Super Sport. Due parole secche, incisive, a indicare una strada precisa, quella delle prestazioni elevate. Caratteristica peculiare di Bugatti, che in realt&agrave; di quella sigla &quot;SS&quot; non avrebbe in teoria neanche bisogno, ma tant&#39;&egrave;, il mondo delle supercar gira cos&igrave;, e noi ce lo facciamo piacere.  I pi&ugrave; giovani associano Super Sport alle recenti Veyron e Chiron, che pi&ugrave; che due auto sono due missili con carrozzerie coup&eacute;, da un numero esagerato di cavalli. Non sono per&ograve; n&eacute; le prime, n&eacute; le uniche. La sigla Super Sport ha origini antiche, con la roadster pi&ugrave; &quot;cool&quot; degli anni Trenta, la Type 55. Ma &quot;SS&quot; torner&agrave; poi molti anni dopo, a inizi anni Novanta, su quella che ancora oggi &egrave; la Bugatti pi&ugrave; conosciuta e probabilmente amata di sempre, la EB 110. Macchine diverse, epoche agli antipodi, entrambe protagoniste nella travagliata ma affascinante avventura Bugatti.  TYPE 55: 180 KM/H DI VELOCIT&Agrave; NEGLI ANNI &#39;30    La Type 55 &egrave; l&#39;unica Super Sport dell&#39;era pionieristica di Bugatti, quella presieduta dal fondatorer Ettore. Granturismo capace di esaltare i canoni di comfort di un&#39;automobile, ridefinendo la categoria grazie alle sue qualit&agrave;. Viene presentata nella cornice che pi&ugrave; le si addice, Parigi, nel 1931. Pubblico e stampa specializzata sono entusiasti da subito. Ne lodano l&#39;aspetto, l&#39;accelerazione, l&#39;agilit&agrave;, la tenuta di strada. Una macchina che nel 1931 arrivava a 180 km/h di velocit&agrave; massima era merce rarissima. Bugatti ci riusc&igrave; con un 8 cilindri sovralimentato da 2.3 litri da 180 cv a 5.000 giri/min. All&#39;epoca, erano cifre mai sentite prima.  Ne furono costruiti solamente 38 esemplari, ognuno caratterizzato dalla linea elegantissima, sviluppata da Jean Bugatti, figlio di Ettore, realizzata grazie a un&#39;altezza da terra ridotta e l&#39;assenza delle portiere, che ne risaltavano le forme, slanciando la roadster. L&#39;ultimo modello viene commercializzato nel 1935.  EB 110: LA BUGATTI PI&Ugrave; AMATA  Chi seguiva il mondo dell&#39;automobilismo a fine anni &#39;80-inizi &#39;90 l&#39;ha scoperta in quegli anni, i pi&ugrave; giovani devono ringraziare YouTube e i numerosi video con essa protagonista per essere riusciti ad apprezzarla. Bugatti EB 110 &egrave; stata (&egrave;) qualcosa di pi&ugrave; di una semplice supercar.  Costruita a Campogalliano negli anni della gestione italiana, in origine doveva essere realizzata con telaio in alluminio, salvo poi optare per la fibra di carbonio, che la allegger&igrave; ulteriormente. In tal modo, la EB 110 divenne la prima auto di produzione con carrozzeria parzialmente in fibra di carbonio. Nello specifico, la monoscocca in carbonio puro pesava solo 125 kg, accompagnata alle parti in alluminio, con ruote fuse in magnesio e viti in titanio.  PRESTAZIONI DA...SCHUMACHER  A spingere la versione SS, commercializzata dal 1993 al 1995, un V12 con quattro turbocompressori da 610 cv, trazione integrale e cambio manuale a sei velocit&agrave; con differenziale a slittamento limitato. A testarla, il collaudatore emiliano Loris Bicocchi, che nel corso degli anni ne ha esaltato la guida, la stabilit&agrave;, il comportamento dello sterzo. Un&#39;auto che ha anche battuto qualche record di velocit&agrave;: 351 km/h a Nard&ograve;, 296 km/h sul ghiaccio, 342,7 km/h con alimentazione a metano e accelerazione da 0 a 100 km/h in 3,26 secondi. Cifre a cui non seppe resistere neanche Michael Schumacher: l&#39;ex pilota Ferrari scelse infatti di acquistarne un esemplare colorato in giallo: le foto della consegna, avvenuta direttamente in sede Bugatti, con Schumi fuori e dentro l&#39;abitacolo diventarono iconiche.   

<p>L&#39;acronimo SS, che caratterizza le moderne Chiron e Veyron, ha origini che partono dagli anni &#39;30 e arrivano fino alla supercar cult dei primi anni &#39;90: ecco la loro storia</p> 

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Bugatti Type 55 e EB 110, le Super Sport di Molsheim