Lamborghini elettrica? Se ne parla nel Terzo Millennio

IMOLA - La presentazione della concept Terzo Millennio ha (comprensibilmente) solleticato le fantasie degli appassionati del marchio di Sant’Agata Bolognese. Perché in un mondo automotive sempre più rivolto verso la propulsione elettrica anche le Case più blasonate stanno sviluppando progetti a zero emissioni. A partire da Porsche, casa parente di Lamborghini all’interno della grande famiglia Volkswagen. Lecito dunque ipotizzare la fattibilità una gran turismo Lambo magari sviluppata sul pianale della Mission E attesa del 2019. Altrettanto lecito ricevere un cortese “no” dall’ing. Maurizio Reggiani, direttore ricerca e sviluppo Lamborghini durante le World Finals di Imola.

Il motivo è semplice: è troppo presto. Parafrasando le parole di Reggiani è corretto affermare che Lamborghini non può permettersi di sviluppare una sportiva elettrica che non rispecchi il livello delle vetture già in vendita e la storia del marchio. Ossia l’eccellenza. Una supercar, sia che si scelga Lambo, Porsche, Ferrari o McLaren deve garantire determinati standard prestazionali a una clientela sempre più esigente. Velocità massima prossima ai 350 km/h, scatto 0-100 paragonabile a quello di una GT3: numeri in grado di attirare clienti e amplificare le potenzialità dell’azienda. Con le tecnologie disponibili attualmente non sarebbe possibile: la velocità di punta potrebbe essere di 270 o 280 km/h, l’autonomia relativamente limitata, i tempi di ricarica non ancora paragonabili a quelli di un classico rifornimento, il peso ragguardevole (a causa delle batterie) se comparato a supercar calibrate al milligrammo. E a Lamborghini non interessa, ma soprattutto non servirebbe, appiccicare un Toro su un’auto che non sia in grado di rappresentare al meglio il pedigree del marchio. 

Il nome scelto per la concept progettata in sinergia con il Massachussets Insitute of Technology, Terzo Millennio è dunque appropriato. Si tratta di una visione, di un’ambizione di ciò che potrà essere nel futuro non prossimo. Quando la tecnologia, partorita dal “Dinca Research Lab” e dal “Mechanosynthesis Group” del MIT, potrà generare un’architettura e prestazioni degne di un marchio che ha (non poco) contribuito all’idea stessa di supercar.