Consiglio europeo, il tema auto centrale nel confronto Meloni e von der Leyen 

Nel colloquio tra la premier e la presidente della Commissione, il sostegno all'industria auto e la riduzione dei costi dell'energia tra le priorità avanzate
Consiglio europeo, il tema auto centrale nel confronto Meloni e von der Leyen 

Fabiano PolimeniFabiano Polimeni

Pubblicato il 23 ottobre 2025, 13:18

La riunione del Consiglio europeo a Bruxelles è un’altra occasione per registrare i desiderata degli Stati membri sul tema della transizione energetica nell’Unione e, in particolare, il riesame degli obiettivi al 2035 fissati nel piano Fit for 55.

Prima dell’incontro tra i 27 capi di governo con la presidente della Commissione, la premier Meloni ha incontrato Ursula von der Leyen e, come rende noto Palazzo Chigi, al centro del colloquio informale vi sono state le "priorità italiane in vista del Consiglio europeo, a partire da competitività, transizione climatica e semplificazione.

Il Presidente Meloni ha inoltre ribadito la necessità di urgenti provvedimenti a sostegno del settore automobilistico e delle industrie ad alto consumo energetico, in particolare sul fronte della riduzione dei prezzi dell’elettricità”.

La visione della Commissione sul 2026

Introducendo il lavoro della Commissione verso il 2026, von der Leyen ha toccato alcuni dei punti oggetto del confronto con Meloni davanti al Parlamento riunito in sessione plenaria, il 21 ottobre. “L'intero programma di lavoro della Commissione per il prossimo anno sarà incentrato sul momento di indipendenza dell'Europa. Esso attua gli orientamenti politici che avete votato, aggiornati alle nuove realtà odierne.

(…) Dobbiamo raddoppiare gli sforzi per ridurre le nostre dipendenze. Proprio la settimana scorsa, l'associazione delle nostre industrie aerospaziali e della difesa ha lanciato un severo monito. Una nuova ondata di controlli sulle esportazioni cinesi potrebbe interrompere la produzione e aumentare i costi. Prendo molto sul serio questo avvertimento. Da un lato, quindi, dobbiamo continuare a diversificare le nostre catene di approvvigionamento, e lo faremo, con nuovi accordi commerciali e nuove partnership. Dall'altro, daremo nuova importanza al riciclo delle materie prime provenienti da scarti o altri materiali con la nostra legge sull'economia circolare.

(…) Il terzo punto riguarda l'accessibilità economica. Come può l'Europa essere competitiva se chi lavora a tempo pieno non riesce a guadagnarsi da vivere? Se non può permettersi di vivere dove ci sono buoni posti di lavoro perché non trova un alloggio? O se i ricavi delle imprese sono erosi da prezzi energetici insostenibili? L'accessibilità economica è uno dei temi principali del programma di lavoro della Commissione per il 2026. Con il nostro lavoro sull'energia accessibile, il piano per alloggi accessibili, l'iniziativa per piccole auto elettriche accessibili, ma anche, cosa più importante, la legge sui lavori di qualità e il pacchetto sulle competenze e la mobilità equa dei lavoratori. In tutti i settori, il mio punto di vista è lo stesso: la nostra economia deve funzionare sia per le persone che per le imprese”.

I nodi da sciogliere sull'auto dopo il 2035

Stringendo il campo intorno al settore auto, Stati membri, Commissione, case automobilistiche, aziende della componentistica e portatori d’interessi sul green dovranno trovare una quadra per rivedere i piani verso il 2035. Ma cosa c’è sul tavolo, quali i temi che dovranno entro fine anno trovare una concreta attuazione?

 

 

Il primo è il concetto di “neutralità tecnologica”, posizione con la quale si indica un’apertura ad altre tipologie di motorizzazione che non sia il solo elettrico per la transizione verso le emissioni zero. Inevitabilmente, è l'idea stessa di emissioni zero che dovrà essere ridefinita. Emissioni allo scarico? Emissioni lungo il ciclo vitale del veicolo? 

Ammettere la vendita dopo il 2035 anche di auto ibride, ad esempio. Senza tralasciare il tema dei carburanti “sostenibili”, le cui emissioni di CO2 sono molto inferiori ai combustibili di origine fossile o con un bilancio netto pari a zero. Questo’ultimo caso interessa gli e-fuels, già oggetto di una forma di esenzione riconosciuta dalla prima Commissione von der Leyen. Il punto in discussione è attribuire il medesimo riconoscimento ai biocarburanti, ottenuti da processi di idrogenazione di scarti vegetali e alimentari. Si tratta di benzine in grado di ridurre tra il 65% e il 90% - cifre variabili a seconda dei committenti degli studi in esame - le emissioni di CO2.

Le posizioni degli Stati membri non sono tutte perfettamente allineate, essendoci voci contrarie a un passo indietro sul percorso della transizione verso le emissioni zero. Germania e Italia, invece, fanno parte di un blocco di Paesi che chiede maggiore realismo e la presa d’atto di obiettivi irraggiungibili nel 2035 per come sono stati delineati dal Fit for 55.

Gli obiettivi sull'auto e, soprattutto, veicoli commerciali

Poi vi sono le istanze dei costruttori, che vorrebbero maggiore flessibilità sugli obiettivi di riduzione della CO2, al 2030 e al 2035. Soprattutto in materia di veicoli commerciali. L’idea di piccole auto da città, economiche, dai bassi consumi, alle quali riconoscere dei super-crediti CO2 è transitata tra le ipotesi di una revisione dell’impianto di taglio delle emissioni. L’idea, tuttavia, di e-car avanzata dalla Commissione è di piccole auto, incentivate ma pur sempre elettriche.

All’Europa il compito di produrre scelte politiche in grado di riequilibrare l’eccesso di ottimismo verso una mobilità a zero emissioni e sostenere un’industria europea dell’auto in grande crisi, schiacciata com’è tra la concorrenza cinese, la debole domanda dei clienti finali, gli obblighi normativi imposti e le pressioni dei dazi USA.

 

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