serie della Montreal, la motorizzazione della tipo 33, il 1995cc V8 da 260 cv a 9000 giri.  Coronavirus, nuovo modello per l&#39;autocertificazione da scaricare  Le cose andarono diversamente  Il motore alla fine sar&agrave; un V8 Carter Secco di 2593cc da 230 cv a 6500 giri che non derivava dalla tipo 33 e, qui nacquero i problemi, al posto dei carburatori venne installato una sofisticata (forse troppo) iniezione meccanica della SPICA: questa si era resa necessaria per ottenere l&rsquo;omologazione negli Stati Uniti e per sopperire ad un problema di alimentazione che era venuto a galla durante alcuni test con i carburatori.  Quest&rsquo;ultima tuttavia fu il vero tallone di Achille della Montreal a causa della sua complessit&agrave; (una cosa molto complessa tende a rompersi) e della troppo difficile regolazione. Si pensi ad esempio alla leva laterale al gruppo iniezione che deve essere spostata prima della messa in moto in base alla temperatura dell&rsquo;ambiente circostante (sotto 0&deg;; tra 0&deg; e 15&deg;; oltre i 15&deg;, tutti espressi fortunatamente in Celsius).  Alfa Romeo Giulia GTA e GTAm, le caratteristiche del mito che ritorna  Estremamente complesso era anche il sistema di lubrificazione della pompa, alla quale l&rsquo;olio arrivava dal motore con un apposito circuito e un filtro autonomo; per semplificare il tutto era presente una capsula barometrica, un solenoide per regolare la benzina in avviamento, un attuatore termostatico ed un altro solenoide elettromeccanico di esclusione in rilascio. D&rsquo;obbligo quindi lo specifico avvertimento sul manuale: &ldquo;il guidatore deve curarsi di non tenere neanche leggermente premuto il pedale acceleratore durante il rilascio, si eviteranno cos&igrave; scoppiettii allo scarico che, in caso contrario, possono verificarsi&rdquo;.  Anche il telaio, pi&ugrave; idoneo ad una vettura come la Giulia che ad una sportiva purosangue come voleva essere la Montreal, mostrava presto il fianco trasformando l&rsquo;auto pi&ugrave; in una bella e comoda gran turismo che in una sportiva dura e pura. La potenza, trasferita alle ruote attraverso un cambio manuale di tipo dog-leg (con la prima in basso) a 5 rapporti, era comunque sufficiente a far correre l&rsquo;auto fino a 260 km/h raggiungendo i 100 km/h in appena 7 secondi.  Tanto desiderata e, infine, bistrattata: nonostante infatti la Montreal venne prodotta a seguito di una forte richiesta, alla fine si rivel&ograve; un insuccesso. Non bastarono le dotazioni da prima della classe (tra cui condizionatore, alzacristalli elettrici e le gloriose palpebre sui fari, con azionamento a depressione, sistema pi&ugrave; problematico che altro): il costo elevato (6 milioni di lire nel 1970) e la crisi petrolifera del 1973 misero i bastoni fra le ruote al successo del Montreal, costruita in appena 3.925 unit&agrave; in pi&ugrave; di sette anni.   

Forse era meglio il modellino disegnato da Bertone? Se lo chiedono ancora in molti. Realizzata inizialmente da una Giulia Sprint GT, alla fine venne alimentata da un motore V8 Carter Secco di 2593cc da 230 cv e da qui nacquero i problemi di alimentazione

50 anni di Alfa Romeo Montreal: la bella che forse non ballava

Prodotta dal 1970 al 1977, l&#39;Alfa Romeo Montreal era stata pensata e concepita per partecipare all&#39;esposizione universale di Montereal, quale massima espressione tecnologica e artistica nel campo dell&#39;automobile. I vertici della casa di Arese incaricarono della realizzazione i collaudatissimi&nbsp;&nbsp;Orazio Satta Puliga&nbsp;e&nbsp;Giuseppe Busso, per la creazione dell&#39;autotelaio&nbsp;&nbsp;mentre la carrozzeria fu affidata alla carrozzeria Bertone. L&#39;auto fu equipaggiata con il V8 della 33 stradale, con una cilindrata di 2,6 litri e una potenza iniziale di circa 200 cavalli. Della Montreal furono realizzati&nbsp; inizialmente 4 proptotipi, due dei quali furono poi esposti. Subito dopo l&#39;esposizione, gli autosaloni Alfa Romeo del Nord America, furono subissati di richieste, al punto da convincere i vertici della casa a mettere in produzione il prototipo e lanciarlo sul mercato nel 1972 per una cifra che sfiorava (o superava a secondo degli optional) i 6 milioni di lire. &nbsp;&nbsp;

Alfa Romeo Montereal: sul mercato a furor di popolo FOTO

        Prendere un modello icona di un&rsquo;era automobilistica vecchia di quasi 50 anni e riproporlo in versione moderna. &Egrave; quello che ha fatto Luca Serafini, designer modenese, che su Behance ha mostrato il suo progetto Alfa Romeo Montreal Vision GT.  Hypercar Alfa Romeo: ecco come l'hanno immaginata CULT DEI SEVENTIES Resistente, affidabile, antesignana della 8C Competizione, Alfa Romeo Montreal &egrave; una delle coup&eacute; pi&ugrave; famose del Marchio milanese, realizzata dal 1970 al &rsquo;77. Non ebbe grande fortuna commerciale in seguito alla crisi petrolifera di quegli anni, riuscendo comunque a raggiungere la quota di quasi 4mila esemplari prodotti. Alfa Romeo, i 10 modelli pi&ugrave; importanti: le foto UN RICORDO D&rsquo;INFANZIA Serafini ha deciso di lavorare sulla Montreal poich&eacute; la vettura rappresenta un bellissimo ricordo d&rsquo;infanzia. Il padre dell&rsquo;artista modenese infatti acquist&ograve; un esemplare della macchina nel 1986: color arancione, elegante e dinamica, Luca la vide e se ne innamor&ograve; subito. Ne apprezz&ograve; le linee, il volante, l&rsquo;odore degli interni in pelle: fu proprio in quegli istanti che nacque la sua passione per le automobili. E il suo omaggio alla Montreal &egrave; stato appunto progettato per compiere un viaggio indietro nel tempo. DAL CLASSICO AL MODERNO Alfa Romeo Montreal Vision GT s&rsquo;ispira quindi alla Montreal degli anni Settanta proponendo le linee tipiche delle supercar moderne. Lo si intuisce gi&agrave; da quel &ldquo;GT&rdquo;, e lo si vede poi dall&rsquo;aspetto della vettura disegnata da Serafini: lunga, stretta, dal profilo abbassato. Spiccano gli accenti cromati riscontrabili un po&rsquo; lungo tutto il corpo-vettura e l&rsquo;assenza dei fari anteriori, in un frontale che tuttavia presenta la tipica griglia triangolare Alfa Romeo. Spostandosi verso la parte posteriore, si notano quattro aperture orizzontali a contatto con le portiere: si tratta di un chiaro riferimento alle sei prese d&rsquo;aria che nella Montreal originale si trovavano nello stesso punto. Infine, zona posteriore, spicca il condotto NACA riproposto come nella macchina di base.       

Si tratta di un omaggio alla vettura cult degli anni Settanta realizzato dal designer modenese Luca Serafini: ecco il suo progetto