Un’impresa di Lancia

Un’impresa di Lancia

di Redazione

22.09.2009 ( Aggiornata il 22.09.2009 15:28 )

Il celebre scudetto Lancia non compare in nessuna parte della carrozzeria, ma l’inconfondibile calandra, ripresa dalla Aurelia B24, è molto più significativa di qualsiasi marchio. Questa è senza tema di smentite una vera coupé Lancia, che ripropone alcune soluzioni del passato, come appunto la calandra e le forme arrotondate del frontale e della coda, unite ad elementi della produzione torinese attuale, come i gruppi ottici e il portatarga posteriori, ripresi dalla Thesis.
Il risultato sotto l’aspetto estetico è coinvolgente: è quella sportiva che molti “lancisti” stanno sognando da anni, ma che “nessuno” ha mai voluto riproporre. C’è però chi i sogni riesce a trasformarli in realtà ed ha realizzato quella coupé che a Torino i vertici Lancia non hanno più avuto il coraggio di produrre, dopo il “fallimento” della K Coupé, uccisa da una linea mortificante per le tradizioni stilistiche della Casa.
Il protagonista di questa impresa è Stefano Possati, uno dei maggiori industriali bolognesi, a capo di un’azienda leader mondiale nel campo delle macchine elettroniche di precisione a controllo numerico. Al contrario di quanto fanno solitamente i facoltosi appassionati di auto fuoriserie non si è però rivolto a un designer di grido o a un grande carrozziere per esaudire questo sogno: è bastata la sua fantasia, unita alle buone doti di stilista e alla capacità organizzativa tipica di un manager, per realizzare la “B32”, erede, anche nel nome, dell’indimenticabile Lancia Aurelia B20. Per ottenere questo risultato ha avuto naturalmente bisogno della collaborazione di due “artisti” della carrozzeria, come Marco Baldi, della ProtAuto di Sorbara, specialista nel modellare l’alluminio, e il bolognese Tiziano Serattini, che come tecnico e carrozziere, specie nel campo delle auto d’epoca, ha pochi uguali.

Il mix è completato da una meccanica degna delle migliori Lancia del passato, quella della BMW Z3M, con motore 6 cilindri di 3.2 litri (da qui il nome della coupé) da 325 cv. L’assetto è stato reso più sportivo, montando fra l’altro i cerchi da 18” e allargando la carreggiata posteriore, per migliorare le reazioni del retrotreno. Questa infatti, anche se costruita artigianalmente, è una coupé che non ha perso nulla della Z3M in quanto a maneggevolezza, confort, tenuta di strada e prestazioni.
Si guida come un “giocattolo”, pur sempre capace di toccare i 250 all’ora: il posto guida è stato migliorato rispetto al modello originario montando i sedili Recaro, rivestiti nella stessa pelle della Ferrari 360. È stata accorciata la corsa della leva del cambio manuale ed è stata cambiata la strumentazione. L’abitabilità è rimasta sostanzialmente invariata rispetto alla Z3, anche perché parabrezza, portiere e cellula di sicurezza sono gli stessi della coupé BMW. Proprio da ciò deriva l’unico limite stilistico della B32, che nella zona del padiglione appare meno slanciata rispetto alle linee sinuose del frontale e della coda. Del resto si è dovuto seguire una precisa logica costruttiva, rinunciando fra l’altro all’apertura del portellone e montando i fari anteriori della Mini, per contenere i tempi (ma sono trascorsi 2 anni dal primo tratto di matita all’omologazione come esemplare unico) e i costi di costruzione, che peraltro sono stati ben inferiori a quelli di una “normale” Ferrari.

CHI È STEFANO POSSATI
Da quasi vent’anni è alla guida di una delle principali aziende mondiali nel campo degli strumenti elettronici di precisione e delle macchine automatiche a controllo numerico, solo per citare alcuni dei numerosi settori in cui è impegnata l’industria di famiglia, la cui sede storica si trova alle porte di Bologna.
Nonostante la continua espansione internazionale della Società l’abbia tenuto a lungo lontano dal capoluogo emiliano, in questi anni Stefano Possati è riuscito a trovare il tempo per coltivare quella che è la sua vera passione, il mondo dei motori, mettendo così anche a frutto gli studi in ingegneria meccanica. Non si è infatti accontentato di acquistare e guidare auto e moto sportive, come solitamente fa chi ha questa passione e la possibilità di soddisfare i suoi desideri, ma è intervenuto direttamente nel restauro e nella messa a punto dei gioielli d’epoca che ha acquistato, guidando il lavoro di alcuni dei più abili specialisti emiliani nel campo della carrozzeria e della meccanica.
Nella sua collezione figurano così Mercedes 300 SL Roadster del 1957, Cobra Shelby 289 del ’64 e Jaguar HK 120 del ’49. Ma ancora più ampia è la “scuderia” motociclistica,della quale fanno parte affascinanti modelli riportati alle condizioni “di fabbrica”, se non meglio. Proprio con le moto è iniziata la voglia di andare oltre il semplice restauro, di creare qualcosa di diverso, sognato e desiderato, ma che nessuno fino a quel momento aveva realizzato.
Dopo un paio di prototipi motociclistici, rielaborati integralmente nella carrozzeria e nella meccanica, è nata così la “Lancia” sportiva che purtroppo nessuno a Torino ha più avuto il coraggio di costruire e che forse non resterà l’unica “invenzione” automobilistica di Stefano Possati.

di Mario Simoni_Fotografie Fuggiano (Oliver)


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