Una concept-coupé avveniristica, che già nel 1985 mostrava soluzioni avanzate che anticipavano il futuro
23.02.2021 ( Aggiornata il 23.02.2021 09:16 )
Appena due anni prima - era il 1983 - la concept MX-02 faceva già sfoggio di un insolito virtuosismo progettuale, con soluzioni avanguardiste come le ruote posteriori sterzanti e l’head-up display sul parabrezza. Ma fu la successiva MX-03, svelata al Tokyo Motor Show del 1985, a destabilizzare pericolosamente gli equilibri dell’immaginabile, proiettando gli appassionati in un universo tecnologico e prestazionale dai contorni inediti. Erano gli anni di Kitt, Michael Knight e di Supercar, e sognare il domani, anche a quattro ruote, era il desiderio di tutti.
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La MX-03 era una concept car (nata per rimanere tale) dall’aspetto radicale e dall’inequivocabile allure, che inneggiava alle performance e al più sfrenato futurismo. Non fantascienza - sebbene la cloche nell’abitacolo facesse pensare più ad un incrociatore stellare che a un’auto - ma un anticipo di soluzioni che da lì a poco avrebbero trovato sfogo anche nella produzione di serie.
Nel 1985, quando fu presentata, vantava un pacchetto tecnologico fuori dal comune. Una coupé prestazionale con un triplo rotore da 315 CV e aerodinamica evoluta
Guarda la galleryQuel che caratterizzava questa concept era una sportività anticonvenzionale (ma d’altronde, da una Mazda non ti aspetti niente di diverso) alimentata da un motore di 1962 cc, a triplo rotore da 315 CV. Una coupé a quattro posti, dal muso lunghissimo e dal corpo ribassato, che poteva vantare un Cx aerodinamico pari a solo 0,25 (allo scopo, fu immolato persino uno dei due specchietti laterali). Ma soprattutto, un pacchetto tecnologico fatto di display digitali, head-up display, trazione integrale con meccanismo di ripartizione della coppia a controllo elettronico (regolabile tramite un pulsante installato all'interno dell'abitacolo), quattro ruote sterzanti per migliorare la stabilità in curva, e una trasmissione automatica a quattro rapporti.
Un missile pronto al decollo, grazie ad una velocità (dichiarata dalla Casa di Hiroshima) che poteva sfiorare i 300 Km/h (poco più di 290), e a uno scatto da 0 a 96 Km/h in meno di 5 secondi.
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